Ora anche il Ticino ha la sua onda nera

È una nuova destra, una destra estrema, «che mostra un chiaro legame con l’ecologismo identitario, un tema ricorrente e direi storico nei movimenti della destra radicale sia passata che contemporanea (per esempio AfD in Germania, Rassemblement National in Francia, Lega in Italia)». Andrea Molle, professore associato di scienze politiche alla Chapman University di Orange in California, ricercatore dell’istituto START InSight di Lugano ed esperto di movimenti di destra e identitari, analizza così i contenuti, il programma politico e il linguaggio comunicativo del (neo) movimento Ticino Vivo che usa Tik Tok per presentarsi e fare azione politica.
Un movimento - di cui fino adesso non si aveva notizia - che potrebbe apparire goliardico per le grigliate e le escursioni in montagna pubblicizzate sul social media, ma così non è. Basta scorrere i post, i messaggi messi sulla piattaforma e scoprire che si può tranquillamente passare dalle scampagnate a eventi un po’ più esposti, come l’ultimo summit sulla «remigrazione» che si è svolto a metà maggio a Gallarate in un mare di polemiche. «Non mancare - si legge- scrivici per maggiori informazioni, puoi acquistare il biglietto». È un collegamento con la galassia delle nuove destre europee che a quanto pare hanno una costola anche in Ticino e non solo in Svizzera, dove da alcuni anni è presente il gruppo di estrema destra, Junge Tat, un movimento balzato alle cronache in Ticino nell’ottobre 2023 per aver srotolato dai Castelli di Bellinzona uno striscione con scritto «migranti a casa».
La Domenica ha scritto all’indirizzo di contatto di Ticino Vivo per chiedere un’intervista. Chi ha risposto, ha accettato, a patto di non divulgare l’identità dell’intervistato in nessun modo, e nel caso di un video «che la faccia venga coperta o ancora meglio censurata e la voce modificata». Richieste giudicate «indispensabili per garantire l’incolumità dei membri».
La cornice ideologica
«Questo movimento, per come appare su Tik Tok - prosegue Molle - si colloca in una cornice ideologica e retorica che rispecchia molte delle tendenze comuni ai movimenti della nuova destra e dell’estrema destra contemporanea in Europa e, più in generale, nel mondo occidentale». Questo perché «pur presentandosi come gruppo «patriottico» e «culturalmente impegnato», ha un linguaggio e priorità politiche che rivelano un impianto ideologico ben riconoscibile».
Quale? «Il riferimento centrale ai valori tradizionali, alla religione, alla cultura e al patrimonio ambientale - ripete Molle - mostra, come detto, un chiaro legame con l’ecologismo identitario. Qui l’ecologia non è concepita in termini progressisti o globali, ma in chiave localista e conservatrice, come difesa del «nostro ambiente» dalle minacce esterne (quasi sempre collegate all’immigrazione e alla globalizzazione). Questa concezione si collega all’idea che esista un rapporto organico tra territorio, cultura e popolazione, dove la preservazione della natura diventa parte integrante della preservazione della «purezza» nazionale».
Uno slogan sulla pagina del profilo del movimento (che ha circa 1.500 follower e 72.300 mi piace) recita. «Sei stufo delle manifestazioni e della sinistra? Vieni con noi. Vieni in Ticino Vivo». In un’altra, come detto, c’era anche l’invito ad andare al summit sulla «remigrazione» a Gallarate. Summit a cui ha partecipato tra gli altri Martin Sellner, leader del Movimento austriaco degli identitari (Identitäre Bewegung Österreich), teorico della «remigrazione» secondo cui le popolazioni europee verrebbero sostituite da immigrati non europei.
Il concetto di remigrazione
Una destra che attraverso Tik Tok teorizza e cerca nuove leve soprattutto tra i giovani e che con Ticino Vivo «sembra voler offrire una forma di militanza «locale» adatta al contesto svizzero (e in particolare ticinese)», prosegue il professore. Cose già viste in realtà in ogni contesto dove operano cellule della destra estrema perché Ticino Vivo si dichiara «contrario all’immigrazione illegale», ma il linguaggio impiegato - «chi non rispetta le leggi, la cultura e i valori fondamentali del nostro Paese debba essere invitato a lasciare il territorio nazionale» - è riconducibile al concetto di remigrazione, appunto - sottolinea l’esperto -. Un termine, coniato e diffuso da intellettuali dell’estrema destra francese (come Renaud Camus), indica una politica attiva di espulsione o rimpatrio degli immigrati, anche se legalmente presenti, qualora non si conformino ai «valori identitari» della nazione ospitante. Si tratta di una visione etnonazionalista, dove la cittadinanza è subordinata alla conformità culturale e spesso religiosa, e in cui l’alterità è concepita come un corpo estraneo da espellere».
La retorica sulla comunità LGBTQ+
Si inseriscono in questo senso le visioni ad esempio sulla comunità LGBTQ+. Perché Ticino Vivo afferma «che ogni individuo merita rispetto - prosegue Molle - ma subito dopo critica l’«enfasi mediatica e sociale riservata a tali tematiche». Anche qui, il tono ricalca la strategia della «tolleranza condizionata»: si riconosce formalmente il diritto all’esistenza delle minoranze, ma se ne critica ogni forma di visibilità pubblica, trattandola come eccessiva o divisiva. Questa retorica è frequente nei movimenti «illiberal populist» (come Fidesz in Ungheria o PiS in Polonia), dove i diritti civili vengono riconosciuti solo in senso strettamente privato».
Scorrendo i contenuti Tik Tok del movimento, visibili fino a quando è andato in stampa il giornale e qui attorno riportati in immagini, ci si accorge inoltre, sempre secondo Molle, che il rifiuto delle «accuse di estremismo» e la dichiarazione di essere un movimento «civile e rispettoso delle leggi» segue un copione ormai classico: quello del vittimismo strategico. «Anche questo è un tratto distintivo delle nuove destre: presentarsi come le vere vittime del sistema (politico, mediatico, accademico), colpevole di censurare e demonizzare idee «legittime» ma eterodosse. Tale strategia consente di mantenere una retorica radicale sotto una patina di rispettabilità».
Insomma, «Ticino Vivo si inserisce pienamente nella galassia dei movimenti post-identitari, nazional-conservatori e neo-tradizionalisti. «Il suo lessico riecheggia temi e stili tipici della nouvelle droite, della destra identitaria e del sovranismo etno-culturale, coniugando difesa del territorio, denuncia del multiculturalismo, rifiuto dell’immigrazione e tutela di valori «autoctoni»», conclude l’esperto.