Per la prima volta in Ticino il raduno delle ex guardie papali

Da Giuliano della Rovere, che salì sul trono petrino con il nome di Giulio II, A Robert Prevost, il primo Papa statunitense che ha scelto di chiamarsi Leone XIV: sono quasi 520 anni che la sicurezza del successore di Pietro è materia esclusiva delle guardie svizzere pontificie. Una compagnia di poco più di un centinaio di uomini (ma con dignità di reggimento) che presidia il Vaticano e segue il Papa in tutti i suoi spostamenti.
Non ingannino le scenografiche alabarde o l’uniforme multicolore, erroneamente attribuita a Michelangelo ma, in realtà, concepita dal comandante Jules Repond soltanto agli inizi del XX secolo: le guardie pontificie sono un corpo militare scelto, addestratissimo e molto efficiente.
In tutto, 135 uomini, che quando entrano in servizio giurano «di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il pontefice regnante e i suoi legittimi successori, di dedicarsi a loro con tutte le forze, sacrificando, se necessario, anche la vita in loro difesa».
Ci sarà il comandante
Dal 20 al 22 giugno, sono in programma in Ticino - per la prima volta dalla fondazione (avvenuta 104 anni fa) - l’assemblea generale e la “Festa centrale” dell’Associazione ex-guardie svizzere pontificie.
Un appuntamento che porterà a Lugano tra 150 e 200 ex alabardieri, sottufficiali e ufficiali, insieme con l’attuale comandante, il colonnello Christoph Graf e con il responsabile del reclutamento, Bernhard Messmer.
L’evento è organizzato dalla sezione svizzero-italiana dell’associazione, fondata nel settembre del 1978 in occasione della consacrazione episcopale di Ernesto Togni, vescovo di Lugano. Dopo una prima serata conviviale, venerdì 20, il programma prevede: sabato 21, il concerto in piazza Riforma (alle 10.30) e l’assemblea generale al LAC (alle 15); domenica 22, la messa nella Basilica del sacro cuore (alle 9.30), il corteo con le uniformi di gala (alle 11) e un secondo concerto in piazza Bernardino Luini (alle 12). «Faremo il punto su di noi, sulle attività a Roma, sulla ricerca di fondi per la nuova caserma in Vaticano - dice al Corriere del Ticino Jonathan Binaghi, presidente della sezione svizzero-italiana dell’associazione - parleremo anche della scuola reclute in collaborazione con la polizia cantonale e, con il reclutatore, discuteremo su come incentivare i nuovi arruolamenti».
Il reggimento delle guardie svizzere pontificie, come detto, è composto da 135 effettivi, un numero innalzato da papa Francesco negli ultimi anni.
«Il turnover è di circa 40 uomini ogni anno - dice Binaghi - c’è chi si arruola per tradizione familiare, chi per convinzione profonda, chi per fare due anni a Roma per imparare la lingua e osservare da vicino il mondo che transita in Vaticano (la durata minima del servizio è fissata in 26 mesi, ndr). Io stesso, dopo gli studi universitari di Storia e Storia dell’arte, ho scelto la guardia pontificia per avvicinarmi il più possibile a quello che avevo letto sui libri».
Sicuramente, nessuno decide di indossare l’uniforme multicolore per i soldi. «A differenza del mercenario del ’500 - dice infatti Binaghi - il compenso oggi è ordinario, sufficiente per stare a Roma avendo il vantaggio di risiedere in caserma».
Il presidente della sezione ticinese dell’associazione delle ex guardie pontificie ha servito per 4 anni, dal 2011 al 2015, e ha per questo vissuto in uniforme il conclave che ha eletto Francesco nel marzo del 2013. Ha conosciuto, quindi, due Papi. «Benedetto XVI, con noi, era più formale; Francesco, invece, che aveva scelto di vivere a Santa Marta, era più latino, scambiava volentieri due parole. In realtà, entrambi conoscevano le proprie guardie. Avevano semplicemente modi differenti di gestire il rapporto con chi garantiva loro la sicurezza».
«Sotto alla tradizionale uniforme rinascimentale si cela uno svizzero giovane, moderno e ben istruito», scrive il comandante Graf sul sito del reggimento. «Il mercenario del XVI secolo e le guardie di oggi sono legati da un certo gusto per l’avventura in ambiente internazionale, dal cameratismo, dall’apprendimento di un mestiere nell’ambito della sicurezza, dallo sperimentare l’intensità della fede, dall’apprendere una nuova lingua e dall’avvicinarsi alla cultura dell’Italia».
La storia
L’associazione delle ex guardie svizzere pontificie è stata fondata nel 1921 a Friburgo. È suddivisa in 13 sezioni regionali il cui obiettivo è promuovere e sostenere i commilitoni in servizio, collaborare con il comando in Vaticano e con l’ufficio di reclutamento in Svizzera e favorire i legami e lo spirito di amicizia tra chi è attivo e le ex guardie.
Come dice uno slogan molto caro a tutte le guardie, ha scritto nei giorni scorsi il portale catt.ch, «Einmal Gardist, immer Gardist» (una volta guardia, guardia per sempre), a testimonianza del «legame molto stretto che lega i militari attive in servizio» nella Città del Vaticano e le ex guardie che sostengo in modi e forme diverse il Corpo.