La pista per Ginevra è spianata

Dieci anni fa furono oltre 53.000 i passeggeri che volarono tra Lugano e Ginevra. Tre anni dopo, nel 2018, zero. Colpa del fallimento di Darwin Airline, del disimpegno di Swiss e di una norma, il divieto di cabotaggio, che impedisce a eventuali compagnie estere interessate di riprendere la tratta. «Solo compagnie indigene», prescrive la Legge federale sulla navigazione aerea, che i parlamentari ticinesi hanno più volte chiesto di modificare, sempre invano.
Fino, forse, a martedì. Perché l’iniziativa parlamentare presentata dal consigliere agli Stati Fabio Regazzi (Centro) ha tutte le premesse per essere quella giusta. Quella che potrebbe finalmente aprire la tratta Lugano-Ginevra anche alle compagnie estere, che sono notoriamente molto più numerose di quelle indigene.
«Da cacciatore, non vendo la pelle dell’orso prima di averlo ucciso - premette Regazzi -. Però credo che questa volta le chance siano reali. Perché abbiamo impostato una strategia corretta, chiedendo dapprima delucidazioni al Consiglio federale e poi dialogando con l’Ufficio federale dell’aviazione civile, che condivide e sostiene l’iniziativa nella forma in cui è stata presentata. Inoltre abbiamo incassato il sostegno di parlamentari di vari partiti (compreso il socialista Carlo Sommaruga, ndr). Credo di poter dire che le premesse sono buone».
Un lavoro di squadra
Il «senatore» ticinese parla al plurale, perché l’iniziativa parlamentare depositata martedì scorso a Berna è frutto di un lavoro di squadra. «Abbiamo lavorato molto bene con l’ASPASI e con il Municipio di Lugano, in particolare con il capodicastero Filippo Lombardi e con il collega Marco Chiesa - spiega Regazzi -. Insieme abbiamo coltivato il dialogo con l’UFAC e siamo arrivati a formulare la richiesta nella maniera più efficace possibile».
La richiesta di Regazzi e cofirmatari non è quella di abolire il divieto di cabotaggio bensì di dare al Consiglio federale la possibilità di concedere delle deroghe limitate nel tempo nel caso in cui non vi siano compagnie svizzere interessate a coprire una determinata tratta e non vi siano alternative di trasporto equivalenti. Una formulazione fatta su misura per il volo Lugano-Ginevra e che non potrebbe essere applicata altrove, per esempio sulla tratta tra Lugano e Zurigo, dato che in questo caso le alternative di trasporto ci sono (Alptransit).
Perché è chiaro che l’apertura all’eventuale riattivazione di un volo interno potrebbe essere percepita male, in un periodo di grande sensibilità per il clima. Oggi ci sono partiti che vorrebbero vietare i voli nazionali tout court. Ma Regazzi e colleghi vogliono far passare il messaggio che il collegamento tra Lugano e Ginevra è molto più che un semplice volo interno.
«Parliamo di due realtà che hanno strette relazioni economiche e finanziarie ma che oggi sono difficilmente raggiungibili - afferma Regazzi -. Sia in treno sia in macchina bisogna calcolare almeno cinque ore, ciò che rende quasi impossibile fare andata e ritorno in giornata. Il volo tra Lugano e Ginevra non è uno sfizio ma una necessità, se si vogliono mantenere e consolidare i legami tra le due realtà».
Ne sono convinti sia i due senatori ticinesi, sia gli omologhi ginevrini, Mauro Poggia e Carlo Sommaruga. Tutti vorrebbero spianare la strada al ripristino di un collegamento che per decenni ha permesso di avvicinare il Ticino alla Romandia.
I tempi sono cambiati
«Questo è un collegamento che Swiss ha quasi intenzionalmente eliminato, facendo una concorrenza spietata a Darwin e poi tirandosi indietro - si inserisce Filippo Lombardi, capodicastero sviluppo territoriale a Lugano -.Tuttavia c’è richiesta e ci sono state in questi anni anche compagnie aeree che hanno mostrato interesse. Solo che tutto si è sempre bloccato a causa del divieto di cabotaggio».
Lombardi dice di averne discusso anche con l’allora consigliera federale Doris Leuthard ma di essersi sempre scontrato con la mancata volontà della Confederazione di rivedere la norma. «È una carta che volevano tenersi in mano nei negoziati con l’UE - spiega il municipale -. Ora però i negoziati si sono conclusi e il cabotaggio è stato introdotto a livello terrestre. L’iniziativa di Regazzi arriva quindi al momento giusto, tanto più che è in revisione la legge sulla navigazione aerea».
Il prossimo passo è l’audizione di Regazzi in commissione. Poi l’iniziativa seguirà il suo iter fino all’eventuale approvazione. Infine si tratterà di trovare la compagnia aerea giusta. «Ma noi non ci metteremo a fare la compagnia aerea, né a pagarla come succede altrove con EasyJet o Ryanair - conclude Lombardi -. Non sarebbe spiegabile ai cittadini contribuenti. Noi vogliamo solo creare le condizioni affinché il volo sia possibile. Poi il lavoro lo dovranno fare le compagnie».