Lugano

«Un grande prato non dà né posti di lavoro né futuro»

Il municipale UDC e capodicastero Consulenza e gestione, Marco Chiesa boccia l’idea «verde e rivoluzionaria» dell’Ufficio presidenziale PLR con a capo Paolo Morel per il comparto del Campo Marzio
Il rendering realizzato dall’Ufficio presidenziale del PLR che immagina nel comparto del Campo Marzio un parco e una torre con contenuti alberghieri e residenziali.
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
13.09.2025 06:00

«Con i sogni si abbelliscono i volantini, con i progetti concreti si fa avanzare la città. Un parco è un lusso per chi ha già costruito il proprio futuro. Noi non siamo ancora a quel punto». Marco Chiesa, municipale UDC e capo Dicastero consulenza e gestione di Lugano, reagisce così alla visione dell’Ufficio presidenziale del PLR con a capo Paolo Morel che immagina un grande parco nel comparto del Campo Marzio. Visione che proprio ieri sul CdT è stata bocciata anche dal municipale PLR, Roberto Badaracco. Mentre oggi (vedi sotto) è appoggiata dall’altra municipale liberale radicale, Karin Valenzano Rossi. «Un grande prato è un’idea tanto suggestiva quanto illusoria - riprende Chiesa - non porta posti di lavoro e neppure benefici economici, dunque neanche un futuro alla nostra città». Tutto questo quando invece «servono progetti concreti che generano valore e benessere».

Il capo Dicastero è perciò sicuro. «Un parco senza prospettiva economica rischia di diventare solo il monumento all’occasione perduta», continua, prima di aggiungere. «Lugano ha già diversi spazi verdi di pregio: parco Ciani, parco Tassino, parco San Grato, parco Viarno e tutta la Valcolla, che è il polmone verde della città. Ciò che manca non è un prato in più, ma una struttura capace di generare indotto e attrarre visitatori internazionali». Una struttura come il nuovo polo congressuale che il Municipio immagina di realizzare nel comparto con un partenariato pubblico-privato. Non senza ragioni, secondo Chiesa. «Basilea, Zurigo, Ginevra e Lucerna hanno già dei poli congressuali moderni. Restare senza una struttura adeguata significa rinunciare ai congressi e al turismo, due segmenti che generano indotti sul territorio».

Non è insomma un caso che a favore di un nuovo polo congressuale al Campo Marzio siano scese in campo anche associazioni economiche come Camera di commercio, ristoratori e albergatori. «Queste associazioni appoggiano il nostro progetto perché hanno chiaro il suo potenziale e le sue ricadute e io non posso fare altro che dare loro ragione: la ricchezza e il benessere vanno prodotti e il polo congressuale è sicuramente un investimento in questa ottica».

I milioni sul tavolo

Ma non è tutto. Secondo Chiesa c’è anche un altro discorso da fare. «In questi anni a Lugano abbiamo investito quasi 500 milioni per la cultura e lo sport, prima realizzando il LAC, poi mettendo in cantiere il Polo sportivo e degli eventi (PSE) e il Maglio. Ora è arrivato il tempo di investire nel turismo congressuale che genera posti di lavoro, indotto economico-commerciale e prospettive». Anche perché con la collaborazione tra pubblico e privato che si immagina di istituire per il Campo Marzio Nord - il progetto che appunto prevede congressi, residenze, albergo, autosilo, alloggi a pigione moderata, ma anche giardini e aree verdi - la Città metterebbe sul piatto una cinquantina di milioni. «Una cifra che anche per una persona attenta e prudente come sono io non mi fa tremare i polsi perché riesco a vedere in questo investimento il suo grande potenziale per la città in termini di sviluppo», osserva il municipale.

«Serve un esercizio di sintesi»

È però vero che il progetto immaginato dal Municipio non sta raccogliendo troppi consensi dai partiti cittadini, come è emerso dal recente sondaggio voluto proprio dall’Esecutivo per tastare il polso della politica. «Credo che per il Campo Marzio tutti noi dovremmo fare un esercizio di sintesi, rinunciando a qualcosa che sogniamo, facendo un passo indietro per farne due in avanti. Anche perché altrimenti continueremo a discutere di singoli desideri o singoli elementi che non ci vanno a genio, senza però parlare del progetto complessivo che permetterà al nostro Comune di rimanere forte e competitivo anche in futuro».