L'intervista

«Una nuova rete targata EOC pensata per chi fa sport a ogni livello»

Il dottor Bruno Capelli è caposervizio Medicina dello sport presso l'EOC – Martedì prossimo alle 18.30 un webinar sul tema con la partecipazione di Noè Ponti
© KEYSTONE / PATRICK B. KRAEMER
Paolo Galli
19.04.2024 17:51

Una volta la medicina sportiva si concentrava essenzialmente sui danni provocati dall’attività, da sforzi e contrasti. A livello amatoriale si limitava spesso alla cosiddetta acqua santa nel secchiello e a qualche rimedio casalingo. Oggi c’è una maggiore consapevolezza, sia tra i professionisti sia tra gli sportivi della domenica. E la struttura, anche all’EOC, sta crescendo.

Dottor Capelli, lei coordina il settore all’EOC. Come è cambiata la medicina sportiva negli anni?
«C’è stata una rivoluzione, su vari piani, a cominciare da quello della prevenzione. È il mio campo, e posso dire che tutto, dalle valutazioni alla tecnologia, ha vissuto continui aggiornamenti. C’è anche una maggiore attenzione nel valutare la preparazione dei singoli sportivi, siano essi professionisti o amatori. Si vanno a cercare elementi che una volta si trascuravano. Basti pensare ai progressi fatti nella differenziazione tra i generi: il campo “donna e sport” è tutto sommato recente, ma è un grande capitolo, che ha portato tante società anche ad adattare i propri programmi di allenamenti. E poi c’è un ambito ancora più delicato, quello degli eventuali maltrattamenti, a livello fisico come mentale. Sorta questa problematica, è cresciuta chiaramente, di conseguenza, la sensibilità del settore a tutela delle sportive e degli sportivi. Infine, ovviamente, c’è stata un’evoluzione importante delle tecniche di presa a carico delle lesioni, che ha comportato anche recuperi accelerati degli sportivi, a ogni ambito. Nell’ultimo decennio sono stati fatti passi da giganti».

Mi sembra di poter dire che se una volta con “medicina sportiva” si pensava soprattutto alla traumatologia, oggi la questione è più complessa, è olistica.
«Attualmente, alla pura medicina sportiva, sono state integrate diverse altre specialità. La nutrizione sportiva è un grande capitolo, per esempio, subentrato sia tra gli élite sia a livello amatoriale. Ma non solo. Pensate all’ottimizzazione delle fasi di recupero e del sonno».

In Ticino come è strutturata la presa a carico degli sportivi in seno all’EOC? Perché poi ci sono sportivi e sportivi… 
«Diciamo che vogliamo colmare una lacuna nella presa a carico della grande popolazione sportiva amatoriale. Il grande bacino si affida a medici specialisti di propria conoscenza o ai medici curanti senza un vero e proprio punto di riferimento. A livello professionistico (Capelli è responsabile dello staff medico dell’Ambrì e della Swiss Ice Hockey U20, ndr), c’è una presa a carico totalmente diversa, più strutturata, e immediata. Il centro di medicina dello sport di Tenero ha avuto il ruolo di iniziare a integrare in un solo sito vari tipi di specialisti per una consulenza a 360 gradi».

Ma qualcosa sotto si muove.
«Sì, l’intenzione è di mettere a disposizione, su tutto il territorio, questa conoscenza. Per farlo, sta prendendo avvio la nuova rete EOC Sport. Lo scopo è proprio quello di esserci, quale riferimento, per tutti gli sportivi, che siano di alto livello, come di livello amatoriale, anche per chi vuole iniziare, o riprendere, un’attività sportiva. EOC Sport si baserà quindi su una rete di professionisti dei vari settori su tutto il territorio, connessi tra loro per una presa in carico puntuale e rapida. Integreremo quindi specialisti dell’Ente cantonale ai medici sportivi puri, all’interno dei vari ospedali. La nostra volontà è di offrire la migliore consulenza possibile, a seconda delle varie necessità».

Per fortuna, in effetti, oggi le persone sono maggiormente sensibilizzate sui rischi legati alle cattive abitudini e sui benefici di un’attività fisica fatta bene

A che punto è il progetto?
«In fase di partenza. Abbiamo messo le basi per il progetto, disegnando l’offerta e coinvolgendo vari specialisti nei diversi ospedali dell’Ente. Presto daremo ulteriori dettagli. Il punto di partenza è il centro di medicina dello sport di Tenero, ma ora la presa in carico verrà estesa tra i vari siti. Insomma, la rete è creata, gli ospedali e gli specialisti sono pronti: dobbiamo soltanto partire».

Anche tra gli sportivi, oggi, c’è maggiore consapevolezza rispetto all’importanza della cura dei dettagli. Ma quali sono, invece, le maggiori resistenze?
«Per fortuna, in effetti, oggi le persone sono maggiormente sensibilizzate sui rischi legati alle cattive abitudini e sui benefici di un’attività fisica fatta bene. E allora sempre più spesso ci si riferisce agli specialisti prima di iniziare un programma di allenamento fisico ad alta intensità. Nonostante tutto, però, nonostante molti esempi eclatanti negativi, a volte registriamo ancora una certa reticenza nel fare controlli regolari, sia in ambito preventivo sia di fronte a segnali di dolore durante l’attività. Questa superficialità può ancora portare ad avvenimenti di una certa gravità. Per cui è corretto ricordare sempre l’importanza di una corretta nutrizione, idratazione, e di scegliere determinati orari per uno sforzo fisico. L’assenza di conoscenze di base e di consapevolezza è pericolosa».

Perché è vero che c’è maggiore consapevolezza generale, ma il numero degli amatori che decidono di buttarsi nello sport è aumentato. E sulla massa qualche rischio potrebbe esserci.
«È proprio così. La quantità di persone che praticano un’attività sportiva individuale sta sempre più aumentando. Una buona percentuale di queste persone è sensibile all’importanza di fare accertamenti per non incappare in problemi seri, ma sulla quantità è chiaro che aumentano anche le persone che, potenzialmente, affrontano l’attività senza criterio».

Con la pandemia è esplosa anche l’attività sportiva casalinga. Con quali rischi?
«In generale, è un bene che il trend di chi fa attività fisica è in crescita. La pandemia ha creato una situazione del tutto nuova: le persone che desideravano continuare a fare attività fisica, si sono reinventate, adattandosi alle mura domestiche e sfruttando le app - anche ben fatte, tra l’altro - per avere programmi adeguati da seguire. Anche in questo ambito, senza adeguati controlli, non mancano i rischi. Ottimo è l’apporto di alcuni “gadget”, come gli smartwatch, che riescono a captare anche eventuali variazioni delle frequenze cardiache, quindi potenziali aritmie. Abbiamo avuto varie consulenze basate su segnali dati dagli smartwatch, con una buona percentuale di casi confermati dalle analisi».

Il ciclo di conferenze dell’EOC, «Salute al centro», prosegue martedì 23 aprile alle 18.30 con il webinar «EOC Sport 2.0». Con i dottori Andrea Cardia, primario di neurochirurgia all’Istituto di Neuroscienze cliniche della Svizzera italiana, e Bruno Capelli, caposervizio Medicina dello sport, cardioriabilitazione e cardiologia dello sport all’Istituto Cardiocentro Ticino, si parlerà della nuova rete EOC Sport. Ospite della serata sarà il nuotatore ticinese Noè Ponti, bronzo olimpico a Tokyo 2020.
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