Rigenerazione urbana, inclusione e... bocce: Quartino ritrova la sua piazza con Il Platano

Quartino ha una piazza nuova. O, forse, ha ritrovato un luogo che sembrava perduto. Si chiama Il Platano ed è una struttura rigenerata che unisce bocciodromo, locanda e bed & breakfast. A inaugurarla mercoledì 28 maggio oltre un centinaio di persone: tra loro anche il campione del mondo di nuoto Noè Ponti, la ciclista professionista Linda Zanetti e Laura Baratella, campionessa svizzera di bocce. Presenti numerosi rappresentanti delle istituzioni, dell’architettura e dell’enogastronomia, oltre al gruppo 1908, che curerà la parte ristorativa.

A promuovere e guidare il progetto è stato l’imprenditore Luca Bolzani. «Tutto è nato per un atto quasi istintivo», ha spiegato. «Volevo evitare che quest’area finisse di nuovo in mani sbagliate. Qui venivo da bambino, quando c’era ancora il vecchio bocciodromo. Le partite dei nonni, la gazzosa, le estati in campagna: tutto era rimasto scolpito in me».
Così, con il supporto della Bocciofila Verzaschese, della Fondazione Il Gabbiano e dello studio di architettura Martinelli Rossi, un frammento di memoria si è trasformato in un progetto innovativo, centrato su economia circolare, inclusione e sostenibilità. I materiali impiegati provengono da cantieri dismessi, mostre d’arte, demolizioni urbane: porte, finestre, pavimenti, strutture, impianti meccanici. Tutto viene reimmaginato e ricollocato con rigore tecnico e spirito poetico.

«Abbiamo collegato fisicamente i tre edifici preesistenti, costruito un nuovo accesso, ristrutturato camere, corretto le dimensioni dei campi da bocce», ha raccontato l’architetto Giuseppe Rossi. «Ma soprattutto abbiamo voluto creare una piazza. Una piazza vera, affacciata su una fontana e su una grande panca pubblica, che diventa spazio di comunità». Una scelta funzionale e simbolica: qui si terranno eventi, tornei, momenti di condivisione.

Sul fronte sportivo, il bocciodromo coperto a tre viali, ora omologato per ospitare competizioni nazionali e internazionali, debutterà con il Campionato Ticinese a coppie il prossimo 22 giugno. «Le bocce sono uno sport che non distingue per età o genere, ma per livello. Questo lo rende inclusivo per natura», ha osservato Bolzani. Parole condivise da Gianni Gnesa, presidente della Bocciofila Verzaschese: «Abbiamo atteso questo momento per oltre vent’anni. Dopo la pandemia, molti spazi simili sono andati persi. Questo è un segnale concreto: investire in sport e socialità è ancora possibile».

Ma Il Platano è anche e soprattutto un progetto a forte impatto sociale. La gestione della locanda e del ristorante è affidata al gruppo 1908, che ha costruito un modello di ristorazione integrata e locale. «Siamo grati per la fiducia ricevuta», ha detto Michele Montenegro. «Portiamo avanti un’idea di impresa fondata sulla qualità, sulla collaborazione e sull’impegno verso il territorio. Il Platano sarà un luogo da vivere, ma anche un'opportunità per creare valore sociale e culturale».
Determinante, in questo senso, la collaborazione con la Fondazione Il Gabbiano e il progetto Midada, attivo dal 2010 nel reinserimento professionale di giovani in situazione di vulnerabilità. «Per noi è un progetto di rigenerazione, non solo urbanistica, ma personale», ha dichiarato il direttore Edo Carrasco. «I ragazzi si metteranno alla prova nella ristorazione e nella manutenzione, imparando un mestiere e costruendo autostima».
Il valore collettivo del progetto è stato sottolineato anche dal direttore della Divisione dell’economia cantonale, Stefano Rizzi: «Questa è una forma di ingegneria sociale: impresa che diventa relazione, luogo, visione. In Ticino possiamo costruire realtà sostenibili, dove innovazione e tradizione si intrecciano e diventano opportunità».

Anche il sindaco di Gambarogno, Gianluigi Della Santa, ha voluto ricordare la valenza simbolica dell’iniziativa: «Per decenni, qui si è visto solo degrado. Oggi questo spazio viene restituito alla collettività. È il frutto di un lavoro armonioso tra istituzioni, imprese e progettisti. E di un modo nuovo, e più giusto, di fare impresa».
Dal punto di vista tecnico, l’intervento ha seguito i principi della progettazione modulare e del “riuso gentile”: elementi dismessi da cantieri e mostre d’arte sono stati tracciati, recuperati e adattati. Le finestre, ad esempio, provengono dalla Residenza Emmy di Lugano; i pavimenti, dalla mostra «Streams of Spleen» di Shahryar Nashat al MASI; le porte, da lotti industriali salvati dalla demolizione. Ogni oggetto ha una storia, ogni dettaglio è narrazione.

«Non abbiamo semplicemente arredato: abbiamo raccontato un paesaggio», ha sintetizzato l’architetto Rossi. «L’upcycling non è decorazione: è un atto culturale, una scelta etica».
Un progetto, insomma, dove tutto è pensato per durare e rigenerare: gli spazi, le relazioni, le vite. E se oggi a Quartino il tempo sembra scorrere con una lentezza nuova, non è solo per la quiete dei vigneti e per il rumore morbido delle bocce. È perché un luogo, come ha detto Bolzani, «ha senso solo se crea convivialità. Io non costruirò altri bocciodromi. Ma se questo diventerà davvero un centro vivo per il territorio, allora il sogno sarà compiuto».
