La storia

Gioie e dolori di una pagina social dell’HC Lugano

Che cosa significa gestire uno dei diversi muri (non tanto) virtuali a sostegno di una squadra di hockey? Lo abbiamo chiesto a Paolo Poretti
Paolo Poretti è uno dei cinque amministratori del gruppo Facebook «Supporters Hockey Club Lugano». © Ti-Press/Francesca Agosta
Marco Ortelli
27.11.2022 07:00

Il palmarès di Paolo Poretti come sostenitore dell’HC Lugano è di tutto rispetto. Due promozioni in Serie A, 7 titoli nazionali (4 in Curva Nord, 3 in tribuna), partecipazioni alla Champions Hockey League e alla Coppa Spengler. La parabola sportivo-esistenziale ha poi portato il nostro interlocutore a trasformarsi da «scalmanato» capo Curva Nord tra fine anni 70 e inizio dei 90 a un più «equilibrato» tifoso da tribuna nonché tra gli amministratori, nel suo tempo libero, di un gruppo social di Facebook denominato Supporters Hockey Club Lugano. È in questa sua veste amministrativa - con altri 4 amministratori - che lo abbiamo incontrato per farci raccontare cosa significhi «gestire» uno dei diversi muri poi non tanto virtuali di sostegno all’HCL sul quale si riversano i pianti, le gioie, le frustrazioni (e le cattiverie) dei supporter.

Darsi una calmata

Dal 20 febbraio 2011 su Facebook esiste una pagina di sostenitori dell’Hockey Club Lugano attualmente seguita da 4270 follower. Guarda caso, all’incirca lo stesso numero di abbonati dichiarati per il campionato 2022/23. Una sorta di stadio nello stadio, all’interno del quale a giocare sono gli utenti, che possono inserire “post” e commentare le diverse notizie riguardanti l’HCL inserite dagli stessi amministratori o da altri fan. «L’idea del fondatore, nel 2011 - ci spiega Poretti - era quella di creare una pagina di supporter del Club, con il termine inglese che sta proprio a significare “sostenitori”. E qui tocchiamo un tasto dolente delle dinamiche social, i molti sono sostenitori al contrario, ossia i critici a prescindere, sempre accusatori e sentenzianti. Non poche volte riscontriamo mancanza di rispetto verso i dirigenti, lo staff tecnico e i giocatori. In questo caso, con altri due amministratori riprendiamo questi utenti, perlopiù privatamente, invitandoli a darsi una calmata cercando di far capire loro che i toni e la mancanza di rispetto non vanno bene, perché creano aria pesante. Un post che parla di hockey finisce per trasformarsi in uno scambio di insulti». Paolo Poretti, sul social, agisce seguendo una linea molto chiara. «Siamo una pagina di supporter appassionati, lo siamo tutti, ci piacerebbe che questa nostra passione fosse prevalentemente positiva e sportiva. Questo non vuol dire che non si possa o debba criticare la squadra e il club, ma è legittimo, tra persone adulte, farlo in modo bilanciato e anche costruttivo. In definitiva, in modo semplice, basilare e anche banale, cerco di far ricordare ad ogni occasione, soprattutto nei periodi crisi e quindi di molte critiche, che c’è di fronte un avversario e un altro club, altrettanto forte o più forte». Considerare in sintesi le mille e una dinamica di cui è composto lo sport dell’hockey. «Basato su frazioni di secondo, con un ingaggio fisico che non ti permette a volte di fare quello che vorresti».

«I mantra sono sempre quelli»

Quelli che... di fronte a una o più sconfitte cercano in tutti i modi un capro espiatorio. «Se si perde nel terzo tempo è colpa della preparazione fisica di due mesi prima - commenta l’amministratore -. C’è poi chi attacca sistematicamente l’allenatore. Quando poi l’allenatore colpevole di tutti i mali, viene licenziato e si perdono le partite successive, allora si parte dall’alto: è colpa della Vicky, poi dei suoi collaboratori, troppo amici o troppo incompetenti. Per non parlare del direttore sportivo e dello staff medico. Alla fine, i pochi che ne vengono fuori esenti da colpe sono il responsabile del materiale e il massaggiatore».

Uno sfogatoio

Statisticamente parlando. «In media i commenti positivi sono il 30% circa, quelli di critica, delusione o lamentela il 70%. Se poi in classifica la squadra è messa bene - tra le prime sei per intenderci - il rapporto diventa 40/60%. Quest’anno ci attestiamo sul 20% di elogi e 80% di critiche anche feroci. Un dato particolare e anche un po’ deprimente». I commenti sulla pagina del gruppo oscillano poi di partita in partita. «Quando la squadra vince e gioca bene constatiamo un numero di commenti nettamente inferiore rispetto a quelli che vengono postati in caso di sconfitta. Il rapporto si può stimare in 1 a 5». Le sconfitte fanno muovere le dita dei fan forse in modo più immediato? «Senza voler fare sociologia spicciola, offendere o passare per un intellettuale, c’è chi magari sta vivendo una vita un po’ noiosa e piatta e così riversa sulla propria squadra del cuore delle aspettative che possano dare gioia e soddisfazione. Quando perde si sente un po’ come un amante tradito e così scattano le reazioni tipiche di un tradimento».

Cosa aggiungere... Paolo Poretti cita Nick Hornby, autore inglese del romanzo autobiografico Febbre a 90’ e che di supporter «febbricitanti» se ne intende. «Anche se tutto va male, la ragazza ti lascia, perdi il lavoro, c’è sempre un campionato che inizia a settembre».