La reazione

«Non riesco a immaginare che cosa sarà ora il villaggio»

Per lo scrittore nato a Maroggia Fabio Contestabile, il mulino era come un castello, un simbolo identitario forte
Scarico di frumento. Siamo agli inizi del 1900. © www.mulinomaroggia.ch
Carlo Silini
24.11.2020 06:00

«Il mulino faceva parte dell’identità maroggese. Non riesco a immaginare cosa sarà il paese dopo questo incendio». A parlare è Fabio Contestabile, uomo di penna, di prosa e poesia, nato nel villaggio lacustre nel 1954 e oggi residente a Gravesano. Laureato in linguistica e letteratura italiane e francesi all’Università di Zurigo, ha insegnato in diverse scuole del Cantone e ha scritto anche un romanzo ambientato in parte nei luoghi della sua infanzia.

«Ma del mulino non ho mai scritto», ci spiega, «però nella mia mente resta una realtà molto presente, come per tutti i maroggesi. E questo benché ai tempi fosse amministrato da proprietari che non erano del paese. L’edificio si vede da ogni angolo del villaggio. È sempre stato lì, imponente, incombente ma anche un po’ distante perché non ci si poteva andare. Io non l’ho mai visto dentro. Ma come per molti altri bambini, era come una specie di castello, una presenza di questo tipo. Naturalmente c’era anche chi ci lavorava dentro e nel loro caso il rapporto con la struttura era senz’altro diversa. Ma io l’ho sempre visto così». Di fronte al triste spettacolo del mulino distrutto dalle fiamme Contestabile è pensieroso. «Mi sto chiedendo che cosa sarà Maroggia da oggi in avanti. A riprova della sua importanza. Sono anche un po’ inquieto perché mancherà una fetta importante per l’identità del paese. Chi si avviava per salire verso la Val Mara e Intelvi faceva il sottopassaggio della ferrovia e aveva sempre di fronte questa casa rosa con la grande scritta ‘Mulino Maroggia’. Era quasi un sintagma».

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