Luganese

Pregassona: una masseria da riattare nel futuro ecocentro Ruggì

Mentre il Consiglio comunale è chiamato a breve a sbloccare i fondi per costruire l’opera, il Municipio guarda alla tappa successiva della sua realizzazione – Oltre alla riconversione dell’edificio, si pensa a un nuovo capannone
La zona in cui sorgerà il futuro ecocentro. A sinistra della strada, quello attuale. ©CdT/Gabriele Putzu
Federico Storni
27.03.2023 06:00

Serviranno almeno 5,2 milioni per costruire il nuovo ecocentro Ruggì a Pregassona. Il Comune di Lugano, però, a questo stadio intende investirne «solo» 3,4 (oltre a 600.000 franchi per delle espropriazioni). Questione di priorità: per le nuove benne c’è una certa premura, per la costruzione di un capannone di due piani e la ristrutturazione di una vecchia masseria ce n’è un’altra.

Ne sostituirà due

Partiamo dalle basi: perché serve un nuovo ecocentro a Pregassona, peraltro praticamente in faccia a quello già esistente nell’area? Perché quello attuale «dovrà lasciare il posto alle infrastrutture stradali di ordine superiore». Vale a dire la rotonda sul fiume Cassarate che ridefinirà l’uscita dalla galleria Vedeggio-Cassarate a Cornaredo. Stessa storia (una deviazione di via Sonvico) per l’ecocentro nei pressi dell’attuale sede della Divisione spazi urbani cittadina. Sede che traslocherà in tempi relativamente brevi al piano della Stampa. Il nuovo ecocentro di Pregassona sarà dunque più grande e godrà di «criteri funzionali migliorati», con in particolare la divisione delle aree dedicate agli utenti e quelle per il trasbordo delle benne.

Procedure parallele

I tempi sono relativamente stretti, e dunque il Municipio sta percorrendo due strade parallele. Da un lato lo scorso ottobre ha chiesto al Consiglio comunale di approvare l’investimento - e indirettamente quindi di sostenere l’opera - dall’altro la scorsa settimana ha già pubblicato la domanda di costruzione per la costruzione del nuovo ecocentro oltre a un capannone e al restauro e alla riconversione di una masseria presente nell’area. Per ora, però, il Consiglio comunale è chiamato ad approvare solo la prima opera, per un costo stimato di 3,4 milioni. Completare l’ecocentro, nelle intenzioni della Città, ne costerà invece 5,2 in tutto.

La seconda tappa

In altre parole, con la domanda di costruzione la Città si sta dando la possibilità di costruire in futuro un capannone di due piani e di riattare una masseria, ma non la farà senza prima interpellare il Consiglio comunale. Il capannone servirà per sostituire dei depositi della Città che dovranno essere smantellati nell’ambito della creazione del Parco fluviale sul fiume Cassarate (altro progetto che attende l’ok del Consiglio Comunale). La rinnovata masseria potrebbe invece ospitare dei laboratori di manutenzione di elementi di arredo, quali per esempio le panchine, che potrebbero essere organizzati con i programmi occupazionali e con il CLab, atelier di riuso materiali per la creazione di nuovi elementi, che ben si associa all’attività dell’ecocentro.

La prima convince

Per ora, però, il Consiglio comunale è chiamato ad approvare solo la realizzazione dell’ecocentro. In attesa del rapporto della Commissione della gestione c’è già quello favorevole dell’Edilizia: «I lavori sono di fondamentale importanza per dar seguito alle importanti realizzazioni del nuovo assetto stradale e per mantenere un servizio di raccolta differenziata per la popolazione di Pregassona e Molino Nuovo».

C’è da espropriare

Oltre a ciò, il Legislativo luganese dovrà anche esprimersi sulla richiesta di impiegare 600.000 franchi per espropriare alcuni terreni: quelli necessari proprio per creare l’ecocentro. Essi, a Piano regolatore, sono già definiti per tale scopo e su di loro grava un vincolo di espropriazione. In questo senso le discussioni tra la Città e i proprietari sono stati difficoltose. Se una trattativa è andata a buon fine già nel 2017, per altri due terreni non è stato così. Le parti (i proprietari sono gli stessi) partivano «da posizioni diametralmente opposte», tanto che i proprietari si erano già rivolti al Tribunale delle espropriazioni che, però, nel 2021 ha respinto una loro istanza. Non avendo poi la proprietà accettato l’offerta del Comune di cedere le particelle previo pagamento di un’indennità pari a quanto risultante dalle perizie commissionate dal Comune stesso, alla Città «non è restato che avviare la procedura di espropriazione formale, ritenendo conformi i valori peritali per complessivi circa 600.000 franchi». Sui due terreni sorgono una cascina, un ex porcile e un complesso di costruzioni un tempo parte di una masseria. A differenza della masseria, verranno demoliti.

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