Altro che cammino di Santiago

L’attore Ernesto Calindri, dalla metà degli anni Sessanta e per un ventennio, con uno spot pubblicitario invitava i telespettatori a fronteggiare «il logorio della vita moderna» sorseggiando un amaro.
Quarant’anni più tardi, il logorio della vita moderna è ancora ben presente - se non più logorante - ma per fronteggiarne l’amaro c’è chi sceglie un’altra via, come Isabella Marino: la via Francisca del Lucomagno, il cammino storico e spirituale che collega la città di Costanza in Germania a Pavia, in Italia, attraversando le Alpi e il nostro Cantone. Un percorso suggestivo per pellegrini, escursionisti e amanti della natura e della cultura.
Da Santiago a Sant’Agostino
«Ci sono stati alcuni anni in cui alla mia famiglia estesa sono successe molte cose, diciamo, non positive, fra decessi, malattie - racconta Isabella Marino -. Al termine di questo periodo difficile e pesante avevo deciso di prendere tempo per me. Avendo già avuto esperienza con il cammino di Santiago, l’idea era quella di fare un percorso analogo, in Svizzera, in mezzo alla natura, per allontanarmi dallo stress, dai pensieri negativi, accettare le esperienze difficili che succedono nella vita». Anche un’opportunità per conoscere la Svizzera.

«Un giorno, trovandomi sul Sacro Monte a Varese con un mio zio mi è capitato tra le mani un volantino sulla via Francisca. Perché no, mi sono detta, vivo in Svizzera da quasi 20 anni senza averla davvero visitata, così ho pensato di unire le due cose, conoscere meglio il territorio e le diverse culture cercando nel contempo di ritrovare il mio equilibrio».
Dal 25 maggio, lungo circa 350 chilometri, 15 giorni di camminata per 15 tappe su territorio elvetico, partendo da Costanza (Germania) e passando per Amriswil, San Gallo, Altstätten, Buchs, Maienfeld, Coira, Bonaduz, Ilanz, Disentis, il Passo del Lucomagno, Olivone, Biasca, Bellinzona, Rivera e Ponte Tresa.
«Ogni giorno ho percorso a piedi dai 15 ai 25 chilometri. Percorsi spettacolari, incontri spirituali con le visite a splendide cattedrali - quella di Costanza è bellissima -, a piccole chiese - la chiesa evangelica di Santa Margherita, l’antica chiesa parrocchiale protestante di San Martino a Ilanz, con i libri al loro interno sui quali le persone augurano ogni bene ai passanti. Ma per me è spirituale anche una panchina in mezzo al bosco, dove puoi fermarti a riflettere, magari a piangere o ritrovarti a parlare apertamente con una persona sconosciuta».
Imprevisto di percorso
Sul Lucomagno - «una delle tappe più belle e per alcuni tratti più difficili» - accade quello che non è previsto dal cammino. «Siccome non mi piace impostare tutta la mia vita sulla tecnologia, pur avendo studiato il percorso a volte deviavo per guardare del percorso un punto diverso. Così sul Lucomagno mi sono inoltrata sulla parte destra del lago scoprendo poi che in basso, il ponte che mi avrebbe dovuta riportare a sinistra del torrente non era ancora stato montato. Verso le sei di sera, con il tempo tendente alla pioggia, mi sono ritrovata a dover decidere cosa fare, tornare indietro, proseguire… dopo cinque minuti di panico ho proseguito cercando il punto meno pericoloso per attraversare il torrente».
La decisione ha avuto esito favorevole, la sponda sinistra è stata raggiunta ma l’agitazione provata e il tempo inclemente hanno poi portato Isabella Marino a rinunciare alle tappe successive che dal Lucomagno portano a Bellinzona e giù fino a Lavena Ponte Tresa. «Recupererò le tappe in settembre, perché la mia intenzione era comunque già quella di completare il cammino fino a Pavia», dove nella Basilica di San Pietro in Ciel D’Oro sono ospitate le spoglie di Sant’Agostino, che già nell’anno 400 diceva ai suoi contemporanei, e oggi a noi : «Usa del mondo senza diventarne schiavo. Ci sei venuto per compiere il tuo viaggio: ci sei entrato per uscirne, non per restarvi. Sei un viandante, questa vita è soltanto una locanda».
Cosa rimane di questa esperienza a Isabella Marino, ha potuto trovare quella tranquillità, quell’equilibrio che andava cercando sulla Via Francisca? «Ho incontrato persone stupite di vedere una donna sola intraprendere questo tipo di percorso. Il pellegrinaggio in Svizzera non è ancora molto conosciuto. Nello stesso tempo mi ha riempito il cuore l’umanità di chi, ad esempio nei Grigioni, mi ha ospitato a casa. Mi hanno colpito la condivisione e l’aiuto spontaneo incontrati lungo il cammino. Ho poi conosciuto parti di me che non sapevo di avere, come il coraggio. Tendenzialmente sono paurosa, non mi piacciono troppo gli insetti o i rettili... Questo percorso mi ha fatto capire che si può conquistare la capacità di affrontare i problemi anche dolorosi che si possono presentare quotidianamente».