Niente da fare per l’iniziativa del PS che ora andrà dritta al voto popolare

Il finale, in parte, l’aveva già «spoilerato» la co-presidente del PS, Laura Riget, prendendo la parola nei primi minuti del dibattito in rappresentanza degli iniziativisti: «Non mi illudo che riusciremo a convincervi, ma per fortuna l’ultima parola questa volta non è nostra, del Parlamento, ma delle persone». È finita proprio così. Senza sorprese, il fronte progressista questa sera non ha convinto il resto del plenum, e l’iniziativa popolare del PS «Esplosione premi di cassa malati: ora basta» è stata bocciata dal Gran Consiglio con 51 voti a 21 e 6 astenuti. E dunque, come rilevato in entrata da Riget, ora la proposta socialista (che tramite un aumento dei sussidi chiede che nessuno debba pagare più del 10% del proprio reddito disponibile per i premi di cassa malati) andrà al voto popolare, con ogni probabilità in settembre.
In attesa dell’altra iniziativa popolare sul tema, che sarà votata domani in Gran Consiglio e che con ogni probabilità finirà anch’essa al voto popolare. Quella della Lega che mira a rendere integralmente deducibili i premi nella dichiarazione delle imposte. Ma questa, appunto, è un’altra storia.
Visioni contrastanti
Nel suo discorso, Riget è partita dal quadro generale. «Mentre i salari sono pressoché fermi, i premi sono saliti, anno dopo anno. In Ticino abbiamo i premi più alti di tutta la Svizzera e i salari più bassi. E la gente è stanca di vedersi sfilare centinaia di franchi ogni mese. È stanca di sentirsi dire: “È colpa di Berna, e non si può fare niente”. Perché qualcosa si può fare». Va da sé che per i socialisti la risposta risiede proprio nella loro iniziativa. Iniziativa che auspicano sia sostenuta alle urne. Da chi? «Da quelle persone che non ce la fanno più. Da quelle 218.000 persone (il 61% della popolazione residente) che attualmente paga più del 10% del proprio reddito disponibile». E il costo stimato, di circa 300 milioni? «Sì, sono tanti», ha concesso Riget. «Ma chi paga oggi quel costo? Le famiglie, il ceto medio, gli anziani. L’iniziativa non crea un centesimo in più di nuovi costi, ma li ridistribuisce in modo più equo».
Argomenti che il relatore di maggioranza contrario alla proposta, Matteo Quadranti (PLR), ha voluto respingere, partendo dal rischio finanziario dell’operazione. Approvarla vorrebbe dire «passare dagli attuali 400 milioni già destinati ai sussidi a circa 700 milioni. E se contiamo che il Cantone mette già altri 400 milioni per il sostegno al settore ospedaliero, la spesa totale raggiungerebbe circa 1,1 miliardi di franchi». Come dire, riassumendo: sono troppi soldi. E una cifra che in ogni caso, nella situazione attuale delle finanze cantonali, non possiamo permetterci.
Il relatore di minoranza, Ivo Durisch (PS), per sostenere il testo del suo partito è tornato a parlare di «una vera e propria crisi». Anzi, della «punta dell’iceberg». Di un problema che nei prossimi anni è destinato a peggiorare. «E la sopportazione della cittadinanza penso avrà un limite». Tocca dunque alla politica, ha affermato, «guardare avanti e anticipare quello che sappiamo capiterà». In tal senso, il socialista ha definito il limite del 10% del reddito disponibile come «un tetto chiaro, comprensibile, realistico e raggiungibile».
Più sfumata, invece, la posizione del Centro. Il presidente Fiorenzo Dadò ha in primis ricordato i tentativi del suo partito per trovare controprogetti più sostenibili dal punto di vista finanziario alle iniziative di PS e Lega. Tentativi finiti pressoché tutti nel nulla (per il testo della Lega sarà votato un loro controprogetto, ma ha poche chance di essere approvato). E, dunque, ha affermato Dadò, per «responsabilità istituzionale e finanziaria, abbiamo aderito al rapporto di maggioranza (ndr. bocciando così l’iniziativa del PS). Ma, al contempo, visti i nostri tentativi di mediazione per portare al voto anche dei controprogetti, non ci assumiamo alcuna responsabilità per le rischiose conseguenze che potrebbero accadere» se l’iniziativa fosse approvata alle urne. Conseguenze che «nemmeno ci immaginiamo: aumenti d’imposta, tasse assicurate, limature generali un po’ ovunque». Detto in poche parole: per il Centro non aver opposto un controprogetto all’iniziativa del PS è stato un chiaro errore. E quindi il partito non si assumerà responsabilità se il testo originale socialista sarà approvato.
A scagliarsi senza mezzi termini contro l’iniziativa è poi stato il deputato UDC Tiziano Galeazzi, secondo il quale l’iniziativa «è troppo costosa, causerà un sacco di problemi e farà aumentare le tasse». Per Galeazzi, è ora di «guardarsi in faccia: qualcuno ci deve spiegare dove andremo a prendere questi 300 milioni di franchi». Sul fronte opposto, la co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin ha risposto affermando che «si tratta di uno strumento di salvataggio temporaneo, fintanto che non sarà approvata la cassa malati unica con i premi in base al reddito». Come dire: un primo passo necessario e nella giusta direzione.
Tra i contrari anche Avanti con T&L, con il deputato Evaristo Roncelli a evidenziare che la proposta socialista «rischia di fare più danni che altro, con il pericolo di dover poi tagliare altrove, in settori vitali che si occupano di persone fragili». Insomma, per Roncelli si tratta di «una scorciatoia pericolosa: la propaganda è bella, ma poi bisogna confrontarsi con la realtà». In favore del testo sono invece intervenuti Più Donne, Partito comunista ed MpS, mentre il PVL si è opposto.
Dal canto suo il direttore del DSS, Raffaele De Rosa, è tornato a ribadire la posizione contraria dell’Esecutivo, spiegando che «il Governo è ben cosciente che l’aumento dei premi rappresenta una delle principali preoccupazioni della popolazione, soprattutto in un cantone come il nostro, dove l’onere risulta doppiamente gravoso». Per via dei premi più alti e dei salari più bassi.L’obiettivo dell’iniziativa, ha quindi aggiunto, «è comprensibile». Tuttavia, «a fronte delle lodevoli intenzioni, è nostro compito valutare le conseguenze sulle finanze pubbliche. E segnalare che l’approvazione dell’iniziativa comporterebbe un impatto oggi oggettivamente insostenibile per il nostro cantone». Il rischio concreto, ha chiosato il consigliere di Stato, «è dover poi tagliare i servizi essenziali, oppure aumentare notevolmente la pressione fiscale (ndr. si può stimare un aumento del 20% del moltiplicatore cantonale d’imposta)». Una cifra definita da De Rosa, «improponibile».
Al termine del dibattito, il plenum ha dato ragione al Governo. E ora, dunque, la parola spetta al popolo.