L'intervista

Viaggi LGBTQ+: «Il Ticino è campione dell'accoglienza e dell'inclusività»

Assieme a Nadine Stachel, manager regionale di Booking.com, inquadriamo uno studio appena pubblicato dalla piattaforma: dalle crescenti preoccupazioni legate alla sicurezza personale agli sforzi del settore
© CdT/Archivio
Marcello Pelizzari
07.06.2023 21:00

«Le etichette vanno bene per le offerte, non per le persone». È lo slogan scelto da Booking.com per Travel Proud, il portale nel portale rivolto alla comunità LGBTQ+ lanciato nel 2021. Un aiuto, se vogliamo, che permette ai viaggiatori di sentirsi al sicuro. L’agenzia di viaggi online olandese, soprattutto, ha appena condotto un’ampia ricerca sui viaggi LGBTQ+. Dalla quale emergono dati al tempo stesso interessanti e inquietanti, nella misura in cui impongono una riflessione seria su concetti come ospitalità e, soprattutto, inclusività.

Per dire: quattro viaggiatori LGBTQ+ su cinque, l’80% dunque, hanno ammesso di dover considerare la propria sicurezza e il proprio benessere quando scelgono una destinazione. «In un contesto di decisioni politiche polarizzanti negli ultimi dodici mesi, la sicurezza personale non è mai stata così importante» ha scritto Booking.com in una nota.

La ricerca è stata condotta in maniera indipendente su un campione di 42.513 persone in 33 mercati, fra cui anche quello svizzero. Per capirne di più, ci siamo rivolti una volta ancora a Nadine Stachel, manager regionale DACH, ovvero Germania, Austria e Svizzera, per Booking.com.

Innanzitutto, che cosa è emerso essenzialmente dalla vostra ricerca?
«La ricerca evidenzia un interessante contrasto tra le crescenti preoccupazioni della comunità LGBTQ+ e l’opportunità per il settore dei viaggi di proporre programmi e soluzioni per sostenere attivamente la comunità. D’altronde, come affermato anche nel nostro comunicato, la sicurezza personale non è mai stata così importante. Per citare solo alcuni dei risultati: quattro quinti (l’80%) dei viaggiatori LGBTQ+ hanno dichiarato, quando scelgono una destinazione, di dover considerare la loro sicurezza e il loro benessere in quanto appartenenti al mondo LGBTQ+. Si tratta di un aumento significativo rispetto al 64% dell’anno scorso. Questa percentuale è aumentata anche per i viaggiatori intersessuali (90%), gender fluid (90%), transfemminili (89%) e transmaschili (87%)».

Quali, invece le peculiarità rispetto al mercato svizzero?
«Nonostante le sfide significative che persistono in molte destinazioni, il 77% dei membri della comunità in Svizzera ritiene che appartenere alla comunità LGBTQ+ li renda più sicuri di sé come viaggiatori, rispetto al 64% del 2022. La ricerca ha anche rivelato che l’alleanza all’interno dell’industria dei viaggi sta giocando un ruolo nel cambiamento di atteggiamenti e percezioni, con il 78% dei viaggiatori che si sente più a suo agio in viaggio grazie alla maggiore inclusività dell’industria stessa. Se si guarda al futuro, nonostante i semi di positività e di progresso per i viaggi LGBTQ+, rimangono la necessità e l’opportunità per il settore di rendere l’esperienza di viaggio ancora più accogliente, inclusiva e olisticamente positiva».

Esistono dati specifici anche per il Ticino?
«Sì. E siamo felici di segnalare che il Ticino e l’area di Lugano si distinguono per la presenza di diverse strutture che hanno aderito al programma Travel Proud di Booking e che, dunque, possono esibire il loro Travel Proud Badge per far sapere ai loro ospiti LGBTQ+ che sono sicuri e benvenuti nelle loro strutture».

A sorprendere non sono tanto le preoccupazioni dei viaggiatori in sé, ma il fatto che nel 2023 le percentuali in merito siano ancora molto alte

A proposito di sicurezza, quali sono le maggiori sfide cui sono confrontati i viaggiatori LGBTQ+?
«A sorprendere non sono tanto le preoccupazioni dei viaggiatori in sé, ma il fatto che nel 2023 le percentuali in merito siano ancora molto alte. Quasi un terzo degli intervistati svizzeri, il 28%, ha affermato di essere stato oggetto di stereotipi. Percentuale che sale al 51% per i viaggiatori gender fluid o gender queer se consideriamo i risultati a livello globale. Inoltre, quasi un terzo (30%) degli intervistati in Svizzera ha affermato di essere stato fissato, deriso o insultato verbalmente da altri viaggiatori. Questa cifra, sempre a livello globale, è più alta fra i viaggiatori pansessuali (26%) e le lesbiche (23%). Lo stesso numero di viaggiatori LGBTQ+ svizzeri (30%) ha dichiarato di aver affrontato la medesima situazione, ma con persone del posto. Il 20% degli intervistati elvetici ha pure dichiarato di essere stato minacciato o intimidito dalle forze dell’ordine locali. Una percentuale, questa, ancora più alta nei risultati dell’indagine globale per i viaggiatori intersessuali (32%) e per i viaggiatori transgender (24%). Per i transgender, i viaggi possono comportare ulteriori barriere, per esempio se la loro identità di genere, il nome o l’aspetto non corrispondono a quelli del passaporto. Se il 66% dei viaggiatori LGBTQ+ ha ammesso che essere una persona LGBTQ+ ha influito sul modo in cui si presenta in termini di abbigliamento e trucco durante il viaggio, questa percentuale sale a tre quarti (75%) a livello mondiale per i transgender. Inoltre, mentre il 30% dei viaggiatori LGBTQ+ ha incontrato qualcuno che ha attribuito loro erroneamente sesso o pronomi, i viaggiatori transgender che hanno sperimentato questa situazione sono stati ancora di più. Il 38%».

Nel vostro comunicato avete parlato di decisioni politiche polarizzanti negli ultimi dodici mesi. In che modo hanno influenzato le scelte dei viaggiatori LGBTQ+?
«Quasi tre quarti degli intervistati svizzeri (74%) ha ammesso che le notizie di attualità su atteggiamenti, discriminazioni e violenze nei confronti delle persone LGBTQ+ hanno avuto un forte impatto sulla scelta della loro destinazione. Anche dopo aver prenotato il viaggio, i viaggiatori LGBTQ+ solitamente rimangono vigili: oltre la metà di loro, in Svizzera (55%), ha annullato un viaggio nell’ultimo anno dopo aver visto che una destinazione non supportava coloro che si identificano come LGBTQ+».

Quanto sono diffuse la discriminazione e la violenza contro i viaggiatori LGBTQ+ durante i viaggi?
«Purtroppo i numeri ci dicono che c’è ancora molto lavoro da fare: molti intervistati, dal 30% al 50% a seconda dei Paesi e dell’identità di genere, hanno subito una qualche forma di discriminazione durante il viaggio. Noi di Booking.com vediamo in questa situazione un’esigenza reale e un’opportunità per il settore: rendere l’esperienza di viaggio più accogliente, inclusiva e olisticamente positiva. Per questo motivo abbiamo appunto lanciato il programma Travel Proud di Booking.com, che offre corsi gratuiti di ospitalità inclusiva per aiutare le strutture ricettive a comprendere meglio le sfide specifiche affrontate dai viaggiatori LGBTQ+ e a fare in modo che ogni ospite si senta a proprio agio, indipendentemente dal luogo di provenienza, dalla persona che ama o dal modo in cui si identifica».

Lo studio ha pure rivelato che c’è ancora molto da fare per soddisfare le esigenze dei membri della comunità. Mentre è comune ricevere consigli e informazioni sull’area locale quando si arriva in un alloggio, è molto più raro che questi siano rivolti specificamente alla comunità LGBTQ+

Ma come può, concretamente, l’industria dei viaggi contribuire ad aumentare la fiducia all’interno della comunità LGBTQ+?
«L’industria dei viaggi sta chiaramente giocando un ruolo nel cambiamento di atteggiamenti e percezioni. E questo implementando politiche inclusive e accoglienti. Quasi quattro quinti dei viaggiatori LGBTQ+ (77%) si sono detti più a loro agio grazie alla maggiore inclusività del settore, con una percentuale più alta, l’87%, per i viaggiatori gender fluid o gender queer. Tuttavia, lo studio ha pure rivelato che c’è ancora molto da fare per soddisfare le esigenze dei membri della comunità. Mentre è comune ricevere consigli e informazioni sull’area locale quando si arriva in un alloggio (37%), è molto più raro che questi siano rivolti specificamente alla comunità LGBTQ+ (27%). Il 28% degli intervistati, e il 51% di coloro che si identificano come trans, gender fluid o gender queer, vorrebbe essere informato sulla situazione locale per quanto riguarda la comunità LGBTQ+. Pensiamo alla legislazione locale, alle sensibilità religiose o ai luoghi sicuri da visitare».

Qual è il ruolo delle compagnie di viaggio come alleate nel fornire un’esperienza inclusiva e accogliente ai viaggiatori LGBTQ+? In particolare, come si comporta Booking.com con le strutture che non sono apertamente LGBTQ+ friendly?
«La missione di Booking.com è quella di rendere più facile per tutti vivere il mondo. Per questo motivo, abbiamo lanciato il nostro distintivo Travel Proud nel 2021; l’attenzione di questa iniziativa si concentra sia sul ‘più facile’ che sul ‘tutti’ di questa affermazione. Crediamo che tutti debbano essere in grado di vivere il mondo come vogliono, sempre. Tutto ciò che facciamo in Booking.com è eliminare gli attriti dall’esperienza di viaggio e aiutare le persone - indipendentemente dalla loro provenienza, da chi amano o da come si identificano – a vivere esperienze straordinarie nel modo più semplice possibile. Non tolleriamo alcun tipo di discriminazione. Invitiamo i clienti che hanno avuto un’esperienza negativa in una struttura ricettiva a contattarci sempre tramite il nostro servizio clienti, disponibile 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 in 45 lingue in tutto il mondo. Esaminiamo ogni caso e, se necessario, arriviamo anche a interrompere la nostra collaborazione con la struttura in questione».

Quali sono le principali motivazioni che influenzano le scelte di destinazione dei viaggiatori LGBTQ+?
«Quasi i tre quarti degli intervistati svizzeri, come detto, hanno ammesso che le notizie di attualità su atteggiamenti, discriminazioni e violenze nei confronti delle persone LGBTQ+ hanno avuto un forte impatto sulla scelta della destinazione. I viaggiatori LGBTQ+ di Australia (84%), Hong Kong (82%) e Stati Uniti (79%) si sono rivelati i più cauti in questo senso. Se le preoccupazioni per la sicurezza personale, da un lato, hanno un impatto fondamentale sulle decisioni della comunità LGBTQ+, parliamo del 30% in Svizzera, ci sono anche altre motivazioni che entrano in gioco nella scelta di una destinazione: i paesaggi naturali (38%), la cucina locale (33%), le grandi spiagge (34%). È interessante sottolineare che, quando si tratta di esperienze in vacanza, il 76% dei viaggiatori LGBTQ+ svizzeri abbia detto di sentirsi sicuro nel partecipare a tutte le attività che desidera. La maggior parte dei viaggiatori LGBTQ+ svizzeri, il 67%, ha affermato di più propensa a cercare attrazioni e attività pensate per la comunità LGBTQ+. Ad esempio, Booking.com mette a disposizione dei viaggiatori di tutto il mondo una serie di attività specifiche per LGBTQ+, dalle passeggiate guidate nelle vivaci strade del Marais a Parigi e di Asakusa e 2-Chome a Tokyo a un tour informativo a New York, che documenta come le comunità LGBTQ+ abbiano contribuito a trasformare il quartiere di Chelsea nel fiorente quartiere urbano che è oggi».

Tra una maggiore ansia legata ai viaggi e un maggior numero di esperienze positive, queste ultime sembrerebbero essere più comuni

In che modo, invece, le esperienze di viaggio positive aiutano a migliorare la fiducia della comunità LGBTQ+?
«Tra una maggiore ansia legata ai viaggi e un maggior numero di esperienze positive, queste ultime sembrerebbero essere più comuni. Non solo, stanno influenzando positivamente la fiducia dei viaggiatori LGBTQ+. Oltre quattro quinti (l’87%) hanno affermato di aver sperimentato qualche forma di interazione positiva, in particolare quando si tratta di interazioni con i luoghi in cui soggiornare. Per esempio, il 30% ha avuto una corrispondenza amichevole e informativa con la struttura prima dell’arrivo, rispetto al 25% nel 2022, mentre il 45% dei viaggiatori ha affermato di aver avuto un’ottima prima impressione all’arrivo, con tanto drink di benvenuto e personale cordiale (rispetto al 31% nel 2022)».

Può dirci qualcosa di più, concludendo, del nostro cantone?
«Il Ticino è in testa alla classifica in Svizzera con 99 strutture su 152 che si sono sottoposte alla nostra formazione Travel Proud e che, di riflesso, possono esibire il distintivo Travel Proud. Questo straordinario risultato fa del Ticino il cantone più accogliente della Svizzera per numero di strutture certificate. Settanta di queste strutture si trovano a Lugano o nelle vicinanze, penso ad esempio a Capolago».

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