Il rapporto

Sovraffollamento e problemi nelle carceri ticinesi: «Sistema a rischio collasso»

Personale sottoposto a forte stress, mancanza di risorse, aumento dei detenuti affetti da disagio psichico: il rapporto annuale della Commissione di sorveglianza lancia l’allarme e chiede investimenti - Gobbi: «Sorpresi dal numero di candidature ricevute per il concorso di agenti di custodia»
©Gabriele Putzu
Giona Carcano
12.06.2025 23:00

Personale sotto forte stress, turni pesanti, condizioni salariali poco attrattive, aumento del numero dei detenuti con gravi problemi psichici, sovraffollamento. La situazione delle carceri ticinesi descritta nel rapporto annuale di attività della Commissione di sorveglianza delle condizioni di detenzione (CSCD) è impietoso. I problemi emersi, infatti, sono profondi e numerosi. Tanto che, come evidenziato nel documento, senza interventi strutturali, il sistema penitenziario rischia un progressivo collasso.

Il tema è emerso con forza questa sera, quando il Parlamento ha discusso il rapporto. Il quadro che emerge «è critico e richiede interventi urgenti» ha ad esempio sottolineato Patrick Rusconi (PLR), presidente della Commissione. «Il carcere della Stampa e quello della Farera hanno operato in alcuni periodi oltre la capienza massima». Il problema del sovraffollamento, oltre a essere cronico, secondo il deputato liberale radicale si riflette sul personale. «È dunque necessario intervenire anche sulle risorse, in modo da migliorare la qualità del lavoro». A mente di Rusconi, inoltre, servono anche apposite strutture sanitarie alla luce dell’aumento dei detenuti con problemi psichici e comportamentali. «Insomma, bisogna agire ora e affrontare le cause strutturali del problema» per evitare il collasso dell’intero sistema carcerario ticinese. La speranza? Il nuovo carcere. Ma va fatto in tempi stretti: «I Grigioni hanno impiegato solo quattro anni per costruire una struttura moderna», ha chiosato il presidente.

Le stesse questioni le ha quindi affrontate anche Giovanni Berardi (Centro), il quale ha lanciato un appello per disporre, in Ticino, di strutture adeguate «per migliorare le condizioni di detenzione e di sorveglianza». Inoltre, ha aggiunto ancora Berardi, quando si tratterà di valutare la costruzione di un nuovo penitenziario, bisognerà ragionare assieme agli altri Cantoni.

Servono misure urgenti

Più «pessimista», riguardo all’edificazione di un carcere, Maruska Ortelli (Lega). «Non abbiamo né lo spazio, né i mezzi», ha spiegato. Ma intanto, ha riconosciuto, «continuamo a mettere dei cerotti» su un sistema che mostra dei limiti. Il grosso problema, per la deputata, è rappresentato dai casi psichiatrici. «Non sarei così pessimista», ha ribattuto Beppe Savary (PS/FA). «Se ce l’hanno fatta i grigionesi, possiamo farcela anche noi, ma bisogna volerlo», ha detto in riferimento alla necessità di disporre di un nuovo carcere. «Bisogna investire per ottenere qualcosa. Investire nel potenziamento del personale, nel potenziare il Ministero pubblico che permetterebbe di accorciare i tempi di permanenza alla Farera». E anche Savary ha riconosciuto un «grossissimo problema» nell’avere così tanti detenuti con problemi psichici e psichiatrici. Lara Filippini (UDC) ha da parte sua fatto notare che tutti conoscono i problemi del sistema carcerario, ma bisogna ricordarsene anche quando si tratterà di approvare i crediti per una struttura moderna. «Non si tratta di fare un favore a qualcuno, ma di fare del bene a tutta la comunità». Per Giulia Petralli (Verdi), invece, i grossi problemi del sistema carcerario «sono la conseguenza di scelte rinviate per troppo tempo, e ora è tempo di avere coraggio». «Serve con urgenza un intervento strutturale», le ha fatto eco Sara Beretta Piccoli (PVL).

«Non voglio fare il leghista»

Anche Norman Gobbi ha riconosciuto la questione «dell’ampia occupazione» delle carceri. «Qualcuno ha chiesto quali misure strutturali si possono attuare: non vorrei fare il leghista, ma una risposta è molto semplice. Non lo dico, ma vi faccio un esempio. In Italia, la popolazione italiana all’interno delle strutture carcerarie è del 60%-70%. In Ticino il rapporto è inversamente proporzionale». Un problema, ha spiegato il responsabile del Dipartimento delle istituzioni, comune «in tutta la Svizzera». La causa è la posizione «di transito» del Ticino, ma anche il traffico di stupefacenti, «un problema endemico di tutta l’Europa». Inoltre, per Gobbi, serve una certa coerenza da parte del Parlamento. «Ripensando alla discussione sul consuntivo, da un lato ci si chiede di fare di meno. Ma dall’altro, leggendo i rapporti settoriali, ci viene chiesto di fare di più anche per l’ultimo caso sociale. Quando si devono fare delle scelte, bisogna alzare o abbassare la ‘‘livella’’ dove ce lo si può permettere». Per quanto riguarda il personale, infine, Gobbi ha evidenziato il numero di candidature giunte per il concorso per l’assunzione di agenti di custodia. «Ne sono arrivate ben 180», ha spiegato. Un numero «inaspettato» e che fa dunque ben sperare nell’ottica di migliorare le condizioni di lavoro nel settore.