L'analisi

Il clero è lo scudo del regime iraniano

Esperti di strategia e commentatori si chiedono cosa potrebbe accadere nella Repubblica islamica chiamata ad affrontare la più grave crisi dalla sua fondazione
Una manifestazione a Berlino contro il regime degli ayatollah ©HANNIBAL HANSCHKE
Guido Olimpio
22.06.2025 06:00

l conflitto Iran-Israele è in corso, tante le variabili, ancora più numerose le incognite sul «dopo». Anche perché c’è attesa sulle mosse di Donald Trump, che per scelta tattica e confusione personale è difficile da interpretare. All’orizzonte si profilano diversi scenari, ognuno pieno di insidie. Esperti di strategia e commentatori si chiedono cosa potrebbe accadere nella Repubblica islamica chiamata ad affrontare la più grave crisi dalla sua fondazione.

L’Operazione Rising Lion, la decimazione della gerarchia militare e scientifica, i danni alle infrastrutture e alle basi potrebbero aprire un varco seguito da un collasso della teocrazia. Il premier Bibi Netanyahu è stato altalenante su questo target: non lo inseguiamo in modo diretto - ha dichiarato - ma potrebbe avvenire in seguito alle conseguenze della campagna in atto. Il presidente americano, che in passato lo aveva auspicato, è parso invece più cauto ed ha accompagnato la minaccia dello strike con la necessità di riaprire il negoziato per trovare una soluzione dell’ultima ora.

Resta un nodo centrale. Intanto gli ayatollah hanno l’appoggio di una parte della popolazione mentre la repressione ad elastico - a volte durissima, in altre più leggera - ha impedito la nascita di una vera opposizione. I mullah hanno tanti nemici, ci sono larghi strati della società che farebbero a meno del potere religioso ma, purtroppo, non si intravvede un’entità politica in grado di rimpiazzare subito i seguaci di Khamenei. La stroncatura del dissenso è servita proprio a questo. E stando al New York Times l’ayatollah ha nominato tre suoi possibili successori nel caso possa essere «liquidato» per assicurare una continuità. Se non c’è una svolta totale si può immaginare una transizione verso un sistema meno «rivoluzionario». L’uccisione di tanti generali ed esponenti chiave potrebbe lasciare spazio ad un’ala pragmatica che certamente esiste ed ha spesso cercato la via del dialogo con l’Occidente. Tuttavia, l’esperienza insegna che quando c’è battaglia, volano i missili, si piangono vittime, il sentimento patriottico prevale e chi propone vie diverse può essere facilmente bollato come collaborazionista o traditore. Anche in un quadro sociale precario, con una vita quotidiana difficile.

Non va dimenticato che il sistema iraniano poggia sul clero sciita e sulla potenza dei pasdaran che incarnano la forza militare ma hanno anche le mani su settori economici. I guardiani sono lo scudo anti-golpe, rappresentano una doppia trincea contro i nemici esterni ed interni. Qualche esperto mette in guardia: la scomparsa dei veterani, di personaggi di esperienza può lasciare spazio ad ufficiali giovani e rampanti, magari ancora meno disposti ad accettare formule di compromesso. Elementi che credono nello sviluppo dell’arma atomica, convinti dalle esperienze di questi giorni che l’unica strada sia quella del confronto, compatti nel portare avanti un messaggio di lotta ad oltranza, meno «razionali» rispetto a leader abituati a pazientare. Con le dovute differenze è lo stesso discorso fatto da alcuni per la Russia di Vladimir Putin: non è detto che un eventuale successore sia meno pericoloso. «Non sappiamo quello che non sappiamo», è una regola da tenere a mente in tanti quadranti, a patto che non diventi il pretesto per mantenere tutto immutabile.

Infine, c’è chi paventa il caos, la frammentazione vista la presenza di movimenti armati dentro i confini nazionali. Curdi, nazionalisti, baluchi, arabi, movimenti di estrema sinistra rappresentano un mosaico che può diventare fattore di instabilità, magari anche per i giochi di attori esterni, tra desideri di dettare agende e infiltrazioni.

Per ora l’Iran, ferito e indebolito, tiene testa all’uragano. Non è una sorpresa perché si è preparato da tempo a questo momento, ha una sua storia di resistenza, punta ad allungare i tempi e i suoi avversari non sembrano aver chiaro l’obiettivo finale.