Il lusso di restarsene a casa

Da quando ho iniziato a lavorare, credo di passare più tempo negli aeroporti che nel mio salotto. L’app dei taxi Uber lo conferma senza pietà: il Terminal 5 dell’aeroporto di Heathrow a Londra continua ad apparire come «home» nel mio telefono. Ogni volta mi chiedo se dovrei preoccuparmi.
Vista da fuori, la mia vita sembra un collage di inviti, eventi e valigie da rifare. È diventata quasi un’aspettativa automatica: se non mi muovo per qualche giorno, qualcuno si allarma subito. La domanda è sempre quella: «Come mai non sei stata invitata a..?». A un brand trip, a un lancio, a una festa mondana dove tutti vanno solo per farsi le foto. Come se la popolarità si misurasse a posti in cui vai.
La verità, però, è molto meno glamour. Più viaggio, più divento selettiva. Soprattutto nei «no». Questo dicembre ho persino rinunciato a un viaggio in Medio Oriente e in Africa soltanto per restare sul mio divano verde. E poi arriva la fine dell’anno, con il suo bilancio emotivo incorporato. Il freddo, il buio alle 4 del pomeriggio, quella sensazione che il mondo stia correndo troppo. Ho annunciato ufficialmente che questo mese vado in ibernazione.
In questo periodo, la casa diventa un luogo da abitare sul serio. Non solo per l’albero addobbato o le luci sul balcone (io in balcone ho le palme che creano un contrasto ironico), ma per quei piccoli gesti che rimettono ordine anche nella testa: cucinare qualcosa di semplice e sano, fare una passeggiata breve sotto casa, riorganizzare i miei spazi, ascoltare un audiolibro mentre preparo la tavola per due amici. Sono momenti semplici, ma hanno un potere strano: ti restituiscono a te stessa.
Non è l’adrenalina del tappeto rosso (che dura qualche minuto..). È un benessere più lento e più centrato, molto meno instagrammabile, ma decisamente più duraturo.
Forse è il momento di rivedere ciò che consideriamo «cool». Perché a volte ciò che accade dentro quattro mura batte quello che succede in qualunque rooftop «cool» del mondo. Restare a casa non è una rinuncia: è un atto di selezione, quasi di lusso. Un modo per proteggere il proprio tempo, le proprie energie, e ogni tanto anche la propria salute mentale.
Quest’anno, mentre tutti corrono verso l’ennesimo aperitivo natalizio, io mi godo il profumo di un piatto cucinato lentamente, una stanza in ordine con candele alla cannella, e la sensazione liberatoria che non serva essere ovunque per sentirsi presenti. A volte, il lusso più grande è proprio questo: restare.
