Ticino

Paolo Mieli: «Il "Risorgimento europeo" prenda spunto dalla Svizzera»

Il giornalista italiano protagonista di un dibattito organizzato dal Circolo Liberale di cultura Carlo Battaglini all'Auditorium dell'USI
©Chiara Zocchetti
Mattia Sacchi
18.10.2022 21:48

La storia si ripete. E con essa gli ideali, i problemi e le sfide da affrontare. Per questo motivo il Risorgimento italiano, il periodo di metà ‘800 in cui l’Italia conseguì la propria unità nazionale, può raccontare tanto dei tempi nostri. Anche attraverso le lezioni di cui non si è fatto tesoro. È stato questo il tema della serata di questa sera all’Auditorium dell’Università della Svizzera Italiana organizzata dal Circolo Liberale di cultura Carlo Battaglini. Grande ospite della serata, sebbene in videoconferenza a causa di un imprevisto, l’editorialista e già direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli. Il giornalista e storico ha spiegato alla gremita sala dell’USI come le «ferite aperte» (parafrasando il titolo del suo ultimo libro, ndr) dell’Italia risorgimentale in realtà non siano ancora rimarginate: molte realtà regionali infatti erano difficilmente integrabili tra loro, eppure la classe dirigente di allora ha dato per scontato che le cose sarebbero andate a posto da sole. Un errore di valutazione nella progettualità politica che l’Italia starebbe pagando ancora adesso.

Errori che anche l’Unione Europea, nel suo processo di costituzione, avrebbe commesso. Tanto che Mieli raccoglie lo spunto di Carlo Moos, Professore emerito di Storia dell'Università di Zurigo e relatore, spiegando come le idee federaliste di Carlo Cattaneo fossero molto più funzionali sia per il modello di unità italiana che per quella europea: «Bisognerebbe tornare a quella saggezza che è alla base del federalismo elvetico, che un po' invidio per la capacità che ha avuto di trovare una stabilità. E da cui l’Europa, dalla quale la Svizzera ha tenuto giustamente le distanze, dovrebbe prendere ispirazione». Un’affermazione che non ha trovato del tutto d’accordo Moos, il quale ha ribattuto spiegando che secondo lui la Confederazione, oltre ad aver perso i valori di prosperità, coesione e pluralità a scapito di politiche troppo influenzate dai poteri economici, sarebbe dovuta entrare immediatamente in Europa per aver maggior peso. Anche perché, sempre secondo il professore, «l’UE, al netto degli errori commessi, ha comunque mostrato una certa comunione di intenti nel difendere valori non solo europei ma di tutta l’umanità, come sta accadendo adesso nei confronti della Russia».

Sia Paolo Mieli che Carlo Moos sono tuttavia d’accordo nel sostenere che saranno i principi a fare la differenza nell’affrontare le crisi odierne, come chiosa il giornalista milanese: «Sono convinto che sia molto più importante e ci dia molti più spunti studiare oggi il Risorgimento, una rivoluzione fondata sulle idee, piuttosto che il secondo dopoguerra, dove quanto accaduto in seguito è stato dettato da una situazione di necessità».