No di HelvEthica al credito per il nodo intermodale alla stazione di Locarno

«Il progetto in votazione, la cosiddetta Variante di base del «nodo intermodale di Locarno-Muralto», non è mai piaciuto alla popolazione che ha espresso la sua opposizione con ben quattro raccolte di firme». Così esordisce la presa di posizione con la quale HelvEthica invita a respingere lo stanziamento di un credito per la realizzazione del nodo intermodale alla stazione FFS di Locarno-Muralto. Il «NO» espresso in occasione della votazione cantonale del prossimo 15 giugno consentirebbe di «aprire un dibattito pubblico e democratico e cercare una soluzione che convinca anche la popolazione», sostiene la formazione politica «Il progetto in votazione riempie lo storico viale Cattori (la strada che dalla stazione scende al lago) di circolazione: bus e taxi in salita, auto in discesa, e poi biciclette, altri mezzi lenti e pedoni in tutte le direzioni. E malgrado l’ingarbugliamento di questa zona teoricamente di relax e d’incontro, il traffico sulla strada principale non promette di fluidificarsi, anzi: vista l’introduzione di semafori minaccia di peggiorare». Tutto questo, rimarca ancora HelvEthica, «per un costo preventivato di 17 milioni di franchi (salvo sorprese a consuntivo), suddiviso tra Cantone (7 milioni), Confederazione (5 milioni), Comuni (4 milioni) e FFS (280.000 franchi)». Secondo la formazione politica, «l’istoriato mostra che le autorità hanno operato forzature e non hanno ascoltato la popolazione. Le petizioni ai vari livelli, le richieste di partecipare a un gruppo di lavoro, le lettere al Municipio di Muralto e un ricorso al Consiglio di Stato sono rimasti lettera morta». Ma non solo, rincara HelvEthica: «Le autorità non hanno argomenti per difendere il progetto in sé. Ricordano solo che sono passati 10 anni, che non bisogna perdere un sussidio federale e rivolgono la critica inconsistente al comitato Salva viale Cattori di fare perdere tempo. Ma se si esamina l’iter si scopre che sono state piuttosto le autorità a creare lungaggini e non i gruppi di cittadini, che hanno dovuto reagire tempestivamente, pressati dai termini di legge».