Polume

Terza corsia: al nord si sorride, il sud teme per la qualità di vita

La Confederazione ha annunciato che la realizzazione del potenziamento dell’autostrada verrà anticipata di dieci anni – Per il sindaco di Lugano «è un importante passo in avanti» – A Mendrisio restano dubbi e paure
L’orizzonte temporale è passato dal 2040 al 2030. ©Cdt/putzu
Stefano Lippmann
29.01.2022 06:00

Per quel che concerne la viabilità tra Lugano e Mendrisio, Berna ha deciso di cambiare marcia e di aumentare la velocità. La Confederazione ha annunciato delle modifiche nel cronoprogramma del progetto Polume – che prevede, tra l’altro, la realizzazione della terza corsia dinamica in autostrada tra il Mendrisiotto e il Luganese –, anticipando il tutto di 10 anni (vedi CdT di giovedì). Non si guarda più al 2040, ma al 2030. Il progetto, è risaputo, divide la popolazione (contro il progetto c’è stata anche una petizione che ha raccolto 6.300 adesioni) e divide anche i comuni e i distretti.

La contrapposizione più evidente è quella tra le città di Mendrisio e Lugano: la prima resta scettica, la seconda sorride. «Siamo estrememamente contenti di questo anticipo di 10 anni» commenta il sindaco di Lugano Michele Foletti, pur riconoscendo che «la decisione non è ancora definitiva, ma ci fa fare un passo in avanti importante». Per il sindaco, infatti, «grazie alla collaborazione di USTRA e del Dipartimento del territorio siamo riusciti a ottimizzare questo progetto, portando dei vantaggi anche su quello che sarà la viabilità in territorio comunale».

Il pensiero è rivolto soprattutto al «Pian Scairolo, che al termine dei lavori avrà un collegamento diretto con l’A2». Un cambiamento non da poco per la viabilità della zona industriale di Barbengo, «che a Grancia potrà entrare direttamente in autostrada». Poi, evidenzia Foletti, si parlerà anche dei lavori alla galleria della Collina d’Oro che permetteranno di realizzare «un terza corsia dinamica fino all’uscita di Lugano nord». Quest’ultima, specifica il sindaco «non è contenuta nel FOSTRA (il Fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato, ndr) ma dovrebbe rientrare nel conto delle manutenzioni straordinarie. Eravamo un po’ preoccupati – non nasconde il nostro interlocutore – che la terza corsia si fermasse a Lugano sud creando così un potenziale rischio di imbottigliamento».

Un potenziamento dell’autostrada – sostengono gli scettici al progetto – potrebbe però «attrarre» altro traffico. Di che avviso è il sindaco? «Siamo consapevoli che la rete ferroviaria non potrà sottrarre più di tanto i pendolari che oggi fanno capo alla mobilità individuale, lo osserviamo quotidianamente con l’affollamento dei Tilo». Anticipando il tutto di due lustri, per Foletti «i primi miglioramenti si vedranno nel 2040. Allora – annota – avremo un parco macchine differente. Potrà aumentare il traffico se aumenterà la popolazione, ma caleranno l’impatto ambientale e quello relativo al rumore. Dobbiamo guardare il tutto anche in un’ottica di cambiamento tecnologico».

A Mendrisio lo scetticismo rimane
«Al di là del cambio di marcia, noi siamo sempre scettisci sul progetto in sé. E lo abbiamo già espresso, ritenuto che il nostro territorio sarà comunque sollecitato e che non saranno previste delle opere compensatorie». Sono le parole del sindaco di Mendrisio Samuele Cavadini il quale lascia, appunto, trasparire scetticismo. Sindaco che, rispetto al potenziamento dell’A2, è piuttosto a favore «di un potenziamento di altri mezzi di trasporto, come quello pubblico, al potenziamento di alptransit o a investire in altre soluzioni che si sono verificate durante la pandemia». Alla base, per il nostro interlocutore, c’è un’equazione: «Aumentando anche seppur in maniera controllata la capacità dell’autostrada, rendi più attrattivo il collegamento». E, dunque, l’aumento ulteriore del traffico è dietro l’angolo. E allora: «Come potrebbero reagire gli svincoli, le uscite autostradali per il traffico che ritorna a sud?». La paura è che «la qualità di vita del Mendrisiotto venga ulteriormente peggiorata, come pure la libertà di movimento sul territorio, a causa di un maggior afflusso di traffico». C’è un ulteriore punto dolente a mente di Cavadini: «Se il progetto dovesse vedere la luce non ci hanno soddisfatto nemmeno le misure compensatorie». Nella zona del Basso Ceresio verrà realizzata la riqualifazione a lago (con la creazione, ad esempio, di una passeggiata), ma noi – lamenta – intendavamo qualcosa sulla tratta a sud: maggiori ripari fonici e eventuali coperture». Sicuramente ricontatteremo USTRA per fare il punto della situazione. Vogliamo tenere aperta la discussione».