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«Gobbi? Sa sparare, ma nel tiro ci vuole costanza»

Maurizio Gianella racconta uno sport sempre più popolare, specie nell'Alto Ticino – Dove ci si prepara alla Festa cantonale
Andrea Stern
Andrea Stern
08.06.2025 16:30

L’uomo che si prepara ad accogliere oltre 6.000 tiratori nell’Alto Ticino non era un predestinato. «I miei genitori non andavano mai a sparare – racconta Maurizio Gianella, presidente del Comitato organizzatore della 20. Festa cantonale di tiro -. Io ho iniziato ad andare al poligono a 15 anni, ma solo per guadagnare qualche soldo. Con un paio di amici andavamo in bici da Dalpe a Piotta, dove marcavamo i punti del tiro di campagna. Ci davano 5 franchi al giorno. Poi arrivò il momento in cui mi chiesero se volevo provare anch’io. Da allora non ho più smesso».

È passato oltre mezzo secolo, durante il quale Maurizio Gianella si è distinto per le sue qualità dirigenziali, in particolare come presidente per 33 anni della Società di tiro del Monte Pettine, ma anche per le sue pregevoli doti sportive. La sua casa di Giornico è stracolma di coppette e medaglie, l’ultima delle quali, di bronzo, conquistata nel febbraio scorso ai Campionati svizzeri di Berna nella categoria veterani. A quasi 68 anni, Gianella è ancora un tiratore di prim’ordine. Ma ora il suo obiettivo non è vincere nuove medaglie, bensì garantire la buona riuscita di un evento che tra il 4 e il 20 luglio attirerà nell’Alto Ticino folle che raramente si vedono a queste latitudini.

Un’attività trasversale

«Abbiamo iscritti da tutti i Cantoni e persino da Città del Capo - afferma Gianella -. Sono tiratori che vivono in Sudafrica, dove fanno parte di una società di tiro elvetica, e che regolarmente tornano in Svizzera per confrontarsi con i connazionali. Di solito in occasione della Festa nazionale di tiro, ma quest’anno verranno anche da noi nelle Tre Valli».

Circa due terzi degli iscritti provengono dalla Svizzera tedesca ma, curiosamente, il gruppo più numeroso arriverà da una realtà urbana e cosmopolita che difficilmente verrebbe da associare al tiro sportivo. «C’è una società di Ginevra che partecipa con 79 tiratori e che ha pure deciso di sponsorizzare l’evento - spiega Gianella -. È qualcosa che fa piacere perché dimostra come il tiro sportivo sia un’attività capace di unire le regioni e le generazioni».

A maggior ragione da quando sul continente europeo sono tornati a soffiare venti di guerra. Negli ultimi tempi ai poligoni si sono visti nuovi volti, nuovi profili di tiratori e, molto spesso, anche di tiratrici.

Sempre tutto esaurito

«All’ultimo corso di tiro per adulti abbiamo avuto più partecipanti donne che uomini - afferma Gianella -. Non so dire se sia un fenomeno legato al riarmo in Europa, però è un dato di fatto che l’interesse per il tiro sportivo si riscontra oggi in una più ampia fascia della popolazione. Ai nostri corsi ad Airolo e Faido abbiamo sempre il tutto esaurito e dobbiamo rimandare parte degli interessati all’anno seguente. È interessante, poi, che una volta finito il corso buona parte dei partecipanti continua a frequentare il poligono e si integra nelle società di tiro».

Questo per quanto riguarda le Tre Valli, che si stanno sempre più distinguendo come regione di punta nella pratica del tiro sportivo, sulla scia del bleniese Jason Solari, uno degli otto migliori tiratori al mondo con la pistola ad aria compressa.

«Oggi le strutture più importanti sono tutte nell’Alto Ticino, dove oltretutto si sta investendo per rinnovarle - spiega Gianella -. A Biasca, per esempio, è stato speso oltre un milione per ristrutturare lo stand di tiro. A Ponto Valentino hanno appena ricevuto la licenza di costruzione per procedere anche loro a un risanamento. A Faido intendiamo investire 1,9 milioni di franchi, ad Airolo abbiamo lo stand più grande del cantone, con 18 bersagli a 300 metri».

I vicini intolleranti

Più a sud invece il tiro sportivo deve fare i conti con una crescente densificazione del territorio e con il delicato udito dei vicini di casa. «Gli stand di tiro creano rumore e così è facile che qualcuno si prenda un avvocato e li trascini in tribunale - osserva Gianella -. A Cureglia si è in attesa di una sentenza del Tribunale federale per capire quale potrà essere il futuro dello stand di tiro. Diversi poligoni sono stati dismessi. Altri vengono mantenuti ma non più rinnovati. Sia a Lugano sia a Bellinzona risalgono al 1929, hanno una concezione vetusta e non sono mai stati ammodernati.Con l’eccezione, a Bellinzona, di sei bersagli elettronici, che tuttavia avranno vita corta dato che lo stand è destinato a sparire una volta che si costruirà il nuovo ospedale alla Saleggina».

In questo declinante contesto cantonale, fa da contraltare l’entusiasmo con il quale le Tre Valli si preparano ad accogliere la loro Festa cantonale di tiro. «Non ho un conteggio preciso delle persone che si sono messe a disposizione, ma dovremmo essere attorno ai 900 volontari - spiega Gianella -. È indubbiamente un ottimo riscontro da parte di un territorio che vuole vivere appieno questa festa».

L’occasione, anche, di scrollarsi definitivamente di dosso quell’immagine del tiro come di qualcosa legato all’esercito e alla guerra. «È un’immagine arcaica ma ancora presente - dice Gianella -. Ci sono docenti che non vogliono lasciarci promuovere i nostri corsi tra i ragazzi, perché pensano che insegnare loro a sparare significhi insegnare loro la guerra. Sono visioni stereotipate ma purtroppo c’è ancora chi non riesce a vedere il tiro per quello che è, un’attività sportiva che ha molteplici effetti benefici».

Un’attività che richiede la massima concentrazione, tanto che Gianella sa già che alla Festa cantonale di tiro non potrà ambire a grandi risultati. «Per sparare bene bisogna avere la testa libera e concentrarsi unicamente su ciò che si sta facendo - spiega -. Se inizio a pensare a tutti gli impegni organizzativi è finita, diventa impossibile essere precisi».

L’allievo Norman Gobbi

Il presidente del comitato organizzativo troverà però sicuramente soddisfazione nel vedere all’opera parecchi tiratori cui è stato lui stesso a insegnare a sparare, tra i quali un certo Norman Gobbi. «Penso che sarà l’unico consigliere di Stato che verrà a sparare, oltretutto lui è anche presidente del Tiro storico del San Gottardo - afferma Gianella -. Iniziò a sparare con me ad Ambrì, ormai tanti anni fa. A 300 metri non era male, con la pistola diciamo che non è un cecchino. Ma probabilmente lui ha anche poco tempo per esercitarsi. E nel tiro sportivo, senza allenamento costante, non si arriva da nessuna parte».

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