Ricorrenza

Quella fusione che dopo un secolo ha rotto il tabù

Con l’elezione delle autorità nel 2005 nacque il Comune di Cadenazzo, frutto dell’aggregazione con Robasacco - Fu la prima, in tempi recenti, nel Bellinzonese - Lo storico ex sindaco Giuliano Maddalena: «Il progetto fece capire l’importanza di unirsi»
L’attuale stemma comunale. © CdT/Archivio
Alan Del Don
12.06.2020 06:00

Quindici anni e non sentirli. Volati come fogli al vento. Fu la prima aggregazione, negli anni Duemila, nel distretto di Bellinzona. Con l’elezione differita del 13 marzo 2005 nacque ufficialmente il Comune di Cadenazzo, frutto dell’unione fra quest’ultimo ente locale e Robasacco. Esattamente dodici mesi prima, il 14 marzo 2004, la popolazione dei due paesi aveva plebiscitato il matrimonio con l’85,4% di sì. Il ghiaccio era rotto. Anche se per vedere un’altra fusione nella regione si dovette aspettare altri due lustri, esattamente il 18 ottobre 2015, quando vide la luce la Città composta da 13 quartieri. Ma senza Cadenazzo, che disse no per il rotto della cuffia (52,4%).

La profezia del «Gigio»

«Mi ricordo che, dopo una serata informativa, l’allora direttore del Dipartimento delle istituzioni Luigi Pedrazzini mi disse: ‘Tranquillo, andrà come una lettera alla Posta’. Aveva ragione», afferma l’ex sindaco PLR di Cadenazzo e primo timoniere del nuovo Comune Giuliano Maddalena. I due Municipi, in ogni modo, avevano maturato fin da subito il convincimento che le nozze potessero andare in porto senza particolari patemi d’animo. «All’inizio c’era chi sosteneva che a Robasacco sarebbe stata dura. Personalmente non credevo a queste voci: si intuiva infatti che il messaggio stava passando fra la popolazione. Non vi erano altresì perplessità fra i cittadini. Il processo è stato inoltre abbastanza veloce (la Commissione di studio fu istituita il 28 agosto 2001; ndr.), segno che c’era un interesse reciproco. A conti fatti si è trattata di un’operazione interessante e che, soprattutto, ha fatto scuola nel Bellinzonese», puntualizza il nostro interlocutore.

Che ci fornisce, infine, l’assist per introdurre l’argomento che andremo ad affrontare nelle prossime righe. «Una delle domande che ci venivano poste con una certa regolarità dai cittadini era la seguente: come sarà il nuovo stemma? A dimostrazione, insomma, che di preoccupazioni concrete non ce ne erano», conclude Giuliano Maddalena.

Lo stemma da uno a triino

E lo stemma fu approvato dal Legislativo il 19 giugno 2006. Si compone, leggiamo sul sito Internet del Comune, di una «porta sostenuta da due torri merlate (a sinistra la parte rossa rappresenta la frazione di Cadenazzo, a destra quella gialla la frazione di Robasacco); una striscia bianca, avente la larghezza esatta della porta, va dal limite superiore al limite inferiore dello stemma. Lo sfondo è azzurro».

Parliamo dell’emblema araldico in quanto lunedì 22 giugno il plenum di Cadenazzo dovrà approvare alcune modifiche del Regolamento comunale. Al di là di quella concernente il cambiamento di Circolo (da quello di Bellinzona a quello di Sant’Antonino, a seguito della nascita della Città aggregata), a noi interessa da vicino l’articolo 3. Quello dello stemma, appunto.

Il ricordo è araldico

Senza voler entrare nei dettagli legislativi, si tratta di proteggere i vecchi «scudi» di Cadenazzo (le due torri merlate di colore rosso su sfondo blu) e di Robasacco (una mano che regge un sacchetto giallo, presumibilmente contenente delle monete). In pratica con la modifica si propone di inserire nel regolamento sia la rappresentazione grafica dell’attuale stemma sia quella dei due precedenti, così da rispettare la Legge federale sulla protezione dello stemma della Svizzera e di altri segni pubblici entrata in vigore nel 2017.

La Commissione delle Petizioni presieduta da Filippo Rosini ha preavvisato favorevolmente, all’unanimità, questa e le altre modifiche. A distanza di quindici anni dalla fusione, pertanto, le autorità cadenazzesi sottolineano l’importante anniversario facendo un regalo ai cittadini delle due frazioni. Il ricordo - almeno quello araldico, e non è poco, anzi - degli ex Comuni non svanirà mai.

Nel distretto

Prima della nascita di Cadenazzo (2005) e della nuova Città (2017) nel distretto di Bellinzona vi erano stati i matrimoni fra Arbedo e Castione (1820), fra Giubiasco e Vallemorobbia in Piano (1867) e nel 1907 fra Bellinzona, Carasso, Daro e Ravecchia. Un’altra epoca. In tempi recenti, comprendendo anche le Tre valli, dal 2004 hanno visto la luce 7 Comuni (in ordine cronologico): Acquarossa, Cadenazzo, Blenio, Faido, Serravalle, Bellinzona e Riviera.