La spedizione svizzera conquista il Dhaulagiri

«Katmandu, 26, ag. (Reuter) – Si apprende dalla capitale nepalese che la spedizione svizzera dell’Himalaya, guidata da Max Eiselin, è riuscita a conquistare la vetta ancora inviolata del Daulaghiri, di 8167 metri [...]. Max Eiselin, ritornato giovedì a Katmandu, ha dichiarato ai rappresentanti della stampa che la cima è stata raggiunta il 13 maggio. Egli ha rifiutato di fornire ulteriori particolari prima di avere informato il ministro degli esteri del Nepal sull’esito della spedizione. Il Daulaghiri era la montagna più alta del mondo non ancora scalata [...]». Così il «Corriere del Ticino» nell’edizione del 27 maggio 1960. Il capospedizione, appunto il lucernese Eiselin, per dare l’assalto al Dhaulagiri – la Montagna Bianca, in lingua nepalese – riunì 16 fra i migliori alpinisti dell’epoca, provenienti da 5 diverse nazioni. Fra questi l’austriaco Kurt Diemberger, il tedesco Peter Diener, fuggito dalla DDR e accasatosi in Svizzera, il basilese Albin Schelbert e il toggenburghese Ernst Forrer, che insieme agli sherpa Nawang Dorje e Nima Dorje il 13 maggio raggiunsero la cima del Dhaulagiri. Kurt Diemberger, per la cronaca, il 9 giugno del 1957 aveva già raggiunto per primo la vetta del Broad Peak (8051 m) con i connazionali Hermann Buhl, Fritz Wintersteller e Markus Schmuck. Tra i 14 ottomila, il Dhaulagiri è stato il penultimo a essere conquistato e l’ultimo lo Shisha Pangma (8027 m), nel Tibet occupato dalla Cina e la cui cima è stata raggiunta il 2 maggio del 1964 da una spedizione cinese.
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