Lugano in the Cage: l’ottava edizione raccontata dal suo «papà», Maurizio Niceta

Un ring che si trasforma in gabbia, 24 anni di storia e adrenalina. Maurizio Niceta, il fondatore di «Lugano in the Cage», svela i retroscena di un evento iconico che ha fatto la storia degli sport di combattimento. Da McGregor alla crescente popolarità, fino ai sogni di espansione: ecco che cosa ci riserva l'edizione di quest'anno, in programma domani al Padiglione Conza con inizio alle 16.
Maurizio, l’evento è maggiorenne da tempo: come è nato e quale modifiche sono state fatte nel corso degli anni?
«Come detto, organizzo l’evento da 24 anni. All’inizio usavamo il ring, poi, con l’esplosione della MMA, le arti marziali miste, siamo passati alla gabbia. Ho aperto la mia prima palestra tanti anni fa con Andrea Ferraro e Ruby Belge: a Lugano non esistevano palestre di sport da combattimento, siamo stati i primi. Avevamo tanti fighter che volevano mettersi alla prova e anche la voglia di smettere di subire "furbate" all’estero: o vincevi per KO o la sconfitta era cosa certa. Abbiamo deciso di organizzare un nostro evento per ovviare a questo problema, così a suo tempo è nata la Notte dei Gladiatori. Dopodiché, ho deciso di proseguire quest’avventura in solitaria con l’evento Fight or Nothing, diventato in seguito Lugano in the Cage, un nome con cui mi sono voluto legare maggiormente alla città».
La MMA, acronimo di arti marziali miste, vede in McGregor uno dei suoi capifila: ha davvero cambiato tutto?
«Chi lo nega è disonesto. McGregor è stato un genio del marketing e del trash talking, a volte anche troppo… Ma ha sdoganato l’MMA nel mondo. Ha portato soldi, pubblico e attenzione. Poi, magari, la sua vita è un po’ deragliata con tutto quel successo, ma sportivamente parlando è stato rivoluzionario. Sono stato poche settimane fa a Roma a un evento in cui presenziava anche l’irlandese e l’ho visto in forma. Ci sarà un evento del campionato UFC, la Champions League delle arti marziali, che si terrà alla Casa Bianca per festeggiare il 250.mo anniversario dell'indipendenza degli Stati Uniti e sono sicuro che farà un match importantissimo».
Torniamo a Lugano, quanti incontri ci saranno il 6 dicembre?
«Per il momento abbiamo 27 match. Non li faremo tutti in serata: l’anno scorso contavamo su qualche KO e invece le sfide sono state tutte combattute, con il programma conclusosi a tarda notte. Per questo motivo, sabato, abbiamo deciso di iniziare già dalle 16 alle 18.30, poi vi sarà una breve pausa e dalle 19 inizieremo con la main card, gli eventi di maggior rilievo, tra cui figurano anche otto professionisti. Coinvolgiamo 7 scuole del Ticino, 19 atleti ticinesi – forse 2 o 3 in più – e provo sempre ad abbinare tutti, anche se non è facile. Oggi i giovani vogliono sapere tutto dell’avversario, una volta partivi in auto e spesso non sapevi neppure il nome di chi avresti affrontato, al massimo se era mancino o destro».
Lugano in the Cage e il Conza hanno sempre viaggiato insieme?
«No, negli anni ho cambiato quando potevo: una volta ho organizzato l'evento alla Gerra, poi al Palamondo di Cadempino. Il problema è che mancano palazzetti con tribune. In questo senso, aspetto con ansia il nuovo palazzetto dello sport: magari per Lugano in the Cage 10, tra due anni, sarà pronto. Quest’anno, comunque, avremo grosse novità audio-video. Il Conza è impegnativo: tutto quello che vedrete all’interno è stato portato da noi: gabbia, spogliatoi, posti per il pubblico. Un lavoraccio, ma ne è valsa la pena».
Che pubblico vi aspettate?
«L’anno scorso tra pubblico, arbitri e atleti credo fossimo 800-900 persone. Se anche facessi una persona in più, beh, sarei felice. Ma anche se ne facessi una in meno sarei pure contento: l’importante è il livello tecnico e, soprattutto, che nessuno si faccia male. Voglio che chi viene, anche se non è un fan delle arti marziali, dica: ogni dicembre vado a vedere Lugano in the Cage, perché c’è sempre qualcosa di nuovo».
A proposito di pubblico, qual è il sogno di Niceta in termini di espansione?
«Lo streaming mondiale. Il mio sogno è portare l’evento in America, Giappone, Corea… Se vendessi un solo biglietto di streaming sarei felicissimo: significherebbe portare un pezzo di Lugano nel mondo. Va detto anche che a livello di riprese video siamo già ad alto livello».
Atleti pro e palestre ticinesi
Quest’anno due professionisti ticinesi saliranno nella gabbia: Sami Safari della Old School Fighting di Lugano e Stefano Baumgartner del Centro Coraticum di Bellinzona. Per Baumgartner sarà l’esordio da pro, con guanti da 4 once. Le palestre coinvolte? Tante, come confermato da Niceta: «Dalla Kickboxing Biasca all’Arena Boxing di Riazzino, al Fighting Club Lugano al Fun4Fight di Manno, fino alla MMA Lugano. Il Ticino è ben rappresentato, da nord a sud. E oltre alle palestre anche per la pancia del pubblico ci affideremo a un locale ticinese: Wilma’s, specializzato nella pizza in pala».
