Società

Le cellule diventano arte

Una mostra unisce scienza e pittura per aiutare la ricerca nel campo delle malattie neurologiche
Incontro tra micro e macro mondo. @ Cantoni / Piovesana / ProLitteris Zürich
Giorgia Cimma Sommaruga
05.03.2023 16:00

Un microcosmo che vive in ognuno di noi. Anzi, ne è vera fonte vitale. Il prossimo 15 marzo sarà inaugurata a Villa Saroli - in concomitanza con le iniziative promosse durante la settimana Mondiale del Cervello - la mostra «Art & Science. Visions on cellular morphogenesis», di Claudia Cantoni e Ester Piovesana. Un progetto «nato spontaneamente», spiega subito Claudia Cantoni, pittrice. «Da tempo - spiega -, univo le fotografie alla mia pittura. E quando Ester Piovesana è venuta a sapere di questa mia metodologia si è accesa una lampadina visto che lei scatta foto al microscopio». E così, in men che non si dica, l’arte si è fatta ponte e collante per l’unione di due discipline differenti, la pittura e la scienza. Ester Piovesana è ricercatrice e scienziata, fotografando cellule o neuroni ne coglie il loro aspetto più astratto e pittorico. Ecco allora che grazie alla collaborazione con Claudia Cantoni queste diventano vere e proprie opere d’arte.

L’arte si fa maestra

Idea principale della commistione di due discipline differenti è, oltre che il dialogo, il messaggio che si vuole comunicare. «Mi piace l’arte quando è utile, in questo modo possiamo sensibilizzare le persone che verranno alla mostra, e fruiranno di queste opere, perché le malattie neurodegenerative e i processi legati all’invecchiamento riguardano tutti noi da vicino», spiega Cantoni. Lo scopo della collaborazione non è solamente estetico tant’è che, tiene a precisare la pittrice, «tutto il ricavato della vendita, dai cataloghi ai quadri alle installazioni in plexiglas, sarà devoluto alla ricerca in Ticino per le malattie neurodegenerative. Queste malattie non affliggono solo le persone che ne soffrono, ma anche i loro cari, e chi sta loro vicino».

La settimana del cervello

Da domani inizia - a livello internazionale - la «settimana del cervello», sette giorni in cui si tengono a livello globale eventi informativi e manifestazioni al fine di sensibilizzare tutta la popolazione sui progressi nell’ambito della ricerca sul cervello, sulle terapie delle malattie neurologiche e psichiatriche e la loro prevenzione. E infatti «dopo esserci messi in contatto con gli organizzatori a livello svizzero, abbiamo pensato fosse la cosa migliore inaugurare la mostra proprio durante la settimana del cervello, la nostra è una mostra d’arte, certamente, ma parla anche di cervello visto che le fotografie di Ester riguardano tutte le cellule cerebrali. Tant’è che durante questa settimana alcune delle nostre opere su plexiglass saranno esposte anche all’Ospedale universitario di Zurigo».

«E le forme iniziano a muoversi»

Tra gli aspetti che stanno a cuore alla pittrice c’è il fatto «di rendere pubbliche immagini che solitamente rimangono all’interno di un laboratorio. Questo avvicina tutte le persone ad un microcosmo - che ci accomuna tutti - per cui non serve più aver fatto studi strettamente scientifici per comprenderlo, perché attraverso la pittura diventa immediatamente decifrabile». Infatti «penso - confida Cantoni -, che il pubblico possa prendere coscienza di questa bellezza». Inoltre, più dal punto di vista pratico, questo approccio «potrebbe essere un nuovo modo di intendere l’arte, che diventa molta figurativa, mette in relazione discipline diverse e le rende accessibili e comprensibili a tutti». E proprio per questo motivo «ho deciso di inserire all’interno della pittura dei microchip - spiega l’artista -, oggi usiamo la tecnologia in ogni ambito della nostra vita, dunque perché non rendere la pittura un po’ più tecnologica?». E così, dopo aver scaricato un applicazione gratuita, inquadrato alcuni dei dipinti esposti con il proprio smartphone, ecco la magia. La stessa opera inizierà a muoversi, nuove forme e dimensioni esplorate su un supporto digitale. «Grazie alla startup Native digital abbiamo potuto realizzare anche questo aspetto digitale della mostra, e così, come Ester Piovesana ha utilizzato un microscopio confocale per fotografare le cellule, quindi un apparecchio scientifico digitale, ho voluto dare seguito a questo aspetto scientifico anche per la pittura».

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