Cantone

PFAS, in Ticino «contaminazione diffusa» e «situazioni problematiche»

Diffuso un rapporto che conferma la diffusione, nelle nostre acque e nel suolo, di queste sostanze chimiche difficilmente degradabili
Red. Online
05.06.2025 10:38

Anche il Ticino ha qualche problema con le PFAS: una famiglia di sostanze chimiche difficilmente degradabili che l’industria produce e impiega da decenni. A causa della loro persistenza, queste sostanze si possono accumulare nell’ambiente, nelle derrate alimentari e nell’essere umano. Alcuni composti appartenenti alla famiglia dei PFAS sono noti per aumentare il rischio, sul lungo termine, dell’insorgere di determinate problematiche sanitarie. Più in generale, le conoscenze tossicologiche ed ecotossicologiche sono in continua evoluzione. 

In un rapporto allestito dalla Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo (SPAAS) del Dipartimento del territorio e dal Laboratorio cantonale (LC) del Dipartimento della sanità e della socialità viene fornita una prima panoramica sui residui di PFAS nelle acque superficiali, sotterranee e potabili, di percolato delle discariche, nel suolo e nella fauna ittica.

Anche in Ticino, infatti, sono state promosse diverse analisi e monitoraggi sulla presenza di PFAS nell’ambiente, già a partire dal 2020 e in diversi comparti ambientali. Le conoscenze acquisite sono state riassunte in uno specifico rapporto che raccoglie risultati ottenuti della SPAAS e dal LC. In generale, è possibile affermare che il nostro Cantone si è attivato velocemente su questa tematica. Complessivamente i risultati rispecchiano quanto emerso in altre regioni della Svizzera.

Il rapporto, diffuso dal Cantone, evidenzia una contaminazione ubiquitaria e diffusa di PFAS, così come anche situazioni puntuali «problematiche». Tra queste il noto inquinamento della falda che alimenta il pozzo Prà Tiro a Chiasso o l’inquinamento dovuto al dilavamento di PFBA da materiali di costruzione della galleria di base ferroviaria del Ceneri. Sono anche emerse contaminazioni o situazioni puntuali con residui oltre i livelli di sottofondo, per esempio elevati residui di PFAS in determinati suoli agricoli, con tutta probabilità riconducibili all’impiego nel passato di fanghi di depurazione quali concimi. Tuttavia, le derrate alimentari prodotte su questi sedimi sono risultate esenti da tracce eccessive e conformi alla legislazione.

Il trasferimento dall’ambiente alla componente biotica è testimoniato dall’accumulo di determinati PFAS nei pesci, con concentrazioni variabili in funzione della specie ittica e degli habitat. I dati ottenuti per i pesci catturati dai laghi Ceresio e Verbano mostrano, in parte, dei residui che ne potrebbero limitare l’immissione sul mercato. Si tratta di risultati da interpretare con cautela, in quanto, come spiega il Cantone, sono riferiti ad un unico anno di monitoraggio e ad un numero relativamente limitato di campioni, soprattutto per determinate specie ittiche. I dati raccolti nel rapporto potranno tuttavia essere utilizzati, in caso di immissione sul mercato, per identificare le specie per le quali sono ipotizzabili delle criticità circa il rispetto dei limiti dell’Ordinanza sui contaminanti.

La campagna di monitoraggio implementata dalla SPAAS e dal LC fornisce un primo quadro dell’estensione del problema e getta le basi per seguirne nel tempo l’evoluzione. Gli stessi dati di monitoraggio cantonali verranno arricchiti e messi in rete a livello nazionale, per sviluppare un quadro robusto della contaminazione da PFAS in Svizzera e permettere di proseguire sul piano federale la pianificazione delle attività successive, sia in termini normativi sia sul piano operativo. Il Cantone da parte sua continuerà a seguire l’evoluzione del tema, in particolare attraverso l’attività di monitoraggio e la partecipazione alle campagne nazionali già pianificate dagli Uffici federali competenti.