In positivo

Il sogno di Cliver, il «piccolo» radiocronista

Da un piccolo villaggio del Perù alla finale di Copa Libertadores: come un 15.enne escluso dallo stadio è diventato una star
Cliver sulla collina mentre esegue da lontano la diretta della finale di Copa Libertadores (screenshot TikTok)
Prisca Dindo
14.12.2025 15:00

Fu suo fratello Kenny, di quattro anni più grande, a convincerlo che aveva la stoffa. «Tu hai una di quelle voci fatte per trasformare una partita di football in un evento storico», gli disse.  

All’inizio Cliver Huamán Sánchez aveva qualche dubbio: è vero che vantava un timbro vocale degno de grandi commentatori sportivi. La prova stava nelle finte dirette che organizzava nella sua stanzetta fin da piccolo. Ma dopotutto lui non era altro che un quindicenne di uno sperduto paesino peruviano che sognava di diventare poliziotto, non un cronista. In più odiava apparire nei video. Ad un certo punto le sue incertezze svanirono. Aprì Pol Deportes, canale social dedicato allo sport, e si lanciò con il fratello in questo mondo tutto nuovo. Ce la mise tutta per far decollare il canale, ma i follower purtroppo restavano al palo.

Fino alla sua «diretta» della finale di Copa Libertadores tra Flamengo e Palmeiras di alcune settimane fa. Nel giro di una settimana i follower di Pol Deportes esplosero. Cliver «è il prodotto di chi guarda ancora lo sport con l’innocenza di un dilettante» commenta El Pais, che ha dedicato al fenomeno peruviano un lungo articolo. Per capire il motivo di tanta popolarità, occorre fare un passo indietro e tornare ai giorni in cui a Huampica, il villaggio che ha dato i natali ai due fratelli, giunse la notizia che il Perù avrebbe ospitato la seconda finale di Copa Libertadores. Kenny e Cliver colsero l’occasione al volo. Organizzarono nel loro villaggio una raccolta fondi per recarsi nella capitale, alla quale hanno aderito piccoli imprenditori e autorità locali. Obiettivo: registrare diversi video in anteprima per poi trovare un modo per trasmettere la partita. Giunti a Lima dopo un viaggio di sedici ore su mezzi improvvisati, purtroppo i due fratelli non riuscirono neppure a posare un piede nello stadio. Erano troppo giovani e le guardie di sicurezza negarono loro l’accesso alla finale. Kliver non si perse d’animo. Siccome non voleva deludere la sua gente, caricò il treppiedi sulla spalla e si arrampicò insieme al fratello sulla collina di fronte allo stadio. Da lassù i calciatori erano minuscoli puntini, ma ciò non ha frenato il suo grande talento. Subito dopo il gol di Danilo - che ha regalato la Coppa al Flamengo - Kenny gli suggerì di narrare il gol come se stesse accadendo in tempo reale. Bandiera rossa gialla e arancione degli Andahuaylas annodata sulle spalle, il ragazzino si lanciò così nell’impresa. Mentre registrava la finta diretta, Kenny pensava alla regia, animando le immagini alle sue spalle grazie all’intelligenza artificiale. La panoramica di quella cabina di regia all’aperto, il campo lontano e quel grido prolungato di «Goooooooooal!» - così professionale, così amatoriale - conquistarono i cuori di tutti. Oggi Kevin è conteso da media e sponsor. Ha pure commentato per una tv nazionale alcuni minuti della partita tra Alianza Lima e Sporting Cristal, nello Stadio Nazionale.

«Vogliamo dimostrare che anche chi viene da umili origini come noi può sognare», ha detto Kenny, che ha lavorato come barbiere e fornaio per finanziare il sogno di Cliver. I due fratelli peruviani - dice in conclusione El Pais - rivelano qualcosa di importante: che il calcio è anche uno sport in cui, di tanto in tanto, i piccoli possono trionfare sui giganti.

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