L'intervista

«Non serve solo punire, dobbiamo sempre cercare la risposta più adeguata»

L’aggressività dei ragazzi è spesso soltanto una maschera: l'intervista a Fabiola Gnesa, magistrato dei minorenni
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Andrea Stern
Andrea Stern
26.03.2023 13:30

L’aggressività è spesso soltanto una maschera. «Tanti ragazzi - dice Fabiola Gnesa, magistrato dei minorenni - si presentano come dei bulli ma in realtà sono persone in difficoltà che si portano dietro tanta sofferenza».

Signora Gnesa, anche le vittime di questi picchiatori soffrono. Non sarebbe ora di fermarli?
«Per ogni minore si cercano delle soluzioni adeguate. La polizia - in particolare il gruppo minori della sezione specialistica dei reati contro l’integrità personale - conosce i minori che danno problemi. La situazione è nota e monitorata, però non è sempre facile determinare quale sia la risposta più efficace».

Loro si fanno beffe della polizia, ritengono di essere intoccabili.
«Questo lo dicono loro. Si interviene nei loro confronti. Sanno benissimo che esiste la possibilità di fermarli e punirli ».

Non la sorprende la giovane età di questi picchiatori?
«In generale c’è una tendenza all’abbassamento dell’età dei giovani coinvolti in atti aggressivi e all’aumento dell’intensità degli atti da loro commessi».

La legge prevede che i minori di 15 anni non possano essere né multati né condannati a una pena detentiva.
«È vero, ma questo non vuol dire che non ci siano i mezzi di fermare questi ragazzi. Come ultima ratio, in Svizzera è possibile arrestare preventivamente i ragazzi durante l’inchiesta già a partire dall’età di 10 anni, al contrario di quanto avviene in altri paesi, dove l’età punibile è di 14 anni».

Quindi le due 12.enni che in Germania hanno ucciso una coetanea, qui sarebbero finite in carcere?
«Probabilmente qualche giorno di detenzione l’avrebbero fatto».

Ma nella realtà succede che dei minori di 15 anni vengano arrestati?
«Certo, devono in ogni caso essere adempiute le condizioni previste dal Codice di procedura penale svizzero per la detenzione preventiva. In Ticino per sempio abbiamo il fenomeno dei giovani ladri rom. Questi, quando vengono fermati, rimangono spiazzati. Loro dicono di avere 13 anni immaginando di rimanere impuniti, come in Italia. Invece qui, se sono adempiute le condizioni, possiamo confermare l’arresto per sette giorni e in seguito chiedere la proroga al giudice dei provvedimenti coercitivi. Ma, come detto, la detenzione preventiva è sempre l’ultima ratio».

Perché è l’ultima ratio?
«Come magistratura dei minorenni abbiamo da raggiungere degli scopi educativi, protettivi e allo stesso tempo punitivi. L’obiettivo è lavorare bene insieme alle altre autorità ed enti presenti sul territorio per risolvere queste situazioni di fragilità, cercando di evitare che negli anni possano deteriorarsi e causare maggiori danni e costi alla società».

«C’è una tendenza all’abbassamento dell’età dei giovani coinvolti in atti aggressivi»
Fabiola Gnesa

Come si risolvono queste situazioni di fragilità?
«Ogni caso è diverso. La Magistratura dei minorenni ha come obiettivo la prevenzione speciale: deve valutare la situazione personale del minore e cercare la soluzione più adeguata».

Quali soluzioni avete a disposizione?
«Per gli scopi educativi e protettivi abbiamo a disposizione delle misure protettive, ovvero delle misure ambulatoriali, come ad esempio la misura della sorveglianza o la misura del sostegno esterno per le quali abbiamo a disposizione quattro educatori del Servizio educativo minorile ai quali possiamo dare mandato per l’esecuzione di tali misure. Vi è pure la misura del trattamento ambulatoriale ed infine la misura stazionaria del collocamento in centri educativi aperti o chiusi come quello di Pramont, in Vallese, Vi sono poi le pene, l’ammonizione, le giornate di prestazioni personali, cosi come la multa e la detenzione per i minore di 15 anni».

Anche in Ticino dovrebbe vedere la luce un centro educativo chiuso, a Castione. Sarà utile?
«Sicuramente potrà essere un tassello di una strategia che avrà comunque bisogno di più risorse. Perché per raggiungere il nostro obiettivo è essenziale poter lavorare efficacemente sul territorio».

A volte basta prendere uno dei membri di questi gruppetti, aiutarlo a cambiare prospettive e subito si sfalda il tutto
Fabiola Gnesa

Infine un accenno al Locarnese, dove l’estate scorsa ci furono diversi atti di violenza. Come li avete interrotti?
«Non posso entrare nei dettagli, dico solo che si è lavorato molto bene in rete con i servizi sul territorio».

Quindi è possibile fermare queste dinamiche?
«Certo, a volte basta prendere uno dei membri di questi gruppetti, aiutarlo a cambiare prospettive e subito si sfalda il tutto».

Fabiola Gnesa è alla magistratura dei minorenni da oltre 20 anni. ©TI-PRESS/BENEDETTO GALLI
Fabiola Gnesa è alla magistratura dei minorenni da oltre 20 anni. ©TI-PRESS/BENEDETTO GALLI