Rancate

Villa Gerosa si risveglia: pronto il progetto di restauro

Pubblicati i progetti che mirano a preservare l’edificio disegnato sessant’anni fa dall’architetto Tita Carloni– Gli attuali proprietari manterranno fascino ed essenza della dimora appartenuta all’ingegner Dante Gerosa
©Gabriele Putzu
Stefano Lippmann
21.06.2025 06:00

Giace addormentata ormai da anni sulla collina che sovrasta Rancate. Si trova lì, al Barozzo, ma è quasi impossibile vederla, vuoi per il disegno architettonico, vuoi perché circondata da muri alberi. È villa Gerosa, la storica abitazione – inserita in un terreno verde gigantesco – tratteggiata negli anni ‘60 del secolo scorso dall’architetto Tita Carloni. Una villa che è sempre stata al centro delle attenzioni, non solo dal lato architettonico. Negli ultimi decenni l’edificio è rimasto più volte disabitato. E non sono mancati nemmeno i tentativi «di rilancio». Già negli anni ‘70 era stata avanzata l’idea di costruire casette o villette nell’ampio terreno, mantenendo villa Gerosa. Anche negli anni Duemila due distinti promotori avevano provato a costruirvi: nel primo caso si immaginavano più di una 40 di appartamenti, nel secondo si lottizzava il terreno a favore, anche in questo caso, di villette.

C’è anche una leggenda di gossip che riporta un interesse nell’abitazione da parte di Eros Ramazzotti e Michelle Hunziker. L’ultimo inquilino che ci ha abitato – parliamo ormai di diversi anni fa – era un cittadino kazako, amante degli animali. Poi più nulla fino all’agosto del 2023 quando è avvenuto il trapasso di proprietà. Lo aveva confermato al Corriere del Ticino l’avvocato che ha seguito l’operazione tra la famiglia interessata all’acquisto e la Banca Raiffeisen Mendrisio e Valle di Muggio. Quest’ultima, infatti, vantava un’ipoteca sulla proprietà e nel maggio del 2014 se l’era aggiudicata all’asta, per un prezzo di 12,4 milioni di franchi (allora il suo valore era stimato in circa 18 milioni). Ora i nuovi proprietari si apprestano a far rinascere la villa. Lo si evince dalla domanda di costruzione che è pubblicata all’albo di Mendrisio. Si è pronti, insomma, restaurare l’immobile. «È stato elaborato un progetto che si basa di principio sulla conservazione e sul restauro dell’edificio» si legge nella copiosa documentazione allegata alla domanda di costruzione. «Non sono previsti cambiamenti esterni di alcun tipo – si annota ancora – che alterino la forma e l’aspetto esteriore dello stabile e internamente saranno attuati interventi puntuali».

Insomma, la villa appartenuta all’ingegner Gerosa manterrà il suo fascino, pur ammodernandosi (ad esempio verrà sostituito il sistema di riscaldamento). Sarà inoltre sistemato il piccolo appartamento destinato ai collaboratori, sarà allestita una piccola sala cinema, riorganizzata la zona sauna e la piscina interna (ce n’è anche una esterna). Infine l’area di svago (con campo da tennis) sarà ripristinata alla destinazione originaria. La villa pare davvero essere pronta a rivivere.  

"Contenuto ragionevole e umano"

L’ingegner Dante Gerosa mise gli occhi sul terreno al Barozzo (che già ospitava villa Botta) nella prima metà degli anni ‘60 del secolo scorso. Nel gennaio del 1964 al Municipio di Rancate vengono inviati i progetti completi per la costruzione che prevedevano, appunto la demolizione dell’edificio presente (e di una esistente casa agricola). Il disegno di villa Gerosa, come noto, è affidato all’architetto Tita Carloni. Che ha le idee ben chiare e definite. Non tutto quello che Gerosa chiede Carloni approva. Lo si capisce chiaramente da un documento proveniente dall’archivio dell’architetto: una lettera datata 8 giugno 1964 inviata a Dante Gerosa. «Ritengo opportuno chiarire in partenza alcune questioni di fondo, prima ancora di iniziare il progetto, altrimenti arrischiamo di non intenderci in seguito» premette Carloni. Già, perché c’è una cosa che l’architetto non riesce a comprendere: «Il voler ad ogni costo fare della casa un fatto dimostrativo (la fontana illuminata che si veda dappertutto, il taglio delle piante per mettere in più in vista l’edificio, ecc.)». Carloni, a questo punto, mette in chiaro le cose: «Il contenuto dev’essere ragionevole e umano». E ancora: «Se la casa cessa di essere l’abitazione di un uomo e della sua famiglia per divenire una dimostrazione di fasto e di lusso, essa è minata moralmente alla base». Carloni pone anche una domanda a Gerosa, come arricchire la casa? Un quesito al quale risponde direttamente lo stesso architetto: «La casa si arricchisce con i valori veri dell’uomo: l’opera d’arte, il quadro, la scultura, il mobile di pregio, il libro, i fiori, l’oggetto che ci piace, il vecchio albero, eccetera. Fortunati coloro che facilmente possono procurarsi queste cose. Solo così, e non altrimenti, la casa merita di essere costruita ed è un fatto di civiltà e di miglioramento interiore di chi la abita. Se l’architetto non si preoccupa di queste cose, tradisce sé stesso e la sua arte». 

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