Processo

L'operazione «Quindici» ferma la banda irachena

Alla sbarra tre cittadini iracheni che, in pochi mesi, hanno trasportato più di duecento clandestini dal Nord Italia alla Germania – Le forze dell’ordine, grazie anche alle intercettazioni ambientali e ai tracciamenti con il GPS, hanno stroncato l’organizzazione criminale internazionale
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Stefano Lippmann
29.03.2023 20:00

Più di ottanta viaggi per un totale di oltre 240 persone trasportate. Il tutto tra luglio e settembre dello scorso anno. Letta così, potrebbe trattarsi di una normale attività. Se non fosse che le persone trasportate sono clandestini che volevano varcare illegalmente i confini elvetici. Ed è per questo motivo che le tre persone attive sulla tratta che conduceva dal nord Italia alla Svizzera interna – con tappa intermedia nel Luganese – sono comparse oggi davanti alla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta.

Alla sbarra i passatori, ovvero tre cittadini iracheni accusati a vario titolo di usura aggravata; incitazione all’entrata, alla partenza o al soggiorno illegale; tentato riciclaggio di denaro e truffa. Un processo, quello iniziato oggi mattina, che sin dalle prime battute non ha lesinato colpi di scena. Su tutti quello che ha portato il presidente della Corte a sospendere il dibattimento affinché un detenuto – in carcere per la medesima fattispecie – fosse condotto in aula per avere un confronto con uno degli imputati.

Dall’atto d’accusa, al netto di quanto avvenuto in aula, è merso che a monte dei passaggi illegali c’è una ben oliata organizzazione criminale internazionale e i tre imputati – due 46.enni difesi dagli avvocati Yasar Ravi rispettivamente Andrea Cantaluppi e un 39.enne assistito da Davide Ceroni (tutti del Kurdistan iracheno) – si sono occupati della tratta svizzera. Spettava a loro, infatti, prelevare i clandestini da Varese per condurli dapprima a Paradiso – nell’appartamento preso in affitto da uno degli imputati – e poi dal Luganese in direzione della Germania. Come detto, soltanto per la tratta da Varese a Paradiso, l’accusa – sostenuta dalla procuratrice Chiara Buzzi – ha ricostruito 82 viaggi e oltre 240 clandestini trasportati.

Un traffico internazionale

È durante la requisitoria della procuratrice che sono emersi i dettagli dell’operazione di polizia che ha portato a scoperchiare un vasto traffico di migranti, tutti provenienti dal Kurdistan iracheno. Operazione denominata «Quindici». Un’inchiesta che è partita grazie a una segnalazione da parte delle Guardie di Confine, la quale aveva notato dei movimenti sospetti: tra i quali i continui passaggi in dogana – anche più di una volta al giorno – della medesima auto. Un sospetto che, grazie al tracciamento dei movimenti e alle intercettazioni ambientali (con relative traduzioni dal curdo) si è presto trasformato in realtà: gli inquirenti sono infatti riusciti ad identificare le persone che erano dedite a gestire la «tratta Svizzera» del passaggio di clandestini provenienti dall’Iraq. «Dalla prima segnalazione – ha spiegato in aula la procuratrice pubblica – si è arrivati all’arresto di 9 persone». Oltre a questi fermi è stato pure possibile aprire «procedimenti penali contro altri 7 passatori o autisti». Insomma, il lavoro delle forze dell’ordine – ha ricordato – ha permesso di «smantellare un’importante organizzazione criminale che operava tra la Svizzera e la Germania». Di più: lo scorso febbraio è stato arrestata anche la persona che viene ritenuta essere il «capotratta» europeo, ovvero dall’Italia alla Germania.

Senza attenuanti

I tre comparsi alla sbarra facevano dunque parte di un’organizzazione criminale internazionale e, stando a quanto ricostruito nell’inchiesta, percepivano (o erano stati promessi loro) almeno 150 franchi per ogni clandestino trasportato. Una vera e propria – comunque illegale – professione. Per questo motivo, durante la requisitoria, la procuratrice pubblica Chiara Buzzi ha chiesto una pena di 3 anni e 9 mesi e 3 anni e 3 mesi per i due 46.enni – ovvero coloro i quali hanno avuto un ruolo più determinante – e 20 mesi sospesi per il 36.enne il quale ha preso parte a una decina di viaggi (nella tratta da Paradiso alla Germania). Per tutti è stata chiesta l’espulsione dal territorio elvetico. Domani la parola passerà alle rispettive difese.