Territorio

Una voce per i grandi predatori: «Ma fuori dalla logica divisiva»

Mentre il Cantone valuta l'opportunità di procedere con abbattimenti preventivi, nasce in Ticino un nuovo interlocutore - Il coordinatore: «Con la Tavola rotonda sui grandi carnivori vogliamo creare uno spazio neutro dove pianificare la convivenza con l’uomo»
Francesco Pellegrinelli
18.11.2023 06:00

Pochi giorni ancora e il Cantone comunicherà la sua strategia su eventuali abbattimenti preventivi. I margini di manovra per andare in questa direzione ci sono. Lo prevede la nuova ordinanza federale sulla caccia. Un incontro esplorativo con Grigioni e San Gallo - con cui il Ticino condivide la zona d’abbattimento - si è già svolto. A prenderne parte l’Ufficio caccia e pesca che tuttavia, al momento, non commenta. Intanto però le iniziative attorno al grande predatore si moltiplicano. Anche grazie alla nascita di un nuovo attore: la Tavola rotonda sui grandi carnivori (TRGC).

Per evitare gli errori

«Vogliamo allargare lo sguardo e vedere che cosa succede fuori dal Ticino. Per agire in modo efficace è necessario confrontare le esperienze e riflettere sugli errori commessi altrove, come per esempio in Trentino con la gestione dell’orso».

Biologo di formazione, Federico Tettamanti sarà il coordinatore della neonata tavola rotonda. Finanziata e promossa dal WWF, la nuova piattaforma prende le mosse da quella sull’orso: «Inizialmente questa piattaforma si concentrava sulla convivenza tra il plantigrado e la società. In seguito, visto l’aumento importante della popolazione di lupi e la crescente attenzione della società per questo canide si è deciso di ampliare i temi e cambiare impostazione», spiega il coordinatore che subito aggiunge: «Non sarà una tavola rotonda di animalisti che difende ad oltranza il lupo. Il nostro obiettivo è conoscere, capire e testare». L’idea è di fare interagire esperti di ogni campo con il grande pubblico, spiega Tettamanti: «Il tema dei grandi carnivori è entrato di petto nella società, animando discussioni spesso divisive. Noi, invece, vogliamo uscire da questa logica e creare uno spazio neutro in cui gli allevatori e i protezionisti possano incontrarsi per cercare soluzioni praticabili e condivise da proporre alla politica, all’amministrazione e alle associazioni di categoria. Oggi abbiamo il lupo, ma in futuro non è escluso che si debba parlare anche dell’orso».

Regolazione attiva

Nei prossimi giorni la Tavola rotonda si presenterà al pubblico con un primo programma di incontri: «Ci rivolgiamo a tutti, alla società che affronta il tema, agli alpigiani e agli allevatori che vivono in prima persona questa sfida». Secondo Tettamanti, il fenomeno in Europa è stato sottovalutato. «Ogni volta sono mancati il giusto tempismo e la capacità di riconoscere per tempo l’esistenza di un probema. A prevalere, invece, sono le divisioni tra chi vorrebbe eliminare i lupi e chi li vorrebbe salvare. Questa polarizzazione però non aiuta il dibattito». La Tavola rotonda non sarà un gremio decisionale, sottolinea il biologo. «Con il sostegno di esperti vogliamo però affrontare temi puntuali, cercando soluzioni da proporre all’autorità». L’obiettivo della Tavola rotonda è quindi di entrare nel dibattito cantonale con un’ottica nuova, non polarizzata e polarizzante. «Vogliamo inoltre mettere al centro della discussione l’animale nelle sue relazioni con l’uomo».

L’uomo, appunto. Che dire allora degli abbattimenti preventivi previsti dalla nuova ordinanza federale per salvaguardare gli alpeggi e le attività legate alla pastorizia alpina? «Sono necessari, ma vanno condotti in maniera scientifica sulla base di dati certi». Per il WWF che finanzia il progetto - chiediamo - non è un cambio di paradigma? «Non credo», risponde il biologo. «In fondo, l’organizzazione non si è mai opposta a una gestione attiva del lupo in Svizzera, purché questa venga fatta con tutti i crismi del caso. Anche nei Grigioni la richiesta di abbattimento preventivo presentata dal Consiglio di Stato retico a Berna non è stata contestata dalla sezione grigionese del WWF». Una precisazione che bene inquadra l’attitudine con cui la piattaforma intende seguire il dibattito: «È un approccio scientifico, serio e puntuale, che pone al centro l’uomo e l’animale».

Cercare le soluzioni

Spazio quindi alla discussione e alla condivisione delle esperienze, «perché alla fine, in Europa, siamo tutti sulla stessa barca». Di qui, l’idea di interagire con esperti vicini e lontani: «Per esempio, nel primo incontro mostreremo le immagini di un’intervista realizzata in Italia a un allevatore di cani da lavoro; sentiremo uno zoologo e un ricercatore faunistico specializzato nella gestione della conservazione dei grandi mammiferi». Voci di chi lavora a stretto contatto con la montagna e conosce i sentimenti di chi la abita: alpigiani, allevatori ma anche semplici cittadini, che nel tempo hanno visto cambiare la propria percezione del problema: «In Trentino, per esempio, l’amministrazione regionale ha riconosciuto di aver commesso alcuni errori nella gestione dell’orso. Ora, in quei territori, la gente ha paura e non si sente più al sicuro, e questo alimenta casi di bracconaggio, secondo una logica perversa che nuoce a tutti». Durante il primo incontro si parlerà quindi anche della paura dell’uomo verso i grandi carnivori. «Lo faremo con uno scrittore, Mario Ferraguti, per capire che esiste una paura buona (che ci porta ad agire correttamente) e una cattiva (che paralizza o peggio porta ad azioni nocive). Il lupo c’è. Se vogliamo evitarne nuovamente l’estinzione dobbiamo conviverci con una strategia che non sia improvvisata».

La paura del lupo: «Ce n’è una sana e una cattiva»

Appennino, autunno del 2004. Durante una battuta di caccia al cinghiale, un uomo e un lupo si incontrano; è un evento che, in quei luoghi, non si verifica da quasi un secolo. È da questo momento che i destini degli abitanti di Pieve dei Lampi e del suo bosco sovrastante, cambiano all’improvviso. «Il tema che indago ne L’autunno in cui tornarono i lupi è quello della paura», spiega al CdT lo scrittore Mario Ferraguti, ospite del primo incontro della Tavola rotonda il prossimo 7 dicembre all’Auditorium di Bellinzona. «Parleremo di paura per capire che ne esistono di due tipi. Quella che ti blocca e che ti porta a reagire in maniera scomposta, come avviene per alcuni personaggi del mio romanzo ; e quella positiva, che veniva tramandata dalla tradizione orale come bagaglio culturale». Un armamentario necessario per affrontare i pericoli e che conferisce consapevolezza : «Nei confronti del lupo, occorre recuperare questa paura positiva, che è rispetto e conoscenza».

Parole e racconti

Ma la paura - prosegue Ferraguti - è anche quella creata dalle parole e dai racconti. E «dai media che spesso veicolano e alimentano un’immagine negativa del lupo». Il rischio, insomma, secondo lo scrittore, sta proprio qui: «Nell’incapacità di distinguere tra il lupo reale e quello costruito con parole poco veritiere». Eppure facciamo notare, il lupo uccide pecore e agnelli. E ad essere stufi (più che impauriti) sono gli alpigiani: «L’importante è che la paura non venga cavalcata e che poi questa si trasformi in rabbia. Cosa vogliamo fare del lupo? È la domanda che dobbiamo porci. Che cosa vogliamo fare di questo animale scomodo che mette tutti in difficoltà e che obbliga i pastori a occuparsi in maniera attiva dei propri animali?». E gli abbattimenti preventivi - chiediamo - sono vere soluzioni? «Essendo il lupo al vertice della catena alimentare, difficilmente si può intervenire senza creare danni».

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