L'avventura di un deputato nelle ex repubbliche sovietiche

I turisti armeni e georgiani in Ticino sono talmente rari da non disporre nemmeno di una categoria a sé nella statistica dei pernottamenti alberghieri secondo i 78 principali Paesi di provenienza. Tuttavia, le cose possono cambiare. Il potenziale c’è, secondo il deputato UDC Tiziano Galeazzi, che proprio questa settimana ha visitato i due paesi caucasici in forma privata («interamente a mie spese», sottolinea) e ne ha approfittato per indossare le ufficiose vesti di «Mister Turismo» e presentare il nostro Cantone a diversi interlocutori istituzionali.
Signor Galeazzi, perché ha scelto di andare proprio in Armenia e Georgia?
«Questa mia visita in forma privata è dovuta in parte a motivi professionali, in parte di piacere.Armenia e Georgia sono due paesi non tanto distanti da noi che vale la pena scoprire. A me piace visitare nuove località e cercare di capire nuove realtà, tra cui la cultura, il paesaggio e l’enogastronomia. In questa occasione ho fatto pure delle presentazioni e degli incontri con persone di alto livello nel mondo del turismo e dell’economia, che avevo avuto la fortuna di conoscere in precedenza».
Che impressione ha ricavato da queste due ex repubbliche sovietiche?
«Mi ha colpito la loro voglia di farsi conoscere in Occidente, tra cui in Svizzera, un paese che li affascina particolarmente. Ho potuto capire quanto siano in grado di offrire anche a noi in termini turistici e in termini economici. Dal profilo turistico sono simili a noi con le infrastrutture e le bellezze naturali. Montagne, laghi, fiumi, impianti invernali di sci, tradizioni e cultura antica. Se si pensa che nella capitale armena Yerevan, alla Cattedrale di Echmiadzin, che sono riuscito a vedere, è conservato un frammento della Lancia Sacra, conosciuta come la Lancia di Antiochia, che trafisse il costato di Gesù Cristo».
Chi ha incontrato sul posto?
«Sottolineo che la mia è stata una visita privata, quindi senza un mandato ufficiale o istituzionale. Tuttavia, avendo la fortuna di poter contare su contatti di alto livello, ho incontrato in entrambi i paesi una delegazione del turismo nazionale e dello sviluppo economico. In Armenia la delegazione era guidata dalla direttrice dell’ente del turismo, signora Lusine Gevorgyan e pure in Georgia c’era la direttrice dell’organizzazione turistica, signora Maia Omiadze. Entrambe rispondono direttamente ai rispettivi Ministeri dell’Economia».
Di cosa avete discusso?
«In politica, come deputato e già municipale di Lugano, mi sono sempre interessato con passione al turismo e al suo sviluppo internazionale, tanto quanto il promovimento economico su ampia scala e quindi anche dall’estero e verso l’estero (imprese, startup, investimenti, imprenditoria e promozione turistica). Ho voluto approfittare di questi contatti personali di livello per capire cosa potremmo offrire e cosa potrebbero offrire loro a noi».
Quali sono le potenzialità di sviluppo tra Ticino e Armenia e Georgia?
«Qua si aprirebbe un mondo reale che mi piacerebbe condividere al più presto con i nostri organi cantonali, tra cui l’Agenzia turistica ticinese, il DFE con il promovimento economico cantonale e chissà magari potrebbero essere interessate anche alcune categorie mantello. Ben presto chiederò ai nostri attori la possibilità di scambiare queste informazioni e invitar loro a farsi avanti. Sia l’Armenia che la Georgia sono apertissime a nuovi mercati e a nuove sfide. Mi auguro lo siamo anche noi».
Cosa potrebbe trovare un investitore ticinese in Armenia e Georgia?
«Loro sono molto aperti a nuovi mercati, specie con il continente europeo e hanno anche le giuste idee e i mezzi per attirare del business. Abbiamo in Ticino tanta qualità e innovazione, quindi andrebbero individuate le esigenze loro. Questo credo sia reciproco anche per noi di importare capacità innovativa e anche qualche imprenditore».
Cosa conoscono armeni e georgiani del Ticino? I laghi, il Plan B, il boccalino?
«La struttura geografica è simile alla nostra e come detto, abbiamo molti aspetti in comune. In Georgia mi ha colpito che il responsabile nazionale per lo sviluppo economico conoscesse molto bene Lugano e il Plan B. Mentre la direttrice armena Gevorgyan mi ha detto di aver visitato l’anno scorso Lugano e dintorni. Le si sono illuminati gli occhi, quando le ho fatto il nome della mia città. Quindi diciamo che è un ottimo inizio. Inerente il boccalino, no, fanno degli ottimi vini ma non ce l’hanno. Potremmo ben presto farglielo avere noi, invitando una loro delegazione in Ticino. Da parte loro ci terrebbero che partecipassimo come Cantone, in veste ufficiale, ai loro workshop che fanno a livello internazionale e che si organizzino degli incontri ufficiali ministeriali».
Cosa potrebbe attrarre armeni e georgiani in Ticino?
«Proprio questo è il punto cruciale. A mio giudizio la prima cosa sarebbe di capire se in Ticino ci sia volontà o meno di prendere in considerazione un approfondimento. Il secondo passo sarebbe un contatto di pari livello istituzionale e funzionale. Se poi nascerà qualcosa di interessante da ambo le parti, il terzo passo sarebbe un invito a loro di visitarci, oppure noi di visitarli con già delle idee e bozze di collaborazione potenziali. Ci vorrà tempo, questo è ovvio, ma solo così si costruiscono le relazioni internazionali. Poi il tutto andrebbe magari coordinato con le nostre ambasciate sul posto per un supporto diplomatico».
Ticino Turismo non fa abbastanza?
«Ho già avuto modo di esprimermi in Gran Consiglio, con una presentazione visiva, durante l’ultima sessione, in merito al messaggio governativo per il credito quadriennale di 40 milioni di franchi. Questa è la mia proposta concreta di una visione più aperta al mondo di quanto stiamo già facendo. Con la fortuna di avere queste conoscenze, spero di poter trasmettere concretamente queste informazioni direttamente all’Agenzia turistica ticinese e, perché no, ad altri interessati nel mondo economico ticinese. Voler bene a un Cantone e alla propria popolazione, significa aiutare in qualsiasi forma, il progresso, lo sviluppo e il benessere della propria terra. Come rappresentante in politica cantonale, mi sento di offrire proprio questo piccolo aiuto senza alcun interesse, nemmeno monetario, se non contribuire, come tanti altri, a una crescita collettiva di cui abbiamo tanto bisogno».
