Lugano

Un contenitore culturale che unisce due mondi

La Tour Vagabonde sullo sterrato della Gerra sta dimostrando finora che scena indipendente e istituzioni possono convivere «con un progetto ben articolato» – È un banco di prova importante per Lugano
La Tour Vagabonde ha fatto tappa anche a Losanna, Ginevra, Basilea, Digione, Parigi e Lione. ©Ti-Press/Alessandro Crinari
Valentina Coda
11.01.2023 06:00

Chiamatela risposta a una sensazione di vuoto, dimostrazione tangibile che la qualità è di casa anche fuori dagli spazi istituzionali oppure, banalmente, la semplice unione delle due cose. Fatto sta che questi undici metri di contenitore culturale eretti a fine dicembre sullo sterrato della Gerra – in cui viene messo in scena, fino al 28 marzo, un ampio ventaglio di discipline artistiche, dalla musica al teatro, dalla poesia al cinema fino alla danza e al circo – è un banco di prova molto importante per Lugano. L’affluenza e l’ambiente fuori e dentro la Tour Vagabonde sono la dimostrazione che sì, la convivenza tra scena indipendente e istituzioni è possibile, oltre a suscitare lo stupore e l’interesse di alcune persone che di questo mondo non ne conoscevano neanche i contorni. Con Damiano Merzari, musicista, promotore culturale, organizzatore di eventi e membro dell’Associazione Idra (curatrice del progetto) abbiamo parlato del significato di questa proposta per la città di Lugano, di transizione culturale e, perché no, di un futuro sulle rive del Ceresio che va in questa direzione. Parola anche al vicesindaco di Lugano, Roberto Badaracco.

«Un luogo di aggregazione»

Partiamo dal fatto che la Tour Vagabonde, una struttura circolare itinerante articolata su tre piani che può accogliere fino a trecento persone, trasloca da una parte all’altra della Svizzera (e dell’Europa) da decenni. E decenni dopo, per la prima volta, le è stato concesso il via libera per sorpassare il Gottardo. Un segnale forte e un tentativo, da parte della Città, di rivitalizzare un «ecosistema» culturale sfiorito negli ultimi anni dalla chiusura di luoghi simbolo della scena alternativa. «Ho vissuto la Tour diverse volte quando viaggiava in giro per la Svizzera e sognavo, un giorno, di portarla a Lugano – ci racconta Merzari –. Ma una volta vista sullo sterrato della Gerra, non mi sarei mai aspettato che mi avrebbe creato questa emozione. Era esattamente come avrei voluto che fosse. Anche chi porta la struttura da una parte all’altra della Svizzera da anni ha visto raramente un entusiasmo simile. Questo vuol dire che Lugano la vuole vivere, è pronta e ha capito lo spirito giusto per farlo».

Al netto di tutto, quindi, cosa rappresenta questa proposta culturale per la città di Lugano? Per Merzari è sicuramente «un ideale a cui potrebbe aspirare, in futuro, un centro culturale a Lugano. Con questo progetto volevamo creare un luogo di incontro più che di eventi, quindi è possibile far convivere un connubio tra intrattenimento e incontro, cultura e divertimento». La volontà di creare un centro culturale a Lugano, però, continua a sbattere contro il muro della cronica mancanza di spazi. «Sarebbe bello – prosegue – riuscire finalmente a trovare un luogo dove poter aggregare le persone». Il concetto aggregativo che ricorre nelle parole del promotore culturale trova riscontro, oltre che all’interno della Tour Vagabonde, anche all’esterno, dove «il fuori» è sempre stata «una componente molto importante di qualsiasi posto. A molta gente piace stare in compagnia senza essere vincolata ad ascoltare o vedere un contenuto che viene proposto all’interno». Alla fine dei conti, sembrerebbe che la ricetta vincente di questo progetto che sta mettendo d’accordo istituzioni e cultura indipendente, sia composta da due ingredienti: «una buona comunicazione» e «un discorso apolitico, nel senso che è esclusivamente in favore della cultura e dell’aggregazione. Le priorità sono queste».

Qualche protesta per i rumori

Per fare un bilancio intermedio è ovviamente troppo presto. Ma dopo tre settimane dall’inaugurazione de «La Straordinaria», la programmazione culturale curata dall’Associazione Idra, «il successo è incredibile», esordisce il capodicastero cultura, sport ed eventi Roberto Badaracco. «Le persone si trovano alla Gerra per vedere gli spettacoli, oppure per scambiarsi solo qualche parola e stare in compagnia. È diventato un luogo di aggregazione per tutti e la dimostrazione che esiste una cultura indipendente, fatta di varie realtà, che si organizza in autonomia e propone iniziative di successo». Colpisce e attira, oltre al fascino della struttura in sé, l’atmosfera che si respira sia dentro che fuori: un condensato di condivisione e relazioni sociali che «rendono unico questo momento, in cui è la prima volta che un progetto simile, con una proposta così variegata, trova spazio per un periodo così lungo».

La ricetta è quella giusta, quindi? «Mi auguro che questa esperienza possa creare una consapevolezza positiva attorno alla cultura indipendente e che si possa consolidare questo bisogno di continuità – prosegue Badaracco –. Questa è la dimostrazione che scena indipendente e istituzioni possono coesistere con sostegno, rispetto reciproco e un’offerta culturale ben articolata. Siamo contenti di avere il LAC, ma Lugano ha bisogno anche di una realtà dove il tessuto culturale possa esprimersi». Uniche note negative sono delle segnalazioni giunte in Polizia per il volume della musica troppo alto. «Lo abbiamo fatto presente agli organizzatori. C’è da dire, però, che hanno sempre rispettato le regole».

Primo appuntamento con il cinema

Primo appuntamento con il cinema questa sera alle 21. Verrà proiettato il documentario «L’Enticelle» (in versione originale con sottotitoli in italiano) dei registi Valeria Mazzucchi e Antoine Harari sulla realtà della Zone à Défendre di Notre-Dames-des-Landes, uno dei più grandi spazi autonomi d’Europa situato a circa trenta chilometri dalla città di Nantes, in Francia. Alla proiezione parteciperanno sia Valeria Mazzucchi che Antoine Harari. A seguire discussione con alcune realtà in difesa del territorio.

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