Teatro e danza a Gemmo: attori in cerca d'accordo

È «un altro grande sogno» dice il vicesindaco Roberto Badaracco: parole calibrate alla malparata finanziaria della Città. La realizzazione di una sala prove per la danza e il teatro nella ex sottocentrale di Gemmo non sarà ancora un progetto vero e proprio, d’accordo, ma sul tavolo ci sono comunque uno studio di fattibilità, un piano commerciale e alcuni punti fermi a livello di cifre. Su tutti: i dieci milioni di franchi necessari per la ristrutturazione dello stabile di proprietà delle AIL. Lo diciamo subito: il destino di questa visione è nelle mani dell’azienda energetica di proprietà comunale. L’idea nasce da lontano.
È legata ai mal di pancia avuti negli anni dalle compagnie attive sul territorio – Finzi Pasca, ma non solo – a causa della carenza di spazi per le prove. «Così avevamo messo gli occhi su questo edificio, elaborando anche un business plan per chiarire i costi previsti e i ricavi necessari. Una struttura di questo tipo sarebbe di grande supporto al LAC per il teatro e la danza. Il primo grande sogno, quello del polo della musica, lo stiamo realizzando: questo sarebbe il secondo». Sarebbe. Bisogna capire come arrivarci. «Data la situazione economica complessiva – ha scritto il Municipio esprimendosi sulla mozione della socialista Nina Pusterla “Per un polo di creazione culturale nell’area di Besso-Massagno” – non ci sono attualmente le condizioni per procedere a un acquisto del terreno».
Lo studio di fattibilità e il piano commerciale, realizzati dal Comune in collaborazione con LAC, Compagnia Finzi Pasca e Danse Suisse, sono stati presentati alle AIL «e recentemente il capodicastero Cultura», Roberto Badaracco, «ha incontrato il nuovo CEO di AIL», Angelo Bernasconi, «per verificare l’effettivo interesse da parte dell’azienda a prendersi carico degli interventi necessari allo scopo, per poi permettere alla Città e alle parti coinvolte di usufruire degli spazi riqualificati», che ora sono in disuso. La formula su cui si sta ragionando è quella dell’affitto. A mente della Città, le AIL potrebbero far fronte ai costi di ristrutturazione e poi incassare un canone annuale che permetta loro almeno di pareggiare l’investimento. Con il tempo, è chiaro.
Ed è altrettanto chiaro che le spese per l’affitto non dovranno gravare solo su Palazzo civico. Servirebbe un mix di ricavi come quello che alimenta l’attività del LAC, con contributi pubblici ma anche privati. «Anche il Cantone potrebbe darci una mano – aggiunge Badaracco – perché andremmo a creare una casa della danza e del teatro di valenza ticinese. Così forse potremmo sopportare l’onere locativo, ma ci sono ancora diverse tessere da sistemare». Da noi contattate, le AIL confermano che la valorizzazione della sottocentrale «è un tema» e che «l’idea di realizzarci una sala prove è tutt’ora al centro di valutazioni da parte della direzione», che poi verranno sottoposte al consiglio d’amministrazione.