Ticino

Oltre 11 mila firme per vietare gli smartphone a scuola

Consegnate le sottoscrizioni per l’iniziativa popolare che mira a proibire la presenza dei telefonini alla scuola dell’obbligo – Dadò: «Un fenomeno che va tematizzato seriamente» – Longo: «I genitori sono preoccupati, serve una strategia comune»
Paolo Gianinazzi
05.12.2025 17:00

C’era parecchia soddisfazione, oggi pomeriggio davanti a Palazzo delle Orsoline, per la consegna delle firme per l’iniziativa popolare «Smartphone: a scuola no», promossa dal Centro e sostenuta pure da deputati di diversi altri partiti (PLR, UDC, PS, Lega e Avanti con T&L), ma anche - se non soprattutto - da una parte dalla cosiddetta società civile. Sono infatti oltre 11 mila le sottoscrizioni che il comitato d’iniziativa ha raccolto in questi mesi e consegnato alla Cancelleria dello Stato. Una cifra che, spiega il primo firmatario, il presidente del Centro Fiorenzo Dadò, «è superiore alle nostre aspettative e rende i promotori molto soddisfatti». Anche perché, aggiunge, «c’è stata un’importante rispondenza da parte della società civile, in modo particolare dai genitori, che sono molto preoccupati per l’utilizzo senza regole degli smartphone e dei social media». Il tema, insomma, «è evidentemente molto sentito».

L’obiettivo generale dell’iniziativa – oltre ovviamente a proporre il divieto degli smartphone alla scuola dell’obbligo – «è quello dei permettere un dibattito sul tema nel Paese», prosegue Dadò. «Un dibattito che in passato è già stato tentato, ma che è stato sminuito e non recepito da parte delle autorità politiche». E il numero di firme raccolte, aggiunge, «è la dimostrazione» che questo dibattito va aperto. Una discussione «seria» che andrà fatta «in politica, sì, ma anche nella società, per sentire le preoccupazioni dei genitori, degli addetti ai lavori». Non è un caso, sottolinea il presidente del Centro, «che al comitato d’iniziativa abbiano aderito pediatri, docenti, genitori», ma anche altri partiti. La «trasversalità» dei promotori, per Dadò, dimostra «che quando un tema è importante non ci sono steccati».

Da affrontare con urgenza

Presente alla consegna delle firme anche il presidente della Conferenza cantonale dei genitori (CCG), Pierfranco Longo, che ha contribuito alla riuscita dell’iniziativa. Il quale, appunto, si dice «preoccupato dai segnali che costantemente giungono tramite le pubblicazioni scientifiche sul tema». Ossia, il crescente disagio tra i giovani causato dall’utilizzo degli smartphone, la dipendenza che questi strumenti creano, l’esposizione a contenuti inappropriati per i giovani, oppure ancora per la formazione delle opinioni che viene sempre più polarizzata. Solo per citare alcune delle conseguenze legate a un utilizzo senza controllo dei cellulari. «È un tema di società e di benesse mentale molto articolato che va affrontato con urgenza». E questo anche perché la situazione è parecchio peggiorata negli ultimi anni. «Dieci anni fa l’ambiente (ndr. sui social) non era così tossico. Lo è diventato per via del bisogno delle aziende che operano in questi ambiti che vogliono monetizzare l’attenzione dei nostri giovani ad ogni costo». E, appunto, ora «è necessario intervenire». Longo trova poi «sorprendente» che istituzioni come la Commissione federale per la protezione dell’infanzia si sia espressa contro il divieto: «Dopo anni in cui abbiamo visto aumentare il disagio e la sofferenza tra i giovani, sapendo che gli smartphone sono uno dei fattori determinanti, da qualche parte bisogna comunciare a intervenire. Occorre una strategia comune e iniziare a parlare di regolamentazione: questa (ndr. l’iniziativa popolare) è un’occasione molto chiara; una proposta fattibile, a costo zero per le istituzioni e in favore degli allievi e della scuola». Un’occasione, aggiunge il presidente della Conferenza, che va discussa con urgenza: «In questi tre mesi ho parlato con moltissimi genitori (ma non solo) preoccupati, che hanno espresso il bisogno di un intervento. È dunque un passo da valutare con urgenza e auspico che l’iter sia rapido, per votare già il prossimo anno».

A consegnare le firme, poi, era presente anche Yvonne Ballestra Cotti, docente in una scuola superiore, che si è detta parecchio preoccupata per quanto vede quotidianamente tra i giovani, «costantemente attaccati al cellulare» e che magari arrivano a lezione dopo una nottata passata «fino alle quattro del mattino» sui social». Comportamenti «che hanno conseguenze anche sulle relazioni umane, che tra i giovani si stanno impoverendo». Ma anche sulla pressione quotidiana che subiscono, quando magari si svegliano alla mattina e hanno già «duemila messaggi non letti sui WhatsApp».

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