La domenica del Corriere

Cavalli attacca e viene stoppato

L’esponente della sinistra se la prende con Albert Rösti e poi definisce Karin Keller-Sutter «una sfinge congelata» – Fulvio Pelli: «Facciamo finta di non aver sentito» – Roberta Pantani: «L’avesse detto un esponente di destra sarebbe stato crocifisso»
© Chiara Zocchetti
Red. Ticino&Svizzera
18.12.2022 20:00

Il nuovo Consiglio federale con l’UDC Albert Rösti al Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC), la socialista Elisabeth Baume-Schneider come responsabile di Giustizia e Polizia, ma anche l’affaire ticinese della poltrona al Consiglio degli Stati di Marina Carobbio. È stata una puntata in salsa federale l’ultima de «La domenica del Corriere» quella di ieri sera. In studio, moderati da Gianni Righinetti, quattro profili che conoscono bene la politica federale: Filippo Lombardi, Fulvio Pelli, Franco Cavalli e Roberta Pantani. Pronti, via, partendo dal DATEC, cosiddetto dipartimento Mammuth: «L’attribuzione a Rösti è azzeccata - ha detto Pantani (Lega) - e risponde a puntuali competenze. Con lui al DATEC può partire una nuova impostazione, scevra dall’ideologia socialista». Per Lombardi (Centro/PPD) «ogni partito ha le sue ambizioni politiche, ma quanto siano realiste quelle riposte in Rösti da parte dell’UDC, lo scopriremo con il trascorrere dei mesi. Molto dipenderà dalla volontà del popolo, perché è dalle votazioni che passa la linea della politica energetica e ambientale.  Non credo che Rösti potrà tagliare il nastro di una eventuale nuova centrale nucleare». Allora Marco Chiesa e l’UDC cullano l’illusione che le cose cambieranno? «Credo poco alle rivoluzioni nei dipartimenti solo per l’arrivo di un nuovo capo. Il DATEC - ha detto Pelli (PLR) - è un dipartimento pieno di grane, e se ne accorgerà ben presto». Per Cavalli (già PS, oggi Forum Alternativo), «la scelta di Rösti al DATEC è una provocazione, sarebbe come mettere al dipartimento della sanità un produttore di sigarette. Lui è un barone del petrolio». Sul nucleare Pelli ha detto che «l’ambiente è un tema trasversale e l’influenza principale arriva dalla popolazione. Alla fine se le cose andranno come visto nel recente passato, anche i politici più ostili al cambiamento dovranno andare nella direzione voluta». Su Rösti però Cavalli non ha mollato: «Fino a poco fa era un negazionista, tra coloro che dicono che non è vero che l’uomo ha creato la crisi climatica. Questa è ideologia ed è pericolosa, più di qualche giovane che imbratta qualche quadro». Esempio che ha acceso gli animi: «E questo non è ideologico?», ha ribattuto Pantani. «Magari è peccato per i quadri?». «Beh, si puliscono», ha ribattuto Cavalli. Che ha rincarato: «L’aumento della mortalità è una cosa seria». «Ma scusi, la speranza di vita è cresciuta», ha detto Pantani. Ma Cavalli ha rilanciato: «Anche da noi l’aspettativa di vita è in calo». «Qui si tende a drammatizzare», ha aggiunto Pelli.

Righinetti ha poi rilanciato sul fatto che la socialista Elisabeth Baume-Schneider si ritrova la migrazione: «Preferisco avere lei che quella “sfinge congelata” di Karin Keller-Sutter. La nuova direttrice di Giustizia e Polizia dà molta più fiducia». Affermazione che ha generato un’immediata reazione da parte di Pelli: «Sono espressioni inappropriate, che non andrebbero usate, ma a Cavalli tolleriamo molte uscite dallo spazio della cortesia che facciamo finta di non avere sentito. Keller-Sutter è competente e prende le cose sul serio. La vostra nuova consigliera federale sarà simpatica, empatica e sarà stata eletta per questo. Poi la competenza la misureremo. Ho sentito anche socialisti delusi per la mancata elezione di Eva Herzog». Pantani ha poi bacchettato Cavalli: «Se l’espressione usata da Cavalli l’avesse manifestata un esponente della destra sarebbe stato crocifisso. A Cavalli è permesso? È mancato rispetto per una donna».

Marina Carobbio ha ribadito di non voler dimettersi dal Consiglio degli Stati. Un fatto che stride con la posizione che il suo PS prese nel 2012, rivolgendosi al leghista Marco Borradori, pronto a correre per il Municipio di Lugano in questi termini con un comunicato: «Correttezza vuole però che abbandoni presto il proprio incarico in Governo». Le cariche sono diverse e pure il sistema di voto, ma politicamente la questione ha delle analogie. Righinetti ha chiuso la puntata sul tema che scotta e che ha mandato in tilt la politica. Secondo Pantani, «Carobbio è l’unica sicura di entrare in Governo. Toccava a lei ritirarsi, sarebbe stato un gesto di responsabilità». Pelli ha aggiunto: «Io non sono un fan di Carobbio, ma è difficile ritirarsi prima di essere eletti, si compie un gesto d’arroganza, si annuncia a tutti, elettori compresi, di essere sicuri di essere eletti. Votare due volte in pochi mesi non ha senso, lasciamo pure il seggio vuoto, non sarà un dramma». Per Cavalli, «è un teatrino indegno, basterebbe cambiare la legge. Tutto è semplice, ma è tipico del Ticino generare bufere in un bicchier d’acqua». In conclusione Lombardi: «Ci vuole gran pelo sullo stomaco, come fatto dal PS, a convocare tutti i partiti e dire di non presentare nessun candidato perché l’uomo della provvidenza c’è ed è Manuele Bertoli. Ho visto seggi vacanti agli Stati per alcuni mesi, e questo non ha cambiato la storia della Svizzera».