Tra natura e cemento

Modine e carciofi: sorpresa a Pregassona

Sul terreno che ospitava un’azienda orticola, in attesa che prenda forma un cantiere edile, si sta sviluppando un boschetto di carciofi: è il «terzo paesaggio» che alcuni cittadini vorrebbero temporaneamente preservare
©Gabriele Putzu
02.06.2025 06:00

A Pregassona c’è un boschetto di carciofi, prossimo alla fioritura, che cresce fra il disordine di una superficie incolta. Decisamente più alte, da alcuni anni, si ergono le modine che indicano la futura occupazione di questo spazio. Diversi cittadini sono affascinati dalla varietà di forme e colori di questa superficie su cui in passato c’era l’azienda orticola e floricola Thomi. Ora si è sviluppato un «terzo paesaggio», termine coniato dal famoso paesaggista francese, padrino della promozione dell’«incolto», Gilles Clément, per indicare un luogo abbandonato dall’uomo. A breve ci sarà la fioritura dei carciofi e il gruppo di cittadini ha chiesto all’impresa di costruzione responsabile delle modine di aspettare almeno che i fiori sfioriscano prima di procedere al taglio delle erbe diventate «indesiderate».

I mille colori del viola

Indesiderate o no, tutte le piante erano state tagliate l’estate scorsa, «proprio alla vigilia della fioritura», come ci hanno comunicato gli appassionati dell’«incolto» che ci hanno segnalato la questione. L’anno prima invece era un «vero spettacolo» con le esplosioni floreali violette che sbocciavano dai carciofi. Subito dietro, di un’altra tonalità di viola, le palle così regolari del fiore dell’aglio. «È la massima espressione della biodiversità in città», ci spiega Nicola Schönenberger, direttore del Giardino botanico di Ginevra. «Si tratta di un ambiente ruderale, giovane, arato, dove le piante pioniere colonizzano e creano una sovrapposizione fra le specie dell’ex attività orticola e le nuove specie spontanee. E questo aspetto pioniere andrebbe valorizzato». Ma che dire invece di un prato incolto che viene invaso dalle felci, per esempio, soffocando tutto il resto? «Secondo me è sicuramente meglio di una superficie cementata – risponde Schönenberger – ma in generale un po’ di gestione va fatta. Se c’è una pianta invasiva che prende il sopravvento si può intervenire». O per parafrasare questo concetto utilizzando le parole di Gilles Clément: «È il giardiniere, uomo di mestiere, a decidere a che stadio bloccare l’evoluzione biologica dell’incolto: accetterà l’arrivo delle piante spinose e degli alberi che poco a poco porteranno l’ombra e il mistero del bosco? O preferirà fermarsi allo stadio delle graminacee, con tutta la varietà delle piante in fiore?»

Biodiversità urbana

Mentre si attende che questo terzo paesaggio venga edificato, l’impresa di costruzione ha comunicato al gruppo di cittadini che sono disposti ad «attendere la fine di luglio prima di intervenire oppure di fare un taglio selettivo lasciando i carciofi». A questo punto, Nicola Schönenberger indossati i panni di cittadino ginevrino, nonché botanico, ci spiega gli approcci di gestione del verde urbano della città sul lago Lemano. «Ginevra porta avanti una triplice strategia, di alberizzazione, desigillazione dei suoli e di biodiversità, con una mappatura capillare di tutte le piante, pavimentazioni e spazi verdi in città. Con regolamenti vincolanti oppure semplice consulenza per informare i privati su quali miscele di semenza utilizzare per avere giardini più variegati e che necessitano di una manutenzione leggera». Oppure per gli spazi transitori come quello a Pregassona, a Zurigo, «il Municipio garantisce di occuparsi di mediare con i proprietari e le varie parti interessate per permettere l’utilizzo temporaneo degli spazi», aggiunge il direttore del giardino botanico. «L’ecologia non può rimanere un privilegio svizzero, sotto un’aurea vagamente dorata», scriveva Gilles Clément nel 1999 da Parigi quando pensava al «battello solare che costeggia la riva del lago di Ginevra». «Un privilegio delle città del nord», avrebbe sicuramente aggiunto Nicola Schöenenberger.

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