Il caso

Officine FFS, «l’ipotesi Castione va scartata»

Pressing sul Consiglio federale da parte del gruppo Marti, che perderebbe oltre 32 mila metri quadrati - Nelle sue osservazioni in merito all’inserimento del futuro sito produttivo nel Piano settoriale dei trasporti le tre imprese che vi fanno capo invitano Berna a rivalutare la soluzione dell’ex Monteforno: «Ci sono aspetti che non sono stati considerati»
Parte dei terreni che dal 2026 dovrebbero accogliere il moderno sito produttivo da 360-400 milioni. © CdT/Archivio
Alan Del Don
04.08.2021 06:00

«Cantone e Comune sono stati influenzati dal pericolo ventilato dalle FFS di trasferire l’Officina di Bellinzona in un altro Cantone se non venisse accettata l’ubicazione di Arbedo-Castione». È uno che va sempre dritto al nocciolo della questione, l’avvocato Franco Gianoni. E, come appreso dal CdT, lo ha fatto anche nelle 12 pagine indirizzate all’Ufficio federale dei trasporti (UFT) e al Consiglio federale - per il tramite dell’Ufficio cantonale del piano direttore - contenenti le osservazioni in merito alla consultazione per inserire il futuro stabilimento industriale nel Piano settoriale dei trasporti. Il legale cittadino rappresenta le ditte Otto Scerri SA, Mancini & Marti SA e Genio Beton SA. Attiva la prima da 80 anni, complessivamente le imprese danno lavoro a 260 collaboratori: rischiano di perdere 32.684 metri quadrati qualora le Ferrovie costruissero il moderno sito produttivo a Castione.

Il sacrificio di terreni pregiati

Partiamo dalle conclusioni e poi vedremo le motivazioni. Le tre aziende chiedono due cose. La prima: che il Consiglio federale «esperisca un sopralluogo» a Castione e all’ex Monteforno di Bodio-Giornico (ipotesi scartata, a favore della prima, per ospitare le future Officine). Se la memoria non ci fa cilecca, sarebbe una prima storica nella Confederazione (di sicuro nella Svizzera italiana). La seconda: che Berna non approvi la modifica della parte relativa all’infrastruttura ferroviaria del Piano settoriale dei trasporti che inserisce, nella scheda di coordinamento 6.1 dedicata a Bellinzona, lo stabilimento da 360-400 milioni di franchi. Per l’Otto Scerri, la Mancini & Marti e la Genio Beton la soluzione ideale è proprio quella del comparto di Giornico.

Il perché è presto spiegato. Innanzitutto l’ipotesi di Castione porterebbe al sacrificio di 78.515 metri quadri di superfici per l’avvicendamento delle colture (Sac), fondi pregiati. Un aspetto che, secondo l’avvocato Franco Gianoni, è stato ignorato dall’UFT quando nel febbraio 2019 ha determinato la zona di riservazione (per circa 150.000 metri quadri) per l’innovativa Officina; una decisione contro la quale sono tuttora pendenti dei ricorsi al Tribunale amministrativo federale di San Gallo, compreso quello del gruppo Marti. «È luogo comune sottolineare che il territorio, in Svizzera, è prezioso almeno, se non di più, del franco, tanto è vero che la sua protezione è affidata in primo luogo al Consiglio federale attraverso un Piano settoriale, il quale si ispira al ferreo principio di utilizzare terreni non edificabili unicamente se non vi sono alternative», si legge nelle osservazioni. L’alternativa c’è. Ed è l’ex Monteforno. Ergo: «Arbedo-Castione dovrebbe essere eliminata e non più considerata».

«Occhio alla speculazione»

L’altro punto sollevato dal legale è quello che lui stesso definisce «una speculazione fuori del comune». Un argomento, va detto, più volte ventilato dai contrari all’opzione di Castione e sempre smentito dalle FFS. Il riferimento è ai fondi che rimarranno di proprietà delle Ferrovie nel futuro comparto cittadino orfano delle Officine. Un’operazione immobiliare che consentirebbe all’ex regia federale di ricavare «237,5 milioni di franchi», ai quali andrebbero aggiunti i 120 milioni messi sul piatto da Cantone e Città. Franco Gianoni si china altresì sull’atteggiamento assunto dall’Ufficio federale dei trasporti. Vuoi perché non aveva contemplato il Piano settoriale come più volte suggerito dallo stesso legale, in quanto si tratta di un progetto di valenza cantonale; e vuoi poiché «ha rifiutato di produrre le ‘schede di valutazione’» che consentirebbero di capire come mai Castione è stata preferita a Bodio-Giornico: «Che credito è possibile concedere all’UFT?».

Il «salto del montone»

L’ultimo punto contenuto nello scritto del gruppo Marti riguarda quello che le Ferrovie hanno definito un «ostacolo insuperabile» per la soluzione dell’ex Monteforno. Ossia il cosiddetto «salto del montone», l’incrocio non a livello in zona Giustizia a Biasca. Lo stesso, ha affermato un ingegnere delle FFS durante il recente sopralluogo (cfr. il box), «sarebbe necessario solo per il sito di Bodio-Giornico in quanto i treni in uscita dal tunnel di base del Gottardo in arrivo a Biasca sarebbero più veloci». L’ex regia, chiosa Gianoni, non ha mai «fornito nessuna prova, né tecnica né finanziaria, di quanto sostenuto».

La richiesta della giudice

Due mesi fa la presidente del Tribunale amministrativo federale di San Gallo Marianne Ryter ha fatto un sopralluogo sia a Castione sia all’ex Monteforno di Bodio-Giornico. Presenti coloro che hanno ricorso contro la riservazione dell’area per le nuove Officine, rappresentanti delle FFS e dell’Ufficio federale dei trasporti. La giudice ha chiesto lumi all’ex regia federale su alcuni aspetti. In primis ha auspicato, per entrambi i siti individuati per accogliere il moderno stabilimento, un piano con le tracce attuali e future.