L’opinione

Autoefficacia vs. autostima

L’opinione di Gian Maria Regazzoni, coach sportivo
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Red. Online
25.02.2022 13:42

Dopo aver letto Tarcisio Bullo nella rubrica “Taca la bala” del 18.02.2022 vorrei portare alcune riflessioni. La premessa riguarda la famosa “inviolabilità” dello spogliatoio che, per fortuna o meglio grazie ad azioni concrete e responsabili, non esiste più. Tutti noi siamo a conoscenza di quello che è successo anche da noi in Ticino in certi spogliatoi “sacri”. Più che di spinta voyeuristica parlerei di necessità di vederci chiaro, di necessità di trasparenza, quella necessità che fa sì che le persone siano più responsabili rispetto alle proprie azioni.

Quando si parla di maniere rustiche, rimproveri e punizioni, necessarie per profondere il massimo impegno per raggiungere un risultato, si rischia di creare un po’ di confusione. Io utilizzerei concetti più specifici, oggetto di studio della psicologia dello sport, come la conoscenza degli “stili di leadership” e la capacità di utilizzare correttamente i “feedback”.

Riguardo alla leadership spesso si confonde uno stile direttivo, molto utile per esempio per gestire le situazioni di emergenza, con un assetto mentale autoritario, a volte persino autocratico. La leadership dipende sempre dalla situazione che ci si trova ad affrontare e dalle persone delle quali il leader è guida.

La conoscenza e l’utilizzo consapevole degli stili di leadership, permettono al leader di poter adattare la propria modalità di intervento alle situazioni, e di avere controllo su sé stesso perché sa quando un certo tipo di atteggiamento è funzionale alla situazione e quando invece non lo è per nulla. In più c’è la capacità di utilizzare bene i feedback. Quel “barbaro” allenatore di calcio del giovane Bullo che cercò di svegliare i suoi pupilli prendendo a calci la porta dello spogliatoio e rovesciando il tavolo del tè, avrà compiuto quel gesto volutamente, o invece in preda ad uno scatto d’ira incontrollato? E altrettanto importante sapere le parole utilizzate dopo quel gesto, il feedback appunto. Ci sono i feedback positivi, “stretti” sulla performance e “larghi” che riguardano la persona, se utilizzati con coerenza non possono portare che benefici. I feedback negativi invece possono essere molto utili ma anche dannosi. E come lo si spiega? I feedback negativi “stretti” sulla performance aiutano a migliorare, a crescere, ad aumentare l’Autoefficacia, cioè la percezione del proprio valore e di tutto quello che si può fare per incrementarlo. Poi ci sono i feedback negativi “larghi”, rivolti alla persona, quelli che vanno a minacciare e ledere l’autostima. Tra questi, insulti, minacce, messaggi svalutanti, silenzi che ignorano. Questi veri propri attacchi generano rabbia, paura, impotenza, anche depressione. Tutti fattori che nella performance si trasformano in stress e tensione. Da giovane ho avuto un vero “duro” come allenatore di hockey, Mike McNamara, lui mi ha punito molte volte assieme ai miei compagni di squadra, tante volte avanti e indietro da balaustra a balaustra fino allo sfinimento. A quell’allenatore ho sempre voluto bene e l’ho sempre stimato, perché sapeva gridare, sapeva far ritrovare la motivazione quando mancava, ma sapeva nel contempo occuparsi delle persone che c’erano sotto le bardature, capace di valorizzare e aiutare i giovani a crescere e accrescere la loro autostima. Non per caso ha avuto una carriera eccellente nei settori giovanili di società blasonate, conquistandosi la stima di tutti.

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