Massagno

Per ricordare Ketty e chi era per davvero

Sei quadri realizzati dalla diciassettenne che un anno fa perse la vita in un incidente a Grancia sono comparsi sulle pareti della Scuola di commercio - Il messaggio di famiglia, amici ex compagni e docenti: «Arte, cultura e sport sono strumenti che possono per davvero aiutare i giovani a trovare il loro posto nel mondo»
© CdT/ Chiara Zocchetti
John Robbiani
22.02.2022 20:01

Camminando per il corridoio della Commercio di Massagno e alzando lo sguardo verso quei quadri non si può non pensare all’eccezionale talento di Ketty. A quanto ancora avrebbe potuto creare se il destino non avesse deciso di portarla via a soli 17 anni. Se il 12 febbraio dell’anno scorso non fosse salita su quell’auto, o se chi era al volante avesse prestato più prudenza. Ketty non c’è più ma la famiglia, con la Direzione della scuola, ha deciso di ricordarla. Sei dei suoi quadri sono esposti da oggi proprio nel corridoio della scuola che frequentava. Verranno visti tutti i giorni dai suoi amici, dai suoi compagni di scuola e dai suoi docenti. Perché Ketty era un’artista. Era tante altre cose, ma era soprattutto un’artista. «E cosa c’è di più intimo e profondo - si è chiesto il direttore, Flavio Maggi - delle sue opere? Ketty ci ha fatto un regalo bellissimo».

Quanto di più intimo
Sei quadri e una citazione, del poeta Giorgio Caproni. «Se non dovessi tornare, sappiate che non sono mai partito. Il mio viaggiare è stato tutto un restare qua, dove non fui mai». «Con questa esposizione - ci spiega Sandra, una delle sue sorelle - volevamo che le persone sapessero chi era per davvero». Anche perché c’è chi - senza neppure conoscerla - forse si è fatto un’immagine sbagliata di lei. «Ketty è una vittima di quanto successo», spiega Sandra. La sera della tragedia Ketty si trovava a bordo di un’auto con altri quattro giovani. Il ventenne alla guida è indagato e sospettato di aver guidato in modo spericolato, causando l’incidente che le è stato fatale. Forse di aver perfino fatto una gara. «Ma Ketty - ci aveva spiegato la famiglia in un’intervista che avevamo pubblicato il 28 agosto - non era a Grancia per fare una gara. Soffriva di nausea in auto ed era sempre molto cauta. Se guidavi togliendo una mano dal volante te la rimetteva su...». «Era tranquilla - ci ha spiegato oggi Sandra - e aveva diverse passioni. La Thai boxe e il teatro. Ma soprattutto dipingere». Le piaceva molto rappresentare concetti, emozioni e pensieri attraverso le immagini. «Amava l’arte e sognava di poter mostrare la propria a più persone possibile». Quadri tra l’altro realizzati pochi mesi prima della tragedia.

«Voleva unire»
«Era una ragazza socievole, aperta con tutti e non faceva distinzioni tra le persone. Un aspetto questo molto importante della sua personalità. Cercava sempre di fare da ponte, di unire. Una cosa che forse tra i giovani un po’ si sta perdendo». E proprio ai giovani si rivolge la mostra. «Attraverso i suoi dipinti - continua Sandra - vorremmo far capire ai giovani che arte, cultura e sport possono rappresentare un’ancora di salvataggio. Sono un mezzo con cui possono trovare il loro posto nella società o in cui incanalare la rabbia e le difficoltà. E di difficoltà, in questi ultimi due anni, i giovani ne hanno affrontati molti». «E allora speriamo - ha detto la madre di Ketty durante la presentazione della mostra - che cose del genere non debbano accadere mai più, perché il dolore è indescrivibile». Presentazione in cui la famiglia ha più volte ringraziato il Centro professionale commerciale (in particolare il direttor Maggi e il professor Andrea Bianchetti, a cui Ketty era molto legata) per aver pensato e realizzato questo progetto.