L'analisi

A Parigi pronta la strategia di sicurezza per allontanare l’incubo di Monaco 1972

In questi mesi, specie dopo il massacro di Mosca, si è tornati a fare scenari preoccupati in vista dei Giochi Olimpici in programma questa estate
I prossimi Giochi Olimpici si terranno a Parigi, in Francia, dal 26 luglio all'11 agosto. ©Morry Gash
Guido Olimpio
Guido Olimpio
28.04.2024 06:00

I Giochi Olimpici e la sicurezza: difficile non pensare al dramma del settembre del 1972 quando un commando palestinese prese d’assalto la delegazione israeliana nel complesso di Monaco di Baviera. Tragedia nella tragedia. Le autorità prima furono colte di sorpresa nonostante gli allarmi, poi non riuscirono a fermare i sequestratori per la mancanza di esperienza, conoscenza e unità scelte. Una pagina nera, una ferita profonda e forse mai rimarginata completamente che ha però rappresentato una lezione per tutti i grandi eventi sportivi che sono seguiti. Ogni paese si è organizzato, ha creato reparti e studiato. Un approccio in continua elaborazione perché la minaccia si è estesa nei numeri e nella pericolosità degli attacchi. Reali e potenziali.

Previsti tre piani

A Parigi sono in allarme da tempo, sono consapevoli dei rischi. Multipli. Intanto la Francia è uno dei territori che ha più sofferto per i colpi «strutturati» - con gruppi di fuoco - e di «lupi solitari». È un obiettivo specifico dei jihadisti, in tutte le loro gradazioni. Dalla vecchia al Qaeda allo Stato Islamico. Infine, lo stesso super appuntamento è un target classico. Il programma ufficiale ha previsto l’inaugurazione con una manifestazione sulla Senna, con barche, squadre nazionali e ospiti importanti. Tuttavia, questa è solo l’opzione A. Come hanno spiegato le fonti ufficiali esiste un piano B - con la cerimonia spostata al Trocadero - e quello C, con il ricorso allo Stade de France, peraltro già teatro di un attentato all’esterno nelle stesse ore della strage al Bataclan. Molto dipenderà dal livello d’allerta, dalle segnalazioni concrete su possibili insidie, dalla valutazione dei responsabili.

Si temono azioni massicce

In questi mesi, specie dopo il massacro di Mosca, si è tornati a fare scenari preoccupati. Nella capitale russa ha agito un piccolo nucleo, forse neppure troppo addestrato, ma ciò è bastato per falciare decine di persone inermi. Azione di nuove componenti di quello che una volta era chiamato Isis ed oggi ha assorbito molti mujaheddin originari delle ex repubbliche sovietiche. Criminali non di rado già presenti nel nostro continente - mimetizzati tra rifugiati e profughi - ma anche in grado di arrivare attraverso lo snodo turco, importante retrovia logistica, punto di sosta e appoggio. La paura è legata ad un’operazione massiccia.

Prevenzione, attenzione, controllo

Per questo, proprio per il carattere transnazionale del fenomeno, dove i confini contano poco o nulla, è fondamentale la collaborazione. La Francia conta, in base anche ad un accordo specifico, sull’aiuto dell’Europol. Un patto che si sviluppa secondo diverse linee: prevenzione, con il tracciamento di soggetti sospetti; attenzione massima su elementi che non necessariamente si trovano sul territorio transalpino; intercettazioni; controlli; verifiche sul gigantesco database messo insieme in questi anni di lotta al Califfato; espulsioni di soggetti con precedenti verso le terre natie (quasi 40 dall’inizio dell’anno dalla Francia). Rispetto al passato c’è una maggiore consapevolezza, sono note alcune «tecniche», ci sono spunti da seguire, è enorme l’archivio di nomi.

Supporto dagli Stati stranieri

Sarà altrettanto decisivo il supporto di qualsiasi Stato straniero che deve badare alle proprie squadre impegnate nelle gare. Pensiamo agli americani, che dispongono di mezzi superiori a qualsiasi altro apparato e con una larghezza di mezzi non comune. Ma anche gli israeliani. Serve la tecnologia che osserva, vede, «ascolta», come servono gli uomini e le donne sul campo. A volte il fendente può essere parato grazie ad un dettaglio secondario. Questo tipo di difesa è utile contro una formazione che pensa ad un gesto spettacolare, su più punti, magari in simultanea. È, invece, meno efficace nel fronteggiare aggressori individuali, senza alcun legame reale con un movimento.

Un dettaglio inquietante

Gli ultimi mesi hanno aggiunto tensioni. La guerra a Gaza, lo scontro perenne Iran-Israele, incroci di conflitti minori, spinte di gruppi xenofobi, ricerca di vendette e anche atti di persone instabili, senza una motivazione ideologica e in cerca di notorietà, hanno dato spinta ad un fronte poco omogeneo che però può fare danni. Altissimo il livello della propaganda ostile, con l’incitazione all’odio. Molti gli arresti in Europa, Svizzera inclusa, di aspiranti terroristi con un dettaglio inquietante: numerosi i minori, bloccati in alcuni casi un attimo prima. Nuove reclute, con preparazione sommaria, però intenzionati a emulare i «professionisti». Guai a sottovalutarli.

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