La domenica del Corriere

Tra vittoria, delusione e riscatto: la partita per Berna resta aperta

Dal rilassato presidente dell’UDC Marchesi, al leale portavoce della Lega Caverzasio, passando per l’ottimismo PLR di Martinenghi, la determinazione di Dadò (Il Centro) e la visione post-Mirante di Sirica (PS)
Teleticino, gli ospiti di Righinetti: Caverzasio, Sirica, Marchesi, Dadò e Martinenghi. ©Chiara Zocchetti
Red. Ticino&Svizzera
29.10.2023 20:00

ll bilancio a una settimana dall’esito dell’elezione per il Consiglio nazionale e lo sguardo alla finalissima di metà novembre per la scelta della coppia da eleggere al Consiglio degli Stati per rappresentare il Ticino. Di tutto un po’ a La domenica del Corriere prima della settimana di vacanze scolastiche in vista della volata delle Federali. A confrontarsi, rilassati ma non troppo, Piero Marchesi, presidente dell’UDC «arraffa tutto», il portavoce di una Lega in fase down Daniele Caverzasio, il vicepresidente del PLR Emilio Martinenghi, il co-presidente del PS Fabrizio Sirica e il presidente del Centro Fiorenzo Dadò che ambisce a riconquistare la Camera dei cantoni. Il bilancio delle Elezioni federali è un po’ in sospeso per tutti, ma c’è chi è più rilassato. Per l’UDC una domenica perfetta? «Direi di sì, ma mi piace sottolineare essere stato un successo d’area – ha detto Marchesi – ora attendiamo con fiducia il secondo turno»

Per Caverzasio meno gioia domenicale, ma tanta volontà di rieleggere Chiesa agli Stati: «Della nostra elezione si è detto tanto, ora si tratterà di discuterne al nostro interno. Ma il primo obiettivo oggi rimane la rielezione di Chiesa, sarebbe anche un importante segnale che la Lega c’è». Ma dire che non c’è più come ai tempi non sono gli osservatori, ma gli stessi protagonisti. Il sindaco di Lugano Michele Foletti ha lanciato un segnale inequivocabile invitando il gruppo dirigente alle dimissioni. Lei sarebbe pronto a fare un passo indietro ha chiesto Righinetti? «Io sarei pronto, come lo sono tutti. Ci confronteremo in assemblea e sarà la stessa assemblea a decidere». Sul fronte a sinistra è stata una elezione agrodolce: «Confermo essere stata una domenica in chiaroscuro – ha detto Sirica – ma importante era riconquistare i due seggi al Nazionale, uno rosso e uno verde, perché arrivavamo da un passato con un solo seggio rosso. Questa è stata la parte chiara, quella più scura è il calo dei Verdi in Svizzera e il calo del PS anche in Ticino. Un travaso che arriva anche dalla scelta che abbiamo fatto di non candidare Amalia Mirante. Quella emorragia l’abbiamo pagata in aprile come la paghiamo ora». Quindi Mirante è la mina vagante per il PS o un’alleata per altri, specie l’UDC? «Certamente porto la responsabilità della scelta (poi avallata dalla base) di non candidare al Governo Mirante, ma sono sereno per il futuro. Magari in Governo sarebbe stata anche eletta, ma occorreva una coerenza sulle posizioni politiche. Sono certo che il futuro ci darà ragione e gli elettori socialisti torneranno ai valori originali, torneranno a votarci». Dall’interessante analisi di Sirica al presidente de Il Centro Dadò che fa ovviamente il tifo per Fabio Regazzi, elezione che spianerebbe la strada per Berna al momò e sindacalista Giorgio Fonio. Insomma, votare a destra per poi portare a Berna un nuovo esponente di centro sinistra: «Lasciatemi dire che il mio partito ha votato meglio che alle Cantonali, significa che la strada che stiamo percorrendo è una buona strada. Ma l’obiettivo erano due seggi. Non è accaduto perché, contrariamente a quattro anni fa, il centro politico ha disperso le forze. Resta tanto da fare, in prima battuta eleggere un politico d’esperienza come Regazzi». Ma Martinenghi sottoscrive il dispiacere di Dadò? «Permettetemi di guardare in casa liberale radicale e dire che quest’anno il discorso delle alleanze era difficile da riaprire dopo quanto accaduto quattro anni fa. Non escludo nulla per il futuro, ma si tratta di un processo da fare crescere disgiunto dalle elezioni». E che dire dell’elezione di Simone Gianini all’interno di una lista marcatamente luganocentrica e con duelli al femminile tra Alessandra Gianella (che potrebbe andare a Berna in caso di elezione agli Stati di Alex Farinelli) e Natalia Ferrara. Tutto questo cosa insegna? «Che una lista forte è pagante». E delle donne che dire? ha insistito Righinetti: «Che i candidati forti erano nel Luganese e si sono un po’ annullati tra di loro».

Ma alla fine ci sarà un esponente di partito pronto a schierarsi per un ticket, per suggerire ai propri elettori due voti, due nomi. Insomma chi si schiera? Ha chiesto Righinetti. Il tentativo è fallito, nessuno si è spinto oltre al candidato di partito o d’area. Ma l’elettore cosa farà nel segreto dell’urna?