Il caso

Polemiche per quello scontrino a Lugano, ma è giusto lamentarsi?

L'influencer italiana Rosa Perrotta ha postato il conto di un pranzo in Città: circa 150 franchi per, a suo dire, poche cose – Michele Unternährer di GastroLugano: «Ma i prezzi sono esposti ovunque nei locali»
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Marcello Pelizzari
07.06.2023 12:15

Uno scontrino. L’ennesimo, verrebbe da dire. Per denunciare che, a Lugano, mangiare costa una fucilata. Circa centocinquanta franchi, per la precisione, per alcune piadine, dei club sandwich, un maxi-toast, bevande varie e una birra. Troppo? Può darsi. Di certo, non siamo molto lontani dai prezzi applicati dai locali più pettinati di Como o Milano, volendo fare un paragone con due città battute, anzi battutissime dagli influencer.

Ed è proprio un’influencer, Rosa Perrotta, 1,7 milioni di seguaci su Instagram, ad aver postato la foto dello scontrino incriminato. Una pessima abitudine, di cui avevamo già parlato a suo tempo, che ovviamente ha scatenato diversi media italiani al grido «guardate quanto è cara la Svizzera».

La reazione di GastroLugano

Ma come stanno, davvero, le cose? A Milano, a proposito di paragoni, si possono spendere solo 8 euro per un club sandwich ma anche 38, a seconda del locale scelto. Quindi, appunto, perché lamentarsi? E perché, a maggior ragione, farlo sui social?

Michele Unternährer, presidente di GastroLugano, il ramo luganese di GastroTicino, sorride amaramente quando gli chiediamo un commento al riguardo. Non è il primo scontrino-gate con cui deve fare i conti, non sarà l’ultimo. «Ma – dice – in Svizzera c’è un obbligo ben preciso che noi esercenti dobbiamo rispettare». Ovvero, «quello di esporre i prezzi all’esterno». Tradotto: «chiunque, anche senza entrare in un locale, può visionare i prezzi. Sta al cliente insomma, o potenziale cliente, decidere se sedersi e consumare oppure no».

È inutile, come sottolinea Unternährer, «reclamare in un secondo momento, a fatti avvenuti». È inutile e «troppo facile, un po’ come sparare sulla Croce Rossa». Ancora il presidente di GastroLugano: «Se uno non guarda, si siede e mangia, in un certo senso è anche colpa sua se il conto gli appare salato. Ribadisco: a differenza di altri Paesi, in Svizzera abbiamo l’obbligo di esporre i prezzi».

Il problema, se vogliamo, è che noi abbiamo dei costi fissi molto più alti rispetto a Como o Milano. Ciò nonostante, uno rischia di spendere la stessa cifra in Italia per gli stessi piatti
Michele Unternährer, presidente di GastroLugano

Basterebbe guardare

Ecco, ma mangiare a Lugano è problematico o, meglio, troppo caro? Unternährer parte da lontano, al di là dei paragoni che abbiamo citato: «Il problema, se vogliamo, è che noi abbiamo dei costi fissi molto più alti rispetto a Como o Milano. Ciò nonostante, uno rischia di spendere la stessa cifra in Italia per gli stessi piatti. Voglio vedere, però, se a Milano pagano il personale come in Ticino, dove il settore è regolato dal contratto collettivo e anche un semplice lavapiatti guadagna 3.600 franchi per tredici mensilità. Per carità, magari gli affitti nel capoluogo lombardo sono alti quanto quelli di Lugano. Però, ne sono certo, certi stipendi nella ristorazione in Italia semplicemente non esistono».

Guai, quindi, a lanciarsi nel classico di qua o di là: «È chiaro che, scontrino dell’influencer alla mano, una cifra del genere può spaventare. Però il contesto è diverso, in Svizzera si parte da una spesa fissa molto più alta. E non è giusto che una città come Lugano ne esca, diciamo, male. Come in qualsiasi altro posto, basta saper scegliere. È possibile mangiare bene e con poco pure da noi. Tuttavia, vedo che la pessima abitudine di documentare tutto via social è ancora presente. Lamentarsi, in fondo, è comodo. E permette di fare interazioni con i follower».

Se il cliente insiste…

Il cliente, uscendo dalla singola vicenda, sembra spesso incontentabile. «Proprio questa mattina – conclude Unternährer – due signori sono entrati nel mio locale chiedendo dove fosse una banca. Dopo avere dato loro le indicazioni del caso, uno mi ha chiesto se potesse usare il bagno. Io ho spiegato che il bagno non era pubblico, ma riservato ai clienti. La risposta? I due, in coro, mi hanno detto: peccato, avremmo pranzato qui volentieri dopo ma dopo questo rifiuto non torneremo. Sono stato cortese, ribadendo che basta anche solo un caffè al volo per essere mio cliente e usare il bagno. Ma, ahimè, la gente dà per scontato un sacco di cose: che i gabinetti dei locali siano come quelli pubblici e, quindi, per tutti, ad esempio. O che assieme a un semplice birrino, per l’aperitivo, arrivi una cena intera».

Ma chi è Rosa Perrotta?

Arrivati a questo punto, qualcuno (anche giustamente) si sarà chiesto: ma chi diavolo è Rosa Perrotta? Modella, personaggio televisivo grazie alle sue partecipazioni a Uomini e Donne e, successivamente, l’Isola dei Famosi, di certo sa fare i conti. Nel suo curriculum, infatti, vanta una laurea in economia.

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