Ticino

Il diritto di locazione protegge già gli inquilini

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Red. Online
08.10.2021 13:13

La recente bocciatura dell’iniziativa cantonale che proponeva l’obbligo di comunicazione tramite formulario, ad ogni nuovo conduttore, della pigione pagata dall’inquilino precedente, è stata archiviata senza troppi commenti sia da chi l’aveva promossa (area sindacale e rosso/verde), sia da chi l’ha avversata (CATEF e area istituzionale).

In realtà il risultato poteva anche non essere scontato. La Svizzera Romanda per intero, oltre a Zurigo e Basilea, sono già sulla lista delle regioni “conquistate” da questa misura dirigista, e il nostro cantone rappresentava, agli occhi dei promotori, un ulteriore tassello di una “formularwelle” che vuole introdurre questo nuovo legaccio a colpi di iniziative cantonali, avendo il parlamento federale rifiutato l’introduzione di ulteriori misure di rafforzamento della tutela che il diritto della locazione già assicura agli inquilini.

Il Ticino ha avuto il pregio di fermare ora questa avanzata, costituendo così un precedente che farà forse riflettere i promotori di iniziative analoghe in altri cantoni.

Ci sono certamente ragioni contingenti che hanno fatto apparire inutile, se non anacronistica, una misura che vuole frenare gli aumenti quando le pigioni sono mediamente in ribasso da almeno due anni.

Ritengo comunque significativo che il popolo ticinese, pur composto in maggioranza da inquilini, abbia rifiutato una misura che apparentemente voleva rafforzare la tutela dei propri interessi. Così come successo in almeno altri quattro tentativi di modifica a mezzo di iniziative popolari, lanciate in questi ultimi trent’anni, sia dall’area di sinistra che di destra. E questo non può che essere l’espressione del sentimento che nella situazione attuale, gli interessi di questa ampia parte di popolazione siano già adeguatamente tutelati.

Entrato in vigore nel 1990, il diritto della locazione, oltre ad aver introdotto ampie misure a garanzia della correttezza delle pigioni e contro le disdette abusive, conserva il grande pregio, in caso di conflitto fra le parti, di indurle quasi obbligatoriamente alla ricerca di una intesa, o almeno di una transazione, grazie all’istituto, nuovo per i tempi di allora, dell’istanza di conciliazione obbligatoria. Un esercizio talvolta faticoso che si svolge lontano dai riflettori e che introduce, con la trattativa fra le parti, una necessità di conoscenza e rispetto reciproco, che alla lunga le avvicina e le rende meno estranee l’una all’altra.

C’è chi però preferisce credere e far credere che ci siano ancora “fronti” che si devono opporre, e che la “lotta” fra i buoni e i cattivi non possa avere che lo scopo dell’abbattimento dell’avversario.

L’esito di questa iniziativa può convincerci che prima di voler modificare le leggi esistenti talvolta occorre verificare bene se non funzionino già a sufficienza.

Alberto Montorfani, Segretario Svit Ticino

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