Giustizia

Trump incriminato, è il primo ex presidente della storia

Nelle scorse ore il Gran Giurì di New York ha incriminato l'ex presidente per il pagamento di 130.000 dollari alla pornostar Stormy Daniels per farla tacere sulla loro relazione
© AP/Evan Vucci
Red. Online
31.03.2023 07:27

Donald Trump è stato incriminato dalla procura di Manhattan per il pagamento di 130.000 dollari alla pornostar Stormy Daniels per farla tacere sulla loro relazione. Il tycoon diventa così il primo ex presidente a essere incriminato nella storia americana.

La decisione del gran giurì è destinata ad avere ripercussioni senza precedenti sulla politica statunitense oltre che a influenzare la corsa alla Casa Bianca per il 2024, anche se non fermerà quella del tycoon. Che ha già reagito attaccando: «È una persecuzione politica e una interferenza elettorale», «una caccia alle streghe che si ritorcerà contro Biden».

«Da quando sono sceso dalla scala mobile dorata della 'Trump Tower' e prima che prestassi giuramento come vostro presidente degli Stati Uniti, i democratici della sinistra radicale - nemici degli uomini e delle donne che lavorano sodo in questo Paese - sono stati impegnati in una caccia alle streghe per distruggere il movimento Make America Great Again», afferma Trump in un comunicato, citando quelle che secondo lui sono le passate persecuzioni politiche subite: «La bufala dell'impeachment parte 1, la bufala dell'impeachment parte 2, il raid illegale e incostituzionale di Mar-a-Lago e ora questo».

Il voto del Gran Giurì è arrivato a sorpresa visto che i giurati avrebbero dovuto valutare nella giornata di oggi altri casi e poi prendersi una pausa fino alla fine di aprile. Neanche lo staff di Trump si aspettava una decisione e probabilmente neanche l'ex presidente che in queste ore a Mar-a-Lago sta valutando le sue prossime mosse. Le accuse precise mosse nei suoi confronti non sono ancora state rese note, almeno al pubblico. Secondo quanto riferito da due fonti a conoscenza del caso alla CNN, l'ex presidente deve affrontare oltre 30 capi di accusa di frode aziendale nell'inchiesta da parte della procura di Manhattan.

Cosa accadrà ora e quando Trump è chiamato a presentarsi alla procura non è ancora chiaro: i dettagli devono essere definiti dal Secret Service con le autorità di New York, anche se il legale dell'ex presidente ha assicurato che il suo assistito si presenterà spontaneamente e si sottoporrà alle procedure del caso, dalle impronte digitali alle foto. In tal caso dovrebbe essergli risparmiata l'umiliazione dell'arresto. Trump potrebbe consegnarsi alle autorità martedì prossimo per la formalizzazione delle accuse a suo carico, ha detto al New York Times uno dei suoi avvocati, Susan R. Necheles.

La polizia della Grande Mela è da giorni in allerta per possibili manifestazioni e proteste visto che l'ex presidente, rievocando una retorica simile a quella dell'assalto al Congresso, ha invitato i suoi sostenitori a scendere in piazza e a farsi sentire. E proprio uno scenario simile a un nuovo 6 gennaio è quello che fa più paura e ha spinto le forze dell'ordine di New York a rafforzare le misure di sicurezza e i controlli online, dove alcuni da giorni gridano alla 'guerra civile' in difesa di Trump.

«Nessuno è al di sopra della legge. Questa incriminazione è solo l'inizio», commenta a caldo Michael Cohen, l'ex legale del tycoon divenuto poi il suo principale accusatore. I repubblicani, tra cui l'ex vice presidente Mike Pence, gridano già allo scandalo pur non conoscendo le accuse precise: parlano di una decisione «oltraggiosa». Eric Trump, il figlio dell'ex presidente, definisce l'incriminazione come un attacco a un rivale politico. Il suo riferimento è ai democratici e a Alvin Bragg, il primo afroamericano procuratore di Manhattan. In casa dei democratici al momento tutto tace, così come alla Casa Bianca di Joe Biden.

L'incriminazione per il pagamento alla pornostar è solo una delle inchieste aperte a carico di Trump, la cui situazione legale potrebbe complicarsi con l'avvicinarsi del voto. Fra le indagini aperte ci sono quelle sul 6 gennaio, quelle sulle interferenze sul voto in Georgia e quelle sulle carte segrete trovate a Mar-a-Lago.

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