Politica

L'imposta di circolazione va in aula a fine giugno

Il rapporto sull’iniziativa dei popolari democratici è stato firmato da Lega, UDC e PPD - Il fronte rossoverde resta scettico, mentre il PLR attende dei chiarimenti dal Consiglio di Stato - Dadò: «La Legge parla chiaro, il Gran Consiglio deve esprimersi entro 18 mesi dalla pubblicazione»
©Fiorenzo Maffi
Paolo Gianinazzi
24.05.2022 18:21

Lo spinoso tema dell’imposta di circolazione giungerà sui banchi del Gran Consiglio già prima della pausa estiva, ossia nella sessione di fine giugno. In Commissione gestione e finanze è infatti stata data un’ulteriore accelerata al dossier e una minoranza della commissione (formata da tre gruppi parlamentari: PPD, Lega e UDC) ha deciso di firmare anzitempo il rapporto del popolare democratico Fiorenzo Dadò e del leghista Daniele Caverzasio relativo all’iniziativa popolare «Per un’imposta di circolazione più giusta» lanciata nel 2017 dal PPD.

L’iniziativa, in sintesi, propone due importanti novità: un nuovo calcolo dell’imposta (che oltre a una tassa base prevede un’unica componente variabile in base alle emissioni di CO2) e un tetto massimo di 80 milioni per l’incasso delle imposte di circolazione. In sostanza, quindi, verrebbe rafforzato il principio «chi più inquina, più paga» e l’imposta verrebbe in parte ‘plafonata’ con un risparmio di circa 30 milioni per i cittadini.

Questione di numeri
Ora, come detto il rapporto è stato firmato solo da una minoranza della Commissione, più precisamente da 8 commissari su 17. A conti fatti, dunque, PPD, Lega e UDC avranno bisogno dell’aiuto di alcuni deputati di altre forze politiche per raggiungere la maggioranza in Parlamento.

Tuttavia, per il presidente popolare democratico Fiorenzo Dadò era giunto il momento di portare la proposta in aula: «La Legge sull’esercizio dei diritti politici parla chiaro: il Gran Consiglio deve pronunciarsi entro diciotto mesi dalla pubblicazione nel Foglio ufficiale del risultato della domanda di iniziativa. Diciotto mesi che sono ormai passati da un po’...». Inoltre, ricorda Dadò, «già un anno fa avevamo detto che entro giugno 2022 volevamo portare l’iniziativa in aula. Non è mai arrivato un progetto di rapporto, e quindi con la Lega abbiamo fatto la nostra proposta, che sostanzialmente va a evadere l’iniziativa del 2017».

Gli aspetti problematici
Come riferito nelle scorse settimane, da parte di PS e Verdi sono state sollevate critiche nei confronti della proposta. Critiche che permangono. In particolare, i socialisti non vedono di buon occhio il fatto che, con il nuovo sistema di calcolo che tiene conto unicamente delle emissioni di CO2, si vada a penalizzare coloro che non possono permettersi un’auto elettrica e, ad esempio, chi possiede una Fiat Panda pagherebbe di più di chi possiede una Tesla. Inoltre, a preoccupare i socialisti ci sono pure i mancati introiti per lo Stato per circa 30 milioni. «Come PS abbiamo presentato una proposta per introdurre un correttivo sociale al sistema di calcolo (tenendo in considerazione anche la potenza del veicolo), ma non c’è stata nessuna apertura su questo fronte», ci ha spiegato la deputata Anna Biscossa. E quindi, «così com’è, la proposta non sarà sostenuta dal PS». E scettici restano anche i Verdi. «Introdurre un tetto massimo per gli incassi è un controsenso», ha ribadito la deputata Samantha Bourgoin. «Significa che più veicoli vengono immatricolati, meno imposte vengono pagate sulla singola vettura». Ovvero: non c’è nessun disincentivo a immatricolare sempre più vetture. Per il momento, dunque, i Verdi hanno deciso di tenersi aperte più strade per intervenire con dei correttivi sulla proposta.

In attesa
Dal canto loro, i liberali radicali attendono alcuni chiarimenti prima di esprimersi sulla proposta. «Secondo noi la riduzione della tassa è giustificata e opportuna. Tuttavia, la formula di calcolo proposta nel rapporto, limitata alle emissioni di CO2, non è molto virtuosa», spiega la capogruppo Alessandra Gianella. Il PLR sta quindi «valutando alcune formule alternative» e resta pure in attesa di alcuni chiarimenti chiesti al Consiglio di Stato, in particolare riguardo agli aspetti finanziari della proposta:«Lunedì il Governo ha confermato che risponderà a breve alle domande. Ci sembra opportuno prima leggere le risposte dell’Esecutivo, e poi eventualmente valutare se proporre o meno un altro rapporto oppure un’altra formula di calcolo». Il termine per eventuali proposte alternative è fissato al 7 giugno. Se ne saprà di più, dunque, la prossima settimana.