Ticino

Simonetta Rota: «Creare esperienze è il mio modo di dare qualcosa agli altri»

Dalla carriera nell’IT agli eventi su misura, fino alla presidenza del Lions Club Monteceneri: quando organizzazione, relazioni e charity diventano un unico progetto
©Gabriele Putzu
Mattia Sacchi
14.12.2025 16:21

Simonetta Rota preferisce che a parlare siano i progetti e le persone che riesce a coinvolgere. «Non mi sono mai riconosciuta nei grandi proclami», dice, «mi interessa costruire cose che funzionano e che abbiano senso per chi le vive, lasciando qualcosa anche dopo». Dopo oltre vent’anni in ruoli manageriali nel settore dell’Information Technology – tra Microsoft, Adobe e Trend Micro – ha scelto di cambiare direzione e di investire su quello che definisce «il mio progetto dell’anima». Nel 2016, attorno ai quarant’anni, lascia la vita da multinazionale e fonda a Lugano la Simonetta Rota Agency, specializzata nell’organizzazione di eventi su misura tra Svizzera e Italia. Oggi quella stessa combinazione di visione strategica, organizzazione e attenzione alle relazioni è al centro anche del suo incarico di presidente del Lions Club Monteceneri, in carica dallo scorso luglio fino al prossimo 30 giugno 2026.

Il passaggio non è stato indolore. «È stato un vero salto nel vuoto», ammette. «Dopo tanti anni a livelli manageriali, viaggiando moltissimo e gestendo grandi team, ho sentito il bisogno di dedicarmi a qualcosa di più mio, più creativo, che mi rappresentasse davvero». Il Ticino diventa il luogo in cui ricominciare, pur con le difficoltà di chi arriva da fuori. «Le relazioni qui contano tantissimo, e all’inizio non è scontato farsi spazio». A fare la differenza, nei primi anni, è stata la fiducia costruita in precedenza: «I primi clienti sono stati ex capi e aziende con cui avevo lavorato. Il primo evento dell’agenzia l’ho organizzato per Trend Micro, ed è stato un segnale forte, quasi una benedizione».

Con il tempo l’agenzia cresce e si struttura, sviluppando una particolare competenza nel settore automotive, grazie anche a una rete di contatti sui principali circuiti europei. Ma Rota tiene a precisare che il vero tratto distintivo non è il settore. «Io voglio stare nel bello», afferma. «Non creare semplicemente eventi, ma esperienze». In un contesto come quello ticinese, dove l’offerta è fitta e il rischio di omologazione sempre presente, la sfida è dare senso anche alle occasioni più semplici. «Oggi anche una cena di Natale deve avere un perché forte. Le persone non devono tornare a casa solo dicendo «si è mangiato bene», ma portandosi via qualcosa: un’idea, un incontro, un’emozione che resta».

La parola «esperienza» è inflazionata, e l’imprenditrice ne è consapevole. «Per me tutto parte dalla cura del dettaglio», spiega. «Dal primo minuto in cui iniziamo a sviluppare un progetto fino alla fine dell’evento. Anche la cosa piccola, inattesa, quella a cui il cliente non aveva pensato». È un lavoro di regia totale: location, fornitori scelti su misura, gestione degli ospiti che arrivano dall’estero, trasferimenti, comunicazione. «Il cliente ci affida un obiettivo e poi deve potersi godere il risultato, senza preoccuparsi di nulla, sentendosi accompagnato».

Un approccio che diventa ancora più complesso in una fase storica in cui i budget si riducono e gli eventi sono spesso tra le prime voci a essere tagliate. «È vero, sono tempi difficili», riconosce. «Ma rinunciare agli eventi è una scelta semplice e superficiale. Oggi il business è basato sulle relazioni, e l’evento resta uno dei momenti più forti per coltivarle». Anche con risorse limitate, insiste, si può mantenere qualità. «Qui entra in gioco la rete di fornitori e partner costruita negli anni. Quando il budget scende, le idee devono salire».

Questa stessa competenza organizzativa è ciò che Rota porta nel suo impegno nei Lions. «Essere presidente del Lions Club Monteceneri è un ruolo che mi dà una grande soddisfazione», dice. «Mi permette di mettere le mie competenze al servizio di qualcosa che va oltre il lavoro, e di farlo insieme ad altre persone che credono davvero nella causa». Il programma del suo anno di presidenza nasce dal motto scelto: «Dare con amore, ricevere con gratitudine». «Non è uno slogan. Sono due valori che mi guidano nella vita, e ho voluto tradurli in iniziative concrete, misurabili».

Il calendario è intenso: 17-18 eventi in un anno. Tra i momenti centrali c’è la cena degli auguri del 19 dicembre allo Spazio Eventi Meta di Palazzo Mantegazza, a Lugano-Paradiso, legata al progetto «Bambole per la speranza». «Sono particolarmente fiera di questo progetto», racconta. «Perché coinvolge gli studenti della SAMS – Scuola d’Arte e Mestieri della Sartoria di Lugano – che stanno creando bambole di pezza uniche, interpretandole con la loro creatività e sensibilità». Il ricavato sarà devoluto all’Associazione Cancro Infantile in Svizzera. La serata prevede anche momenti di intrattenimento con Arcadionduo e una lotteria. Le riservazioni sono aperte anche agli ospiti esterni, scrivendo a [email protected]

Il percorso prosegue il 28 gennaio con «Presente» di Paolo Ruffini, una cena-spettacolo a sostegno dell’associazione Ronald McDonald e Cancro Infantile in Svizzera per i bambini affetti da gravi patologie oncologiche. A febbraio spazio alle conferenze in collaborazione con l’USI: il 25 febbraio un incontro dedicato all’intelligenza artificiale, letta attraverso le sue implicazioni umane ed etiche, con l’obiettivo di stimolare una riflessione accessibile e non tecnica grazie a relatori autorevoli del mondo accademico e personaggi inediti che ne spiegheranno l’utilizzo in contesti inediti quali l’aviazione.

«Mettere a disposizione il mio tempo, la mia energia e le mie idee è una scelta consapevole», conclude Rota. «Ho deciso di restituire al prossimo una parte dei privilegi di cui godo. È un anno impegnativo, ma è esattamente quello che voglio fare». Al termine del mandato resterà socia del club. «Magari tirando un po’ il fiato», sorride, «ma continuando a dare il mio contributo».

E anche sul fronte professionale lo sguardo resta fiducioso. «I prossimi anni saranno quelli dei micro-eventi, più mirati e più umani», dice. «Meno clamore, più relazione. È lì che vedo il futuro, ed è lì che voglio continuare a lavorare».