Schiacciati da spese e debiti: «Il risparmio non esiste più»

«Le richieste rimangono costanti: ad oggi, quest’anno abbiamo avuto 377 nuovi contatti, persone dunque che ci chiamano chiedendoci aiuto. Inoltre, abbiamo una cinquantina di casi aperti». A parlare è Simona Bernasconi, direttrice dell’associazione SOS debiti.
Il tema, come si può intuire, è proprio quello: i debiti. In un Ticino colpito dai rincari e caratterizzato da un salario mediano fra i più bassi del Paese (in questo senso, l’ultimo rilevamento dell’Ufficio federale di statistica pubblicato a fine novembre è impietoso), è molto facile finire nella trappola di bilanci familiari che – improvvisamente – non tornano più. E allora, uno dei rischi più grandi è quello di piombare in un’altra spirale: quella dei prestiti. Che danno l’illusione alle persone in emergenza economica di risolvere immediatamente il problema, ma che nel medio termine portano soltanto a una situazione ancora più disperata. «Il problema è che sempre più persone vivono sul filo del rasoio», spiega ad esempio Stefano Frisoli, direttore di Caritas Ticino: «Basta poco, una spesa imprevista o la perdita del lavoro, per non saper più come fare per pagare le fatture».
Ma sul tavolo c’è un altro fenomeno, come testimonia ancora Frisoli: molte persone che si rivolgono a Caritas per situazioni debitorie «non sanno dove finiscono i loro soldi». Sintomo, quindi, anche di una cattiva capacità di gestione del budget individuale o familiare. Bernasconi, dal suo osservatorio, nota invece una sempre maggiore complessità dei casi. «Se fino a qualche anno fa le situazioni erano più ‘‘semplici’’ sia dal punto di vista familiare sia da quello del tipo di debito, oggi i casi sono complessi e dunque di difficile soluzione».
Famiglie diverse
Sul tema dei debiti, come abbiamo appena visto, si apre uno spaccato del cantone che interroga non solo le istituzioni, ma anche la nostra società. Innanzitutto, bisogna capire i motivi che spingono le persone a finire nel vortice. «Sono molteplici i fattori, non c’è soltanto un motivo scatenante», sottolinea a questo proposito la direttrice di SOS debiti. «Innanzitutto penso alla composizione familiare, che non è più quella di 40 anni fa. Ci sono divorzi difficili, che comportano dei costi, ad esempio». Poi, però, si arriva anche a toccare le tasche. Quanto le persone riescono a mettere da parte a fine mese. Ancora Bernasconi. «Non c’è più possibilità di risparmio, le spese sono aumentate moltissimo, pensiamo solo alla cassa malati. Parallelamente, gli stipendi si sono mossi ma non di pari passo. E non sono adeguati al rincaro». La situazione delle persone e delle famiglie ticinesi, un colpo dopo l’altro, anno dopo anno, si è quindi deteriorata.
Transazioni invisibili
Ma al di là degli aumenti, del risparmio che non esiste più e della nuova composizione delle famiglie, sullo sfondo si intreccia un altro problema: le spese incontrollate. Spesso micro-transazioni, indolori se prese singolarmente ma che quando si sommano possono far scricchiolare bilanci in apparenza sani. «Il problema strisciante da anni, e che vediamo quando diamo sostegno a chi si rivolge a Caritas, è il modello di consumo», rileva da parte sua Frisoli. «Da un lato si è persa quella prassi molto intelligente di mettere da parte il franchetto per far fronte a periodi difficili, dall’altro si tende a rateizzare ogni acquisto, a sottoscrivere abbonamenti di streaming e ad acquistare in leasing. Un modello di consumo su cui si fonda la nostra società ma che spinge a utilizzare tutto quello che abbiamo e a ipotecare tutto quello che non abbiamo». E allora, basta un niente - una contrazione del salario, un episodio imprevisto, un aumento significativo del premio mensile - per far sballare i conti. «Durante il COVID eravamo tutti a casa a fare niente, ma con il telefono in mano», aggiunge Bernasconi. «E questo ha ingigantito un’abitudine all’acquisto online già presente». Senza un paracadute finanziario, anche un’otturazione di un dente può diventare rischiosa: «Basta poco per finire sotto». E non c’è, riprende Frisoli, «una gestione oculata di ciò che entra». Il direttore di Caritas nota le trasformazioni della società, dei consumi, dai vestiti. Da che cosa, quindi, la gente deposita nei cassonetti per la raccolta. «La quantità di abiti che arriva dal fast fashion è enormemente cresciuta. E allora uno si deve chiedere: che tipo di acquisto sto facendo? In realtà, probabilmente, in quel momento sto solo soddisfacendo un bisogno di comperare un oggetto che forse non utilizzerò mai». Una questione che interroga anche l’uso che facciamo dei social, la spinta all’imitazione, la necessità di avere il superfluo. Costi quel che costi. Anche se per averlo bisogna indebitarsi.
La scarsa conoscenza dei diritti
In generale, poi, a pesare su molte situazioni di indebitamento è la scarsa conoscenza delle possibilità di aiuto presenti sul territorio. «Ci sono persone che, semplicemente, non sanno che esiste quel servizio o che hanno diritto a quel tipo di sussidio», osserva Bernasconi a questo proposito. Persone dunque che non conoscono i propri diritti. C’è poi l’aspetto della pressione sociale, altro elemento centrale. «Persone che per vergogna non chiedono ciò che invece è un loro diritto», precisa la direttrice dell’associazione. «E poi c’è la paura di chi è in Ticino con un permesso B o C di perdere il rinnovo nel caso in cui si facesse aiutare con dei sussidi o degli assegni AFI-API, paura evidentemente infondata». Manca, quindi, una comunicazione adatta, un’informazione capillare specie nella fascia di popolazione più fragile.
Bisogna tornare a educare
Come fare, allora, per contrastare quello che anche Frisoli definisce un «trend in crescita?». La famiglia e la scuola, in questo senso, potrebbero giocare un ruolo importante, una prima barriera. «La scuola può certamente svolgere un’azione di sensibilizzazione, ma ciò che conta sono le famiglie», osserva il direttore di Caritas. «Non possiamo pensare di delegare ad altri ciò che dovrebbe essere veicolato in casa. Ma bisogna agire anche sugli adulti, sugli stessi genitori, in modo da dotarli degli strumenti necessari per prevenire situazioni economiche difficili». «Purtroppo non sono più tante le famiglie che insegnano ai loro figli la gestione di un bilancio, delle entrate e delle uscite», spiega invece Bernasconi. «E come si insegna il risparmio se già i genitori non riescono a risparmiare? Ci troviamo in un momento in cui qualcuno deve prendersi la responsabilità di istruire i giovani, specie chi arriva da culture distanti, all’uso del denaro ma anche ai servizi di aiuto disponibili sul territorio».
L’acqua alla gola
In chiusura, poi, c’è il tema del rincaro più pesante e allarmante: il premio di cassa malati. Motivo di indebitamento anche per chi ha accesso ai sussidi, visto che talvolta la decisione da parte dei servizi cantonali arriva solo mesi dopo la richiesta. «Ci sono diversi lavoratori poveri in Ticino», evidenzia la direttrice di SOS debiti. «Ho già visto casi in cui l’affitto costa meno del premio. E qui subentra il tema di chi si fa prestare soldi per pagare la cassa malati, con il solo risultato di aggravare ancora di più la propria posizione economica. La gente è talmente con l’acqua alla gola da vedere oro dove oro non c’è. E delle nuove richieste di aiuto ricevute quest’anno, il 99% aveva debiti di cassa malati. Tanto che non lo chiedo praticamente più alle persone: so che c’è». Una condizione in cui finiscono anche parecchie persone anziane e sole.
«Lavorare sull’educazione è l’unico modo per uscirne», aggiunge in conclusione Frisoli. «Il sovraindebitamento, ripeto, è un effetto collaterale del nostro modello di consumo. Ma noto grande disorientamento nei confronti della gestione del budget familiare».
