Cultura

«Non solo quadri, ma un universo»

Il direttore Francesco Paolo Campione racconta cosa sta dietro alle mostre del Musec di Lugano
Mauro Spignesi
28.01.2024 15:04

Per allestire una delle ultime mostre, «Astratto» di Luca Pignatelli, ha lavorato oltre due anni, costantemente. E questo perché Francesco Paolo Campione voleva creare un modello, un sistema, un punto di vista per inserire l’esposizione di un artista contemporaneo in una struttura come quella che dirige, il Museo delle culture (Musec) di Lugano. Il tentativo non era solo quello di presentare uno spaccato, ma il mondo di Pignatelli. Ecco perché chi oggi visita il Musec non trova soltanto le opere di Pignatelli ma va a esplorare la profondità, osserva spezzoni del suo grande studio, quasi un hangar che conserva le grandi tele insieme a tutto il materiale accumulato in questi anni d’attività. Che vuol dire teloni di camion, stoffe, pitture, tele, corde, metallo, chiodi.

L’universo dell’artista

«Questo - racconta Campione - è l’universo che Pignatelli vive quotidianamente, il punto da dove parte il viaggio dentro il suo senso dell’arte». Un concetto che nel confronto con Campione è stato declinato inizialmente in 61 parole poi ridotte per l’esposizione di Lugano ad 11: persona, ricordo, memoria, impronta, frammento, relitto, abisso, grotta, spiaggia, terra e origine. Termini che compongono una sorta di lunga didascalia alle 49 opere, realizzate con diversi materiali di «recupero», esposte nei due piani di Villa Malpensata.

Per non decontestualizzare qualsiasi proposta artistica, una mostra deve nascere dal basso. «Si deve sentire la presenza dell’artista, respirare il suo lavoro, portare avanti il concetto di condivisione. Serve - spiega Campione - almeno un anno per entrare in sintonia, capire il suo mondo, tratteggiare e poi condividere un progetto che deve nascere e crescere come lavoro collettivo, prima del suo atelier e poi nel museo. Ed è quello che è accaduto con Pignatelli, è un modello, un sistema di lavoro. Noi abbiamo accompagnato gli incontri nello studio di Pignatelli con video e foto proprio per cogliere, documentare e poi restituire al visitatore anche l’aspetto poetico di questo percorso».

Insegnamento e attività di ricerca

Campione si occupa da molti anni di antropologia dell’arte, di museologia e di gestione di organizzazioni che operano in campo culturale (ha curato oltre un centinaio di mostre), alternando attività di ricerca e insegnamento universitario. «Il Musec - spiega - accoglie ogni anno da 15 a 18mila visitatori, che arrivano per vedere le nove mostre (in media) che vengono realizzate mentre altre cinque vengono allestite lontano da Lugano pur con il «marchio» Musec». Da quando è diventato direttore Paolo Campione (maggio 2005) a Villa Malpensata sono stati realizzati 100 progetti espositivi, 145 mostre, 115 volumi (non soltanto cataloghi di esposizioni ma anche saggi). E tutto questo con un bilancio, composto anche da sponsorizzazioni di privati e donazioni, che è di circa 4 milioni. In questi anni, inoltre, sono state realizzate una cinquantina di mostre poi vendute ad altri musei o città con un conseguente guadagno che è finito nelle casse del Musec di Lugano.

«Per realizzare i nostri progetti procediamo attraverso gruppi di lavoro specifici che procedono a medio termine, anche se alcuni progetti, quelli particolarmente complicati, guardano un orizzonte anche di dieci anni. In questi casi serve un grande lavoro di programmazione anche per sfruttare le reti internazionali abituate a programmare per tempo gli allestimenti e le diverse tappe. E questo modo di procedere è stato particolarmente apprezzato dai nostri partner e abbiamo avuto anche riscontri a livello scientifico per il lavoro di ricerca e proposta culturale», spiega ancora Campione. L’arte contemporanea al Musec gioca molto sul concetto della creatività dell’artista, cioè - come spiegato - sulla sua storia, più che sulla sua opera. «Si parla tanto di tecnica, di materiali, di spazi, e così l’artista che dovrebbe stare al centro della scena spesso sfuma in secondo piano. In molte mostre l’arte contemporanea appare decontestualizzata noi stiamo cercando invece di riorientare l’approccio filtrando ogni mostra attraverso la semiologia dunque i linguaggi, il sistema dei segni dell’artista, la psicologia ovvero il mondo interiore dell’artista e l’antropologia. Aggiungerei poi cosa caratterizza l’artista».

Le nuove idee

I musei con le nuove tecnologie, con il mondo dell’arte e della cultura che cambia, si sono evoluti, hanno messo a punto nuove strategie. Anche per restare a galla in un settore dove i finanziamenti non sono più quelli di una volta. «Ci siamo dedicati all’arte contemporanea, un inserto della nostra articolata proposta culturale a Villa Malpensata, perché non esiste più un museo che si focalizza su una sola prospettiva, ma un museo - che nel nostro caso di chiama «delle culture» - che deve mostrare tutte le sue possibili sfaccettature, deve consentire a chi si avvicina alla nostra struttura la possibilità di osservare l’arte da più punti di vista e sensibilità, deve procedere in maniera multidisciplinare».

L’ultima iniziativa del Musec è un volume appunto su Pignatelli in edizione limitata, «tirato» in 149 esemplari con un’opera originale in copertina venduto a 750 franchi. «Noi in questi anni abbiamo chiesto a collezionisti e gallerie di darci una mano, anche perché ogni mostra in più fa aumentare il valore di un’opera esposta. È una forma di collaborazione tra l’artista e il suo mondo, l’universo che lo sostiene».

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