Sanremo

Critiche e moralismi su Gianluca Grignani: ma chi lo ha portato sul palco?

Il commento di Mattia Sacchi sulle polemiche social all’esibizione del cantante nella serata cover del Festival
© EPA/Riccardo Antimiani
Mattia Sacchi
06.02.2022 21:14

Devo dirvi la verità: non sopporto i moralismi di questi giorni che circolano sui social in merito all’esibizione di Gianluca Grignani al Festival di Sanremo, quando ha accompagnato Irama nella serata dedicata alla cover. Fermo restando che NESSUNO VA INSULTATO, mettere una persona sul palco espone inevitabilmente a legittime critiche. Anche sul look e sull’aspetto fisico, specialmente in una kermesse che fonda molto del suo successo sull’impatto visivo come Sanremo. Far notare come Grignani assomigli a Undertaker, Jack Sparrow, Johnny Depp e tanti altri personaggi noti è di fatto quello che succede con qualsiasi altro cantante (quanti meme avete ricevuto in questi giorni su praticamente tutti gli artisti in gara e non?), così come far notare che la sua esibizione e alcuni suoi atteggiamenti possano essere stati sopra le righe, non credo possa essere definito insultare una persona.

Peraltro mi chiedo perché tutte le persone debbano necessariamente conoscere il passato del protagonista di una performance prima di poter commentare quello che stanno vedendo e che è stato esposto volutamente (al Festival nessun dettaglio è lasciato al caso, pensate che chi di dovere non fosse a conoscenza dello stato psicofisico di Gianluca?) alla mercé dell’opinione pubblica. Se la situazione di Grignani è così critica, non sarebbe stato meglio evitare di mandarlo sul palco?

Il rischio è quello di arrivare a giustificare tutto, anche a costo di stare forzatamente zitti a situazioni oggettivamente ridicole. Se un calciatore è totalmente fuori forma e viene messo in campo di chi è la colpa, del pubblico che invoca il cambio o dell’allenatore che lo ha messo in campo, pur conoscendone le condizioni precarie?

Facciamo sempre appello alla responsabilità collettiva e al buonsenso dell’opinione pubblica. Ed è giusto che sia così. Ma se questa non viene accompagnata anche dalla responsabilità e dal buonsenso individuale, che permette di evitare sin dalla sua genesi la possibilità di fomentare un certo tipo di critiche, allora tutto diventa inutile. Ogni battaglia sociale parte dal difendere i più deboli, come possiamo pensare di farlo davvero se esponiamo al mondo senza alcuna remora le loro fragilità?

Sono cresciuto con le canzoni di Gianluca Grignani, ho pure avuto il privilegio di conoscere chi lo ha lanciato nel mondo della musica che conta. Non posso quindi non empatizzare con lui, sperando che possa ritrovare presto serenità e benessere. Ma questo non credo mi precluda la possibilità di analizzare un’esibizione, che peraltro ho apprezzato, e ritenere che al Festival fosse molto simile a Jack Sparrow. Personaggio cinematografico che in fondo, nonostante le controversie, al termine della saga dei Pirati dei Caraibi trova la sua redenzione. In un finale nel quale proprio una canzone di Grignani si sarebbe prestata perfettamente come colonna sonora:

Il falco va

Senza catene

Fugge agli sguardi

Sa che conviene

E indifferente sorvola già

Tutte le accuse

Boschi e città

Io che son falco

Falco a metà

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