Luganese

«La conferenza annullata a Lugano? Sono abituata alle minacce»

A tu per tu con Silvana De Mari, dottoressa e scrittrice contestata per le sue posizioni no-vax e omofobe
Silvana De Mari avrebbe dovuto tenere una conferenza poi annullata per la contestazioni.
Andrea Stern
Andrea Stern
17.09.2023 06:00

Lo scorso 12 settembre, mentre a Berna si festeggiavano i 175 anni della Costituzione che ha sancito la libertà di espressione e di stampa, a Massagno rimaneva vuota la sala che avrebbe dovuto ospitare una serata sul tema del gender. Le minacce e le contestazioni contro l’ospite Silvana De Mari - accusata d’essere omofoba e radiata dall’Ordine dei medici per le sue discusse teorie «no-vax» - avevano costretto gli organizzatori a spostare l’evento in un luogo top secret, senza la contestata dottoressa. «Ci sono abituata - spiega De Mari -. A una mia recente conferenza c’erano sei camionette della polizia davanti alla sala. Un’altra volta sono stata scortata da 16 guardie del corpo. E ricevo continue mail di minacce».

Dottoressa De Mari, lei come reagisce?
«Dico un’Ave Maria per chi mi minaccia, lo affido al suo angelo custode e cancello la mail».

In alternativa, potrebbe anche smetterla di prendersela pubblicamente con la comunità LGBT.
«Io non me la prendo con nessuno. Ma credo che la libertà significhi prendersi responsabilità e fare il proprio dovere. Come medico, il mio dovere è quello di dire la verità».

Quale sarebbe la verità?
«Che stiamo sopprimendo la libertà, in cambio di false libertà. Si chiedono più diritti per tutti, dimenticando che a ogni nuovo diritto corrisponde un nuovo reato. Per esempio, il diritto alla proprietà presuppone il reato di furto. Il diritto di fingere di essere dell’altro sesso toglie agli altri il diritto di dire la verità, ovvero che non è possibile cambiare sesso».

Come sarebbe a dire, non è possibile?
«Nessuno può essere trasformato nel sesso opposto. Questa è una menzogna, che viene pagata con terapie endocrine gravissime e pericolosissime, con la castrazione, che è la mutilazione più grave. Io come chirurgo ho dovuto farne due, una in Etiopia su un giovane gravemente malato, l’altra in Italia. Sono interventi spaventosi, che si fanno con le lacrime agli occhi».

Allora perché tante persone vi si sottopongono volontariamente?
«Perché la mente è facilmente suggestionabile. Quando una persona dice ‘mi odio perché sono grassa’ oppure ‘mi odio perché sono femmina’ bisogna concentrarsi sul ‘mi odio’ e porre l’attenzione su quello. Bisogna curare la mente, non il corpo. Invece oggi si spinge a fare il contrario».

Un bambino impara a identificarsi con il genitore del proprio sesso, a essere fiero del proprio sesso. Ma questo può diventare difficile in un’epoca in cui nelle coppie la norma è ormai la belligeranza permanente e in cui le forme di disprezzo verso l’altro sesso sono clamorose

Però ci sono persone che soffrono di disforia di genere.
«La disforia di genere è una forma estrema di dismorfofobia, ossia di non accettazione del proprio corpo. Un bambino impara a identificarsi con il genitore del proprio sesso, a essere fiero del proprio sesso. Ma questo può diventare difficile in un’epoca in cui nelle coppie la norma è ormai la belligeranza permanente e in cui le forme di disprezzo verso l’altro sesso sono clamorose. Penso per esempio alla pornografia, che è una grave forma di disprezzo verso la donna. L’ipersessualizzazione spaventa molte bambine che non vogliono diventare degli oggetti sessuali».

Ciò non toglie che la disforia di genere esiste.
«Sì, ma se la mente non combacia con il corpo, quella che va curata è la mente, con laboratori di armonizzazione mente e corpo, ma soprattutto con una terapia di desensibilizzazione del trauma, basata per esempio sulla tecnica EMDR. Perché alla base ci sono sempre dei traumi. O un unico trauma grave o più facilmente uno stillicidio di traumi».

Quindi per lei gli interventi chirurgici sono inutili?
«Peggio. La castrazione è un intervento atroce, poi bisogna fare un buco nel perineo per creare qualcosa di simile alla vagina, ma è un buco che in natura non esiste e quindi il corpo passa il tempo a cercare di cicatrizzarlo perché lo sente come una ferita aperta. Quindi questi buchi devono essere sottoposti a continue dilatazioni. C’è un enorme numero di persone che si suicida dopo la transizione».

Ci sarà anche chi è felice, non pensa?
«No, perché c’è un disequilibrio tra mente e corpo che resta per tutta la vita. Ci vengono sempre mostrati i pochi trans di successo, ma in questi casi è il successo che entra in testa e fa loro credere di essere in una situazione di equilibrio, in realtà estremamente labile».

Lei si rende conto di aver perso la battaglia?
«Mi rendo conto che ci sono gruppi di potere che hanno interesse a levare l’identità sessuale per rendere il popolo più facilmente manipolabile».

Addirittura? Chi sono questi gruppi?
«Per esempio la Open Society o l’Istituto Tavistock».

Purtroppo non possiamo andare oltre, ma mi dica, lei è preoccupata per il futuro dell’umanità?
«Se vedo quello che sta succedendo nel mondo sì. Ma come credente mantengo la speranza. Altrimenti chi me l’avrebbe fatto fare di andare contro tutti e diventare un paria, un reietto della società? Io so che il mio dovere è dire la verità, poi confido in Cristo che è maestro della storia».

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