Spettacoli

Sanremo come una soffice Madeleine di Proust

Ecco perché il Festival della canzone italiana ha il potere di sbloccare ricordi felici e sentimenti nostalgici – Il commento di Marcello Pelizzari
Marcello Pelizzari
30.01.2022 13:24

È il nostro Natale, per dirla con il collega Paolo Galli. O se preferite una Madeleine, capace di evocare ricordi del passato e di sbloccare sentimenti felici, finanche nostalgici. Sanremo è Sanremo, già. E non potrebbe essere altrimenti. Diffidate dei criticoni, di chi fa spallucce o, peggio, di chi indossando il monocolo del perbenismo culturale urla «orrore» o definisce la kermesse musical-popolare una «baracconata». Sarà, ma a noi piace. Tanto, tantissimo. È un richiamo irresistibile, proprio come il profumo del dolce per quel musone di Proust.

Il Festival, per farla breve, ci ricorda la nostra gioventù fatta di «TV Sorrisi e Canzoni» divorati e improbabili pagelloni condivisi con i compagni di scuola, come di altrettanto improbabili «tu, solamente tuuuuuuu» urlati allo specchio spacciandosi per Fausto Leali. Sorridiamo all’idea che qualcosa, dentro di noi, sia rimasto. A cominciare dalla passionaccia per gli anni Ottanta. E che, puntualmente, riemerga con l’avvicinarsi del carrozzone. Perché oh, belli i libri, magnifica la prima della Scala, d’accordo i riferimenti alti e tutto quanto. Ma noi viviamo (anche) per l’Ariston, la giuria demoscopica, «dirige l’orchestra Vince Tempera», Beppe o Peppe Vessicchio, le polemiche sterili, le incazzature e chi più ne ha più ne metta.

Sanremo è la costante delle nostre vite, l’alfa e l’omega, il principio e la fine, un Mondiale di calcio in pieno inverno con tantissime squadre per cui tifare. Amarne ogni sfaccettatura, in particolare gli aspetti più frivoli e quelli fintamente seri, significa comprendere appieno l’Italia di ieri e quella di oggi. Significa, vale pure per noi ticinesi, capire chi siamo. Le piccole cose hanno la loro importanza, sostenevano vari poeti e scrittori (consiglio ai gestori di siti di aforismi: mettetevi d’accordo sugli autori, cribbio). Beh, piccole, grandi cose come il Festival scaldano il cuore e l’anima. A maggior ragione dopo due anni di pandemia. Quanti giorni lunghi e sospesi alle nostre spalle, giorni sempre uguali, spesso deprimenti senza necessariamente scomodare chi, purtroppo, non ce l’ha fatta. E quanto bisogno abbiamo, parallelamente, di leggerezza.

Amanti del Festival, unitevi a noi. Assieme, riprendiamoci tutto quello che è nostro. Con rispetto verso un contesto ancora fragile e complicato, ma pretendendo altresì rispetto. Perché Sanremo, nella sua bipolarità artistica e musicale, un po’ trash e un po’ cultura, un po’ tutto e un po’ niente, è il nostro Natale. La nostra Madeleine. L’odore e il sapore di un’infanzia ancora lì, appunto, da qualche parte dentro di noi. Tanti auguri.

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